Gli elettori per un sindaco sono come gli spettatori per un artista
Autore: Erinda Islami
Erinda Islami intervista Anna Belozorovitch
Ci sono moltissimi rapporti possibili tra l’arte del linguaggio e l’arte della parola. Ma tra queste, credo che la fotografia e la poesia in particolare modo possiedono una parentela molto stretta. Si tratta di uno sguardo immediato e significativo nel suo insieme. Si tratta della proposta di un punto di vista che forse vedono anche altri, diversamente. Mi sembra che il contatto tra le due – anche in quei casi in cui l’una accompagna l’altra, nelle diverse combinazioni possibili – sia estremamente spontaneo e fruttuoso.
La fotografia come letteratura visiva. Erinda Islami dialoga con Graziano Bartolini
La luce è importante, ma forse, almeno secondo me non è determinante. In fondo se ci penso bene, mi è capitato anche di realizzare buone fotografie, quasi in totale assenza di luce. Come quella notte in Amazzonia, seduto sulla riva del Rio Papurí, fotografai due ragazzi in una canoa, illuminati solamente dai raggi delle luna.
Erinda Islami intervista Gëzim Hajdari
Ho scritto in mezzo ai rovi e sugli alberi nudi, fra i monti sparuti della mia terra matrigna; ho scritto sui dirupi e lungo i torrenti. Fare il contadino della poesia vuol dire rispecchiarsi negli occhi della mucca, vuol dire guadagnare il piatto quotidiano col sudore della propria fronte, ricostruire il tempio della parola distrutta dagli eunuchi del minimalismo sterile. Vuol dire scrivere sul proprio corpo e con il proprio corpo, scegliere l’esilio invece di servire il potere. Se in Albania ho svolto vari mestieri lavorando come operaio, in Italia ho lavorato come pulitore di stalle, zappatore, manovale, aiuto tipografo. Chi è nato contadino, nasce già poeta.
Erinda Islami intervista Barbara Carle
L’intervista analizza la situazione della Cattedra d’Italiano dell’Università di Sacramento (California) e si occupa dei motivi per cui i giovani americani decidono di studiare la nostra lingua