L'articolo dimostra che serve una “lingua comune” per l'Europa, che risponda a criteri comuni di semplicità e comprensibilità. Se i documenti che regolano la vita dei cittadini dell'Unione Europea saranno scritti nella maniera più chiara, e semplice, possibile, pur nella complessità dei concetti da esprimere, sarà più facile ai traduttori rendere in maniera efficace quei documenti nelle 24 lingue dell'Unione Europea.
Autore: Michele Cortelazzo
Michele Cortelazzo (Padova, 1952), si è formato alla scuola di Gianfranco Folena. È professore ordinario di Linguistica italiana all’Università di Padova, dove dirige la Scuola Galileiana di Studi Superiori. Socio corrispondente dell’Accademia della Crusca, dal gennaio 2018 è presidente dell’Associazione per la Storia della lingua italiana (ASLI). I suoi interessi di ricerca si rivolgono in particolare alla lingua italiana contemporanea, alle lingue speciali e all’utilizzo di metodi quantitativi nell’analisi dei testi. I suoi contributi principali sono raccolti nei volumi Lingue speciali. La dimensione verticale (Padova, Unipress, 1990), Italiano d’oggi (Padova, Esedra, 2000), I sentieri della lingua. Saggi sugli usi dell’italiano tra passato e presente (a cura di C. Di Benedetto, S. Ondelli, A. Pezzin, S. Tonellotto, V. Ujcich, M. Viale, Padova, Esedra, 2012). È inoltre autore di Il linguaggio della politica (Roma-Firenze, Editoriale L’Espresso-Accademia della Crusca, 2016) e, con Federica Pellegrino, della guida alla scrittura istituzionale Roma-Bari, Laterza, 2003).