Nel rivedere il ritratto di Gianfranco Palmery, dipinto più di venti anni fa, non mi è più chiaro se lo volessi rappresentare come un armigero nel campo d'onore o come un astronauta negli universi siderali. In entrambi i casi, questo cavaliere solitario, con fare felino, piglio sicuro e nobile cipiglio, scriveva disegnava creava riviste case editrici e, con l'ausilio di codeste armi, lanciava intrepido la sua sfida al mondo intero.