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Una vita dedicata alla Spagna. Dialogo con Gabriele Morelli

In copertina Gabriele Morelli
riceve il Premio Ñ del Instituto Cervantes (2022)
dai Reali di Spagna

 Leggere il tuo libro Las habitaciones de la memoria è stata una bellissima esperienza, dal momento che ci presenti i più importanti scrittori e poeti ispanofoni che hai avuto modo di conoscere. Come prima domanda ti chiedo se c’è qualche incontro che ti ha maggiormente coinvolto a livello emotivo?

Certamente l’incontro che mi ha maggiormente segnato e coinvolto emotivamente è stato quello avuto con Vicente Aleixandre nella sua casa madrilena di via Velingtonia, nel 1970, credo. Gli telefonai da Madrid, dove ero presente per un congresso su Rubén Darío e la sua influenza sulla letteratura spagnola (mi pare di ricordare) e il poeta mi diede subito un appuntamento per il giorno dopo alle ore 11. Gli già avevo scritto in precedenza e inviato il mio libro Linguaggio poetico del primo Aleixandre; la sua lettera di risposta, puntuale e generosa, terminava dicendo che, poiché eravamo “primos” (cugini), dovevo andare spesso a trovarlo.

In casa di Vicente Aleixandre
In casa di Vicente Aleixandre

Durante il nostro primo colloquio mi parlò a lungo di Miguel Hernández, soldato a favore della Repubblica durante la guerra civile spagnola, in un periodo dunque di grande penuria di cibo, che al ritorno dal fronte lo andava spesso trovare portando grandi ceste di arance e restava in piedi davanti a lui – disteso su un divano a causa della malattia – e rifiutava di sederglisi accanto perché diceva di non voler sporcare il divano.

Ho continuato a dialogare con Aleixandre fino in ultimo: ero nella sua casa per preparare insieme l’edizione del suo libro surrealista Pasión de la tierra, poi uscito in Cátedra, quando il poeta, colto da un’emorragia intestinale, è subito ricoverato nella vicina clinica Santa Elena dove, insieme a Carlos Bousoño, Francisco Brines, Claudio Rodríguez, Olivio Jiménez e pochi altri, abbiano vegliato l’infermo fino alla sua morte. Successivamente ho partecipo ai funerali e alla sepoltura del poeta, avvenuta nel cimitero di Nuestra Señora Almudena de Madrid dove, invitato da Dámaso Alonso, ho letto una poesia di Aleixandre che avevo tradotto in italiano.

 Nel libro scrivi che il tuo percorso ispanico si deve a un incontro milanese con Quasimodo. Hai avuto modo in seguito di rivederlo e ringraziarlo?

Sì, ho rivisto Quasimodo, sempre con il mio professore, il poeta Franco Matacotta, ultimo amante di Sibilla Aleramo, in un incontro milanese e, in quell’occasione, mi chiese se avessi continuato a studiare lo spagnolo, aggiungendo che era «una lingua ingiustamente trascurata ma che ha avuto e continua ad avere una grande letteratura».

Ho sempre trovato interessanti le tue linee di ricerca. Il nostro primo incontro si deve alla mia recensione della ristampa con la tua premessa dell’antologia Cosecha di Prampolini (1934). Puoi spiegare ai lettori di Insula europea l’importanza di questa silloge nella fortuna dei poeti contemporanei spagnoli nell’Italia degli anni ’30?

Cosecha è un’importante antologia, stampata a Milano in spagnolo nel 1934, curata da Giacomo Prampolini, che segue le due precedenti pubblicate in Spagna da Gerardo Diego, alle quale indubbiamente guarda. Si tratta di un’ampia silloge che riunisce e fa conoscere i più importanti poeti spagnoli del primo Novecento. L’editore è Giovanni Scheiwiller, originario della Svizzera tedesca poi trapiantato a Milano, dove entra nell’importante libreria internazionale Hoepli e nel 1936 fonda le edizioni All’Insegna del Pesce d’Oro, poi continuata e arricchita dal figlio Vanni, il quale crea intensi legami con molti poeti spagnoli, in particolare con Juan Ramón Jiménez, Rafael Alberti e, soprattutto, con Jorge Guillén di cui pubblica, in una preziosa e raffinata edizione, tutta l’opera poetica.

Morelli con Borges
Morelli con Borges

Quest’anno ricorrono i 25 anni dalla sua scomparsa. Puoi darci un tuo ricordo personale di Vanni?

Risale alla metà degli anni Novanta la mia conoscenza e quindi la successiva collaborazione con Vanni Scheiwiller. Il motivo era la preparazione del libro Gli spagnoli e l’Italia, pubblicato per conto del Banco Ambrosiano Veneto, che presenta numerosi contributi sulla vita culturale della Spagna nelle diverse epoche e le sue più importanti manifestazioni: la storia, la letteratura, la musica, il teatro, il balletto, il cinema, il costume, lo sport ecc. Il libro, arricchito di un’ingente e sontuosa produzione iconografica, comprende, oltre agli interventi di vari studiosi e ispanisti, foto di militari della guerra civile, copertine di libri, frontespizi di opere letterarie del passato come del presente, e ancora quadri e ritratti di autori famosi, tra cui quelli assai noti di Góngora e Quevedo, dipinti da Velázquez.

Il mio lavoro consisteva nell’indicare a Vanni alcuni temi letterari che consideravo importanti e quindi da inserire nel libro in preparazione. Ricordo di aver segnalato l’antologia di Gerardo Diego e la relazione Guillén-Montale con le rispettive traduzioni nelle due lingue, temi che in seguito mi affidò e che sono presenti nel libro. Nel caso del primo argomento Vanni volle anche riprodurre la copertina della prima edizione della Poesía española. Antología 1925-1932 di Gerardo Diego, accanto a quelle dei libri Lirici spagnoli, tradotti da Carlo Bo e Poesia spagnola del Novecento di Oreste Macrí. Relazione particolare è  stata soprattutto  quella che lega Scheiwiller al poeta Jorge Guillén, tra cui eccelle l’edizione delle due opere fondamentali, Homenaje (1967) e Aire nuestro, Cántico, Clamor, Homenaje (1968), un volume di 1697 pagine; ancora un numero rilevante di libri, come Luzbel desconcertado (1956), El argumento de la Obra (1961) ecc., e diversi testi antologici, pubblicati in eleganti plaquettes, fra le quali occorre ricordare quella del poeta Mario Luzi sulle tre varianti de La fuente  ghilleniana, a  sua volta versificazione e ricreazione di un frammento in prosa di Romano Bilenchi. Ricordiamo anche il volume Spagna mia diletta, con tre scritti di Carlo Bo, Juan David García Bacca, Eugenio d’Ors, e due incisioni a colori di José Ortega, uscito nei Libri Scheiwiller. Occorre poi citare la moderna e raffinata collana All’Insegna del Pesce d’Oro, dove troviamo, tra i tanti libri dedicati ai poeti spagnoli, l’omaggio a Guillén per il suo ottantesimo anno, a cura di Pablo Luis Ávila, che riunisce anche inediti dell’autore, e alcuni suoi importanti manoscritti.

Scheiwiller era un lavoratore indefesso, attento a curare l’aspetto grafico e artistico dei libri in preparazione, come pure a rispondere alla copiosa corrispondenza che riceveva, a risolvere i vari problemi di carattere amministrativo e a preparare appuntamenti, incontri e viaggi editoriali. Quando io giungevo nel suo ufficio alle 9 del mattino mi rendevo subito conto che Vanni aveva trascorso parte della notte a leggere ed esaminare i numerosi testi ricevuti. L’ho visto in diverse occasioni giungere con una cartella rigonfia che apriva sul tavolo dello studio, dove depositava fogli e riviste debitamente annotate. Una lettera a Guillén, datata Milano, 6 agosto 1959, lo informa che sono le 2:30 del mattino e deve lavorare ancora un paio d’ore, poi preparare i bagagli e quindi sveglia alle 6:30 per andare a Varese per un appuntamento con gli amici Piero Chiara e Cesare Viviani e quindi a Merano per una mostra.

Altro momento di incontro e dialogo con Scheiwiller è stato quello della partecipazione al congresso Manuel Altolaguirre y las revistas literarias de la época, che ho organizzato nell’Università di Bergamo il 5 e 6 maggio 1997, in cui tra i vari studiosi italiani e spagnoli dell’opera del poeta nonché editore di importanti riviste letterarie (“Litoral”, “1616” e “Caballo verde para la Poesía”, affidata a Pablo Neruda) era presente anche la figlia Paloma Altolaguirre, Nel suo intervento  Vanni ricordò la sua prima scoperta dei poeti spagnoli avvenuta attraverso la nota antologia Cosecha, pubblicata dal padre, e quindi parlò delle sue nuove letture e pubblicazioni di tema spagnolo;  in particolare, si intrattenne ad illustrare uno dei suoi primi libri dedicati alla poesia spagnola  del Novecento, Spagna mia diletta, che si apre con la  lirica omonima di Miguel de Unamuno, di cui conservo le bozze regalatemi  dallo stesso Scheiwiller. Nell’appuntamento bergamasco, Vanni, dopo aver ricostruito e illustrato la sua proficua relazione avuta con Jorge Guillén e i rappresentanti del Gruppo fiorentino, in particolare con Montale, lesse alcune lettere di Guillén, di cui ricordo quella in cui il poeta spagnolo ringrazia l’editore per la pubblicazione del suo libro Luzbel desconcertado.

La pubblicazione degli Atti richiese tempo e continue sollecitazioni ai vari colleghi italiani e spagnoli che parteciparono al convegno dedicato ad Altolaguirre, e pertanto vide solo la luce solo nel 1999.  Poco prima, in occasione delle feste natalizie, chiamai Vanni al telefono per augurare buone feste: la sua voce mi parve lontana e non ebbi il coraggio di ricordagli l’invio del testo del suo intervento a Bergamo. Ma ora, a distanza di molti anni, non dimentico la sua richiesta di un prossimo incontro per parlare dei nuovi poeti spagnoli. Poco dopo, improvvisamente, giunse la notizia della sua morte. Ora Vanni riposa nel cielo con i suoi poeti: di sicuro è accanto a Guillén e continua a parlare con lui e a pubblicare i suoi libri di poesia.

L'autore

Carlo Pulsoni
Carlo Pulsoni è il coordinatore di Insula europea (http://www.insulaeuropea.eu/carlo-pulsoni/).