Ho vissuto per tanti anni all'estero, ma sono anche molto presente nel tessuto sociale della mia terra. La letteratura in Calabria è politica, teatro, sangue, impegno civile, passione. Essa si scontra ogni giorno con il mito e la religione, poiché è animata dall'irrazionale e dalla magia popolare.
Categoria: L’Italiano
Costanza Lindi intervista Anna Maria Farabbi
Il dialetto per me non nasce da una scelta, sorge per necessità. Mi viene addosso. Non mi spinge a avvicinarmi a un certo lettore. Mi detta un abbassamento del canto a una fisicità terragna. Impegna me in un gesto sacrale, sì sempre, così come il canto in lingua del resto. Il paesaggio che io canto mi ritrae sì. I miei testi dialettali, tuttavia, non sono mai descrittivi, non narrano l'orografia, la fisiognomica del paesaggio.
Eugenio Barzagli intervista Edoardo Zuccato
La metafora dello scavo è appropriata al mio lavoro poetico. Si "scava" nella lingua (anzi nelle lingue, fra lombardo, italiano e inglese) per scavare nella mente individuale, in quella collettiva (cioè la storia) e nella natura. Si parte sempre dall'esperienza: il dialetto è una parte di come ho vissuto io il mondo e per restituirne il senso, a me stesso e agli altri, frugo anche lì dentro. Il gioco linguistico fine a se stesso, di avanguardistica memoria, mi interessa poco.
Silvia Argurio intervista Massimo Arcangeli
Massimo Arcangeli, linguista, critico letterario e sociologo della comunicazione, insegna all'Università di Cagliari. È garante per l'Italianistica nella Repubblica Slovacca e componente del collegio di dottorato in Linguistica storica e Storia linguistica italiana della Sapienza Università di Roma. Collabora con la Società Dante Alighieri, l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani e le maggiori testate giornalistiche nazionali. Le… Continue reading Silvia Argurio intervista Massimo Arcangeli
Eugenio Barzagli intervista Nino De Vita
Quando, a trent’anni, mi sono messo a scrivere in dialetto, la tentazione della prosa si è di nuovo affacciata e per il semplice motivo che io dovevo questa volta propriamente narrare. E così ho scritto in prosa il primo racconto di Cutusìu intitolato Ottu giugnu millinuvicuntucinquanta, l’ho anche in questa forma pubblicato in una rivista “Lunarionuovo” che allora si pubblicava a Catania. Ma anche questa volta la cosa non è andata avanti, sono ritornato ai versi.