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Tradurre Michelangelo in greco: dialogo con Kia Sakellaridou  

Kia Sakellaridou, nata ad Atene, ha conseguito la laurea in Lingua e Letteratura Italiana presso la facoltà di Lettere dell’Università di Salonicco. Si occupa di traduzione ed è curatrice di testi. I suoi articoli sono stati pubblicati su riviste letterarie cartacee e online. Ha pubblicato l’antologia poetica dal titolo Notti di scirocco (Atene 2005) e una raccolta di racconti (Atene 2007) intitolata Le conchiglie d’Onofrio (edizioni Dardanos). È anche autrice di un romanzo con il titolo Le visite (edizioni Gavriilidis, Atene 2012). Nel 2023 è stato pubblicato il suo libro Michelangelo Buonarroti, Poesie (edizioni Armòs)

 Appena ho finito di sfogliare le pagine dell’elegante volume Michelangelo, Poesie in lingua greca della traduttrice Kia Sakellaridou, ho provato un ventaglio di emozioni. Innanzitutto mi sono sentita fiera di essere la fortunata conterranea di uno dei più grandi artisti del Rinascimento e del mondo, il quale, avendo raccolto l’eredità dei Greci antichi, ha creato opere immortali, ispirate all’armonia, elemento essenziale di cui si ammanta l’assoluta Bellezza. Né posso passare sotto silenzio la gioia autentica assaporata rileggendo in greco, oltre che in lingua madre, le poesie michelangiolesche, purtroppo poco note agli stessi italiani, in cui si rispecchiano le inquietudini di un pittore e scultore geniale, pervaso dall’ardente desiderio di offrire all’essere umano l’opportunità di elevarsi, di innalzare la sua anima verso la Luce, di condurla in luoghi ameni, lontani dalle miserie e dalle bassezze terrene. La curiosità, tuttavia, è stata la molla che mi ha spinto a volerne sapere di più dalla voce della stessa traduttrice a cui, tra l’altro, va la mia gratitudine per aver scelto con competenza e sensibilità di occuparsi dei versi del Buonarroti. L’ho, perciò, rintracciata per intervistarla e lei ha gentilmente accettato il mio invito. Le sue intriganti risposte, fedelmente riportate, confermano lo stretto legame che esiste tra i due Paesi mediterranei, saldamenti uniti per civiltà e cultura.

Gentile Sakellaridou, che cosa l’ha spinta a dedicarsi alla traduzione in greco delle Poesie di Michelangelo, il divino creatore? Pensa che le sue Rime possano dirci qualcosa di particolare sulla sua dimensione umana e il suo pensiero?

Come riporto nell’introduzione del mio libro, ho “incontrato” Michelangelo Buonarroti, per la prima volta, giovanissima, a Milano, quando ho intravisto l’incompiuta Pietà Rondanini nel Castello Sforzesco. Questo mio inspiegabile stupore giovanile di fronte alla Pietà “non finita”, mi ha spinto dopo tanti anni a studiare la poesia del divino Michelangelo: attraverso le sue parole, avrei cercato di avvicinarmi – almeno un po’- alla sua dimensione di uomo e al suo pensiero. Perché noi, esseri umani, siamo le nostre parole.

Michelangelo compose un notevole numero di Poesie, soprattutto in età matura. Quale criterio Lei ha adottato nella Sua selezione? Perché nella traduzione ha mantenuto i titoli in italiano?

Tra le centinaia di sonetti di Michelangelo, la selezione di quelli che ho scelto di rendere in lingua greca non è stata facile, poiché resto sempre affascinata dalla lettura della maggior parte di essi. Così ho strutturato il libro delle sue poesie in lingua greca in base a unità immaginarie: arte – amore – tempo/decadimento – morte – notte – sarcasmo e autoironia. Nella versione greca delle poesie mantengo i titoli in lingua italiana, perché, molti anni dopo la morte di Michelangelo, i redattori provvidero a classificarli, a numerarli e a proporre come titolo il primo verso di ogni poesia. Dopotutto, dai manoscritti di Michelangelo che ci sono pervenuti, si può dedurre che la selezione e la classificazione delle sue poesie è stata fatta da altri, con l’obiettivo di pubblicarle. Il Buonarroti, infatti, aveva composto delle Rime solo per alcuni amici e non intendeva divulgarle.

