La poesia non ha un’utilità precisa, a parte la poesia impegnata. Peraltro, non è poesia d’evasione, ha una dimensione oracolare, dà voce a tutto ciò che non ha accesso alla parola ed allude a quello che verrà
Autore: Gabriella Serrone
Gabriella Serrone è Dottore di Ricerca in Linguistica francese ed è specializzata nel settore della fraseologia e della traduzione. Ha ricoperto il ruolo di Docente a contratto di Lingua francese presso l'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale per gli anni accademici 2016/2017, 2017/2018 e 2018/2019. Inoltre, è giornalista pubblicista e collabora con testate giornalistiche on line. Ha tradotto per Macabor Editore La città dolente di Laure Gauthier (2018), kaspar di pietra (sempre di Laure Gauthier, di prossima pubblicazione) e L’infinito approssimarsi di Sylvie Fabre (2019), con prefazione di Fabio Scotto.
Gabriella Serrone intervista Laure Gauthier
Quando ho iniziato a scrivere La città dolente, si trattava per me di instaurare un dialogo vivo e necessario con Dante e Boccaccio, poi Pasolini si è imposto progressivamente mentre abbozzavo i primi tratti di un testo che non sapevo ancora che avrei intitolato La città dolente riferendomi all’Inferno della Divina Commedia.