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Ipermodernità: Tiziano Toracca dialoga con Raffaele Donnarumma

Quello che ci si ripresenta ora è una specie di modernità unilaterale, impazzita, cioè eccessiva e ansiogena. Le ossessioni della modernità (come quella del nuovo) ci si ripresentano come inevitabili e routinarie, e insieme sono venuti meno i correttivi che la modernità aveva pensato: non c'è più nessun orizzonte rivoluzionario, non abbiamo utopie, l'altro è insieme un fantasma terribile e qualcosa pronto a dissolversi nel niente.

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L’abbazia di Spineto mille anni dopo: Grazia Marchianò conversa con Marilisa Cuccia

Queste terre offrono gli scenari più adatti ad esprimere l'arte nelle sue molteplici forme. Sono ora venticinque anni che abbiamo scelto Spineto come nostra dimora: ancora prima che il restauro fosse terminato, giovani attori frequentavano laboratori di teatro fortemente voluti da Maria Claudia Massari e da me, con sistemazioni quasi di fortuna, mentre ancora era tutto un work in progress.

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La coscienza del mestiere: Alessandra Panzanelli dialoga con Enrico Tallone

La tipografia - cercando, fin dagli esordi, di emulare la perfezione dei codici manoscritti ed essendo nata come disciplina "adulta", cioè completa - ha raggiunto vette altissime ed ha dato, nel corso di 500 anni, forma al pensiero, indagando ogni anfratto della sua rappresentazione estetica e decretando così nell'editoria il successo di alcuni tipi classici entro le cui forme e profili il gusto dei lettori ha identificato ideali corrispondenze tra forza del tratto e leggibilità e consonanze tra suoni e forme.