L'italiano dei nuovi italiani

Valentina Pedone intervista Lanbo Hu

Utilizzare direttamente la lingua italiana per scrivere poesie è molto gratificante, poiché so che non oso scriverle in cinese. Se le scrivessi in cinese, non potrei mai considerarle poesie. Quando scrivo in francese o italiano so che le persone riconoscono che sono straniera, non scrivere bene e così posso essere perdonata. Al massimo qualche lettore potrebbe fare lo stesso commento che io ho rivolto al pittore del mercatino: folle! La poesia può esprimere con poche parole molte emozioni, è molto bello. Ma la narrativa mi piace scriverla nella mia lingua madre.

L’Italiano fuori d’Italia

Cinzia Franchi intervista Antonio Donato Sciacovelli

La questione del fascino italiano è insieme complessa, interessante ma forse troppo dibattuta nei nostri ambienti: da un lato è comprensibile che per ragioni storiche, politiche, culturali, gli Ungheresi abbiano sempre guardato all'Italia, alle spinte e agli stimoli culturali che dall'Italia giungevano - e forse giungono ancora -, con ammirazione e desiderio di emulazione; non dimentichiamo che le università italiane furono il primo approdo per gli studenti magiari nel Medioevo, che i contatti politici hanno sempre funto da canali di trasmissione delle opere letterarie, della musica, del gusto per le cose belle e buone e soprattutto di quella che oggi potremmo chiamare l'immagine di un popolo.