(questo articolo è frutto della collaborazione fra Katia Sassoni e Maria Gioia Tavoni)
Poche sono le case editrici d’élite ancora attive dai primordi della loro comparsa fino ad ora. Per la Casa editrice Alberