Forse quando parlo della lingua dei social ai ragazzi, e loro rimangono stupiti nello scoprire che anche quello che sentono come il loro gergo può essere studiato con la serietà di un trattato seicentesco. Un argomento che va forte a Firenze, al laboratorio di italiano scritto, è la questione dei neologismi, ovvero come si creano le parole nuove e come entrano nel vocabolario; a Siena, al laboratorio di informatica, gli studenti sono sempre affascinati dagli albori della storia del web.
Autore: Cinzia Franchi
Cinzia Franchi è professore associato di Lingua e Letteratura ungherese presso l’Università di Padova. Laureata in Lingua e Letteratura Ungherese (Università “La Sapienza” di Roma), ha conseguito un PhD con una tesi sul dramma scolastico rumeno plurilingue Occisio Gregorii in Moldavia Vodae Tragedice Expressa (1780 ca.) presso l’Accademia Ungherese delle Scienze di Budapest. Dal 2001 al gennaio 2011 ha insegnato come docente a contratto lingua e letteratura ungherese all’Università “La Sapienza” di Roma. Ha insegnato lingua e cultura italiana nelle università di Szeged (Ungheria) e Cluj (Romania) nel periodo 1990-1995 e di Roma Tor Vergata (1997-2000). I suoi ambiti di ricerca sono la letteratura ungherese antica, che ha tradotto e pubblicato (Kelemen Mikes, Lettere dalla Turchia, 2006; Kata Szidónia Petrőczi, Poesie, 2009; Péter Apor, Metamorphosis Transylvaniae, in corso di stampa); i rapporti linguistici, letterari e culturali magiaro-rumeni, in particolare in ambito transilvano; la questione ebraica nei suoi risvolti storici, letterari, culturali in Ungheria e nell’Europa centro-orientale (ha tradotto István Bibó, La questione ebraica in Ungheria dopo il 1944, in corso di stampa); la traduzione letteraria in primo luogo delle opere ungheresi in Italia. Rispettivamente dal 2012 e dal 2015 organizza presso l’Università di Padova il “Seminario di Traduzione Ungherese”: https://www.disll.unipd.it/seminario-di-traduzione-ungherese e il Seminario “Uz. La Shoah e l’Europa centro-orientale”: https://www.disll.unipd.it/uz-la-shoah-e-l-europa-centro-orientale. Ha organizzato numerosi convegni e giornate di studi internazionali: http://host.uniroma3.it/associazioni/cisueco/. È membro del Consiglio scientifico del CISUECO (Centro Interuniversitario di Studi Ungheresi e dell’Europa centro-orientale) ed è direttore scientifico di “RSU - Rivista di Studi Ungheresi” edita dal CEMAS dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Cinzia Franchi intervista Antonio Donato Sciacovelli
La questione del fascino italiano è insieme complessa, interessante ma forse troppo dibattuta nei nostri ambienti: da un lato è comprensibile che per ragioni storiche, politiche, culturali, gli Ungheresi abbiano sempre guardato all'Italia, alle spinte e agli stimoli culturali che dall'Italia giungevano - e forse giungono ancora -, con ammirazione e desiderio di emulazione; non dimentichiamo che le università italiane furono il primo approdo per gli studenti magiari nel Medioevo, che i contatti politici hanno sempre funto da canali di trasmissione delle opere letterarie, della musica, del gusto per le cose belle e buone e soprattutto di quella che oggi potremmo chiamare l'immagine di un popolo.