«Tu devi sapere che sei giunto in una città pericolosa per i tuoi giovani anni.» (Giovanni Comisso, Il porto dell’amore, Milano, Longanesi, 1959, p. 193) Che Gabriele D’Annunzio occupi un posto centrale nell’immaginario della borghesia abruzzese dei primi anni del Novecento non stupisce. È, però, curioso che, nell’arco di circa un ventennio (1919-1937), ben tre… Continue reading Ognuno scrive al comandante. Lettere della famiglia de Marchis a Gabriele D’Annunzio
Autore: Giorgio De Marchis
Docente di Letterature portoghese e brasiliana presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere dell’Università degli Studi Roma Tre. Nell’ambito delle sue ricerche ha privilegiato lo studio di autori, movimenti culturali e opere del XIX e del XX secolo. Ha pubblicato un volume sul romanzo d’appendice nel Portogallo finisecolare (E… Quem é o autor desse crime? Il romanzo d’appendice in Portogallo dall’Ultimatum alla Repubblica, Milano, 2009) ed edizioni critico-genetiche di poeti modernisti quali Mário de Sá-Carneiro (O Silêncio do dândi e a morte da esfinge, Lisboa, 2011 e José Régio. Ha organizzato antologie di scrittori brasiliani (Apocalisse. Alle origini della fantascienza latinoamericana, Roma, 2014) e lusofoni (Lusofonica. La nuova narrativa in lingua portoghese, Roma, 2006) e ha tradotto per diverse case editrici italiane scrittori angolani, brasiliani, mozambicani e portoghesi. Recentemente ha curato un volume che raccoglie le conferenze tenute in Italia da José Saramago (Lezioni italiane, Roma, 2022) e un volume di studi dedicato alla poesia di Agostinho Neto (Noi dell’Africa immensa. Nuove letture della poesia di Agostinho Neto, Roma, 2022).
Giorgio De Marchis intervista António Manuel Pires Cabral
È di questo Nordest del Portogallo che parlo nei miei versi: una regione dimenticata, povera, depressa, ma, per altri versi, sorprendentemente autonoma nella sua quasi orgogliosa assunzione della differenza
Giorgio De Marchis entrevista António Manuel Pires Cabral
É desse Nordeste que falo nos meus versos: uma região esquecida, pobre, deprimida, mas, por outro lado, surpreendentemente autónoma na sua quase orgulhosa assunção da diferença