Vanni non stipulava mai veri e propri contratti editoriali: prendeva un foglio di protocollo a quadretti e stendeva un "promemoria" per precisare le caratteristiche del volume; in questo foglio infilava poi lettere, documenti, altri appunti (e questo fa la ricchezza straordinaria del suo archivio editoriale); quando infine il libro era stampato, ne dava un centinaio di copie all'autore, ma lasciando volutamente liberi i diritti, sapendo di non poter competere con editori di maggiori dimensioni, ma anche per scarso interesse personale a trasformare il suo lavoro in un mestiere sicuramente redditizio; questo spiega perché Pound scrisse che un'editoria come quella degli Scheiwiller, padre e figlio, non poteva che portare che a una piccola ma sicura perdita.
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Carlo Pulsoni intervista Alina Kalczynska
Ad Alina Kalczynska, artista polacca, moglie e collaboratrice di Vanni Scheiwiller dal 1980, chiediamo di raccontarci come si svolgeva concretamente l'attività editoriale del marito, prima di tutto in rapporto ai suoi autori. Vanni non aspettava l'arrivo dei manoscritti - anche se gliene arrivavano comunque tanti, per anni dopo la sua scomparsa hanno continuato ad arrivare… Continue reading Carlo Pulsoni intervista Alina Kalczynska