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Poesia in (s)vendita: una riflessione dall’editoria a TikTok

Marco Nicastro è psicoterapeuta, si occupa di poesia, critica letteraria e narrativa: Poesia in (s)vendita. Saggi irriverenti sulla poesia, l’editoria e la critica letteraria in Italia è la sua ultima pubblicazione, un «libretto», come viene definito dall’autore stesso all’interno della Nota iniziale, che raccoglie piccoli saggi su diversi argomenti legati al mondo dell’editoria e della scrittura in Italia. Gli spunti che offre questa raccolta sono diversi, a partire dalla definizione stessa di poesia, ovvero di cosa possa essere definito poesia. Alla capacità tecnica Nicastro, infatti, affianca concetti che forse oggi risultano poco comodi: la sensibilità, l’immaginazione, il talento. Nel momento in cui tutto è in vendita, in cui qualsiasi cosa diventa prodotto, affermare che c’è ancora qualcosa di non acquistabile sembra un atto veramente irriverente. Ormai si può trovare un corso per ogni tipologia di scrittura, i master che promettono di creare piccoli miracoli del mondo dell’editoria sono sempre in aumento, e i concorsi di poesia quasi tutti a pagamento. La poesia non vende ma «si vende», ovvero il mercato ha trovato un modo per riuscire a trarre profitto da qualcosa che non si legge più, e lo fa facendosi pagare per dare alle persone la possibilità di fregiarsi del titolo di poeta. Nicastro cita Brodskji «Il concetto di uguaglianza è estrinseco alla natura dell’arte, e il pensiero di ogni uomo di lettere è un pensiero gerarchico. Entro questa gerarchia la poesia occupa una posizione superiore a quella della prosa e il poeta, in linea di principio, sta più in alto del prosatore». Con l’unico scopo di voler ottenere quindi l’incoronazione poetica, spesso i lettori si trovano a leggere vere e proprie banalità, testi che, eliminando lo spazio bianco, rimangono semplice prosa. A questo fenomeno, per cui la poesia è sempre più prosastica, se ne affianca un altro che investe soprattutto i romanzi: la ricerca della citazione, dell’aforisma, il cercare di creare frasi poetiche a tutti i costi, spesso limitandosi ad utilizzare termini aulici o arcaici per cercare di innalzare la propria scrittura.

La poesia si fa prosa e la prosa, al contrario, cerca di farsi poesia in un periodo in cui si legge sempre meno, ma in cui gli editori, soprattutto medi e piccoli, sono sempre di più. Secondo i dati Istat per il 2022 i “micro” e i “piccoli” editori sono in totale il 91,1% % (la percentuale di editori che non raggiungono una tiratura annua di cinque mila copie è 51,7%), mentre solamente il 2,4% può essere considerato “grande editore”. Tralasciando quest’ultima categoria, negli altri casi molto spesso la pubblicazione avviene dietro pagamento: l’editore può proporre l’acquisto di un certo numero di copie all’autore, o può direttamente chiedere una cifra prestabilita, questo per riuscire a coprire i costi di produzione. La casa editrice può anche non occuparsi della parte commerciale: l’autore deve farsi quindi «finanziatore e promotore di sé stesso», come dice Nicastro oltre che editor. Questo modello ha portato anche alla proliferazione di un diverso tipo di aziende: sempre secondo i dati Istat 2022, il 14,1% dei libri pubblicati durante l’anno sono stati autopubblicati attraverso diverse piattaforme.

Uno dei nuovi mezzi utilizzati dagli autori emergenti per auto pubblicizzarsi è l’utilizzo delle diverse piattaforme social, soprattutto TikTok e la sua comunità virtuale, il BookTok, definito dalla Treccani (tra i neologismi del 2023) come: «1. Denominazione di un hashtag diffuso nella piattaforma di relazioni sociali TikTok per aggregare contenuti dedicati ai libri e alla lettura. 2. Per estensione, comunità virtuale di lettori, costituitasi all’interno di TikTok». Qui i bookinfluencer diventano i nuovi mediatori tra la casa editrice e il pubblico con consigli e recensioni, attraverso un format veloce e immediato, i video non durano mai troppo tempo e i content creator recensiscono, e quindi leggono, un altissimo numero di libri al mese, spesso a scapito della qualità della recensione. Da questi scambi tra utenti e creator nascono anche le nuove tendenze, e le case editrici guardano con molta attenzione a questi fenomeni: ecco che nei negozi online di Feltrinelli, Mondadori e Giunti appaiono categorie come Dark Academia o Dark Romance, e in generale i libri consigliati online diventano una categoria a parte.

 

Salvatore di Mari, Head of Operations TikTok Italia, allo stand del Salone del Libro 2022 ha affermato a SkyTG24: “Se l’anno scorso organizzavamo stand di dialogo tra BookToker e autore, quest’anno abbiamo BookToker autori, editori, agenti letterari”. Nicastro in uno dei suoi saggi ragiona su chi pubblica e chi non pubblica, e trova a volte legami tra, per esempio, mondo accademico e editoriale, così chi scrive è anche chi recensisce, e i nomi che si trovano in libreria sono già conosciuti. Lo stesso inizia ad accadere con i social network, così come testimoniato anche da di Mari, i content creator diventano a loro volta autori. Questo accade soprattutto per la prosa. Per quanto riguarda la poesia la tendenza sembra invece muoversi nel verso opposto. Facendo una veloce ricerca su TikTok i consigli di lettura seguono quasi sempre lo stesso schema: ai classici (tra i più citati si trovano Oscar Wilde, Cesare Pavese, Alda Merini, e Michele Mari per la contemporaneità) vengono accostati i nuovi autori virali. Mi sono già occupata qualche anno fa del rapporto tra social network e la poesia, cambiano le piattaforme (e nemmeno del tutto, i bookinfluencer sono attivi anche su Instagram), ma il risultato è quasi sempre lo stesso: la differenza sta soprattutto nell’aumento esponenziale di libri autopubblicati o pubblicati con case editrici che non si occupano della parte marketing. Cercando poesia o booktok poesia nella barra di ricerca di TikTok, infatti, la maggior parte dei risultati è di autori emergenti, quasi sempre ragazzi, che sponsorizzano il loro libro, rimandando gli utenti ai link in cui c’è possibilità di acquistarlo.

Poesia in (s)vendita lancia spunti completi, interessanti, non si ferma solamente alla pars destruens, che è sicuramente la parte più facile, ma propone spesso idee, soluzioni, anche semplici alternative. In questo pezzo si è voluti partire dalle riflessioni presenti nel libro per allargare il ragionamento includendo il nuovo mondo dei social network.

Alla domanda iniziale di questo articolo è difficile dare risposta, ma Robert Graves diceva “To be a poet is a condition rather than a profession”, e forse il punto della questione è proprio questo, la tecnica non basta.

emanuela.monini@outlook.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'autore

Emanuela Monini
Emanuela Monini
Emanuela Monini (1997) si laurea a Perugia in Filologia Romanza con una tesi riguardante le terzine provenzali della Commedia. Ha parlato ai convegni del ciclo Charun dimonio e l’immaginario mitologico dantesco, presso il MANU (Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria), portando le figure di Medusa e della Ruota della Fortuna. Le piace il Signore degli Anelli, e ha deciso di farne un tratto della personalità, si appassiona a problemi filologici ma solo se irrisolvibili, e ogni tanto scrive qualche poesia.