Si sa che tradurre e un po’ tradire, come sostiene Umberto Eco. Ci potrebbe brevemente riferire i criteri a cui si è attenuta per restare fedele al senso dei versi del grande genio italiano? Quali sono le maggiori difficoltà in cui si è imbattuta?

Credo che il tradimento nella traduzione sia inevitabile. Ritengo che il traduttore debba immergersi nella lingua della poesia di cui intende occuparsi, per poter comprendere ogni parola nel relativo contesto e trasmetterne il significato nell’altra lingua, e, inoltre, occuparsi della musicalità o del ritmo. In questo caso, poiché un lungo arco di tempo ci separa dal poeta, bisogna fare i conti con il significato di ogni parola, che più o meno cambia nel corso degli anni. Un altro elemento molto importante è rendere lo stile simile all’ originale. Lo scopo è avvicinare il più possibile il lettore al pensiero dell’autore.

Tra le tematiche affrontate da Michelangelo ritiene che alcune siano portatrici di considerazioni e valori ancora oggi attuali?

Direi che tutte le questioni sollevate da Michelangelo riguardano ancora oggi gli individui pensanti. Credo che solo il loro ‘peso’ sia cambiato. Principalmente il sentimento religioso cristiano che, ai nostri giorni, o non è manifestato da alcuni come nei secoli precedenti, o è stato sostituito da altre credenze e consolazioni, oppure per altri chiaramente non rappresenta una speranza di immortalità. Forse oggi molti di più (se ne rendono conto tutti?) sono diventati di nuovo “greci”, nel vero e proprio significato del termine nel greco antico. Il concetto, cioè, di accettare la nostra fine in quanto elementi della natura, come ogni altra cosa; accettando, in altre parole, la nostra mortalità al di fuori delle promesse di paradisi nell’aldilà. La questione della decomposizione verso la morte ha sempre preoccupato l’uomo. L’amore stesso, la ricerca del piacere, il dolore di una relazione irraggiungibile. E per le persone l’Arte, il desiderio di creare, è piuttosto una sorta di consapevole illusione d’immortalità. Tutto ciò di cui parla da secoli la poesia di Michelangelo, è vero oggi.

Pensa che il pathos e il senso di colpa, che caratterizzano i versi del grande artista rinascimentale, siano due forze opposte o interagenti?

I concetti di passione e colpa ricorrono nella poesia del Buonarroti. La ricerca del piacere e della completezza, l’assenza dell’altro, quella che Barthes chiama “presenza insopportabile”, lo tormentano, anche se lui, il più grande degli artisti, sa che fattore vitale e fonte della scintilla artistica è l’esperienza della solitudine. Direi che il senso di colpa è un segno dei suoi tempi, radicato nelle coscienze cristiane, qualcosa che il neoplatonismo rinascimentale stava appena cominciando a eclissare. Quindi, penso che passione e senso di colpa possano essere forze interconnesse, ma, nel caso del genio Michelangelo, la passione per l’Arte, la passione amorosa, non solo come espressione della vita e della creazione, bensì anche come ammirazione per la bellezza, per il “Bello” in sé del corpo umano, e, impastandolo con il pensiero greco antico, mettono da parte la colpa.

C’è un verso michelangiolesco che assume per Lei un significato particolare?

La fama tiene gli epitaffi a giacere;
non va né inanzi né indietro,
perché son morti, e el loro operare è fermo.

 

 

L'autore

Maria Angela Cernigliaro
Maria Angela Cernigliaro, nata a Napoli, si è laureata in Lettere classiche e in Storia e Filosofia presso l'Università Federico II. In possesso di Master in Didattica della Lingua italiana a stranieri (LS e L2) e del Dottorato in Letteratura italiana, attualmente insegna ad Atene presso l'Istituto Italiano di Cultura. E' autrice di vari manuali sull'insegnamento/apprendimento della lingua italiana e neogreca, di articoli letterari e di didattica, di saggi e romanzi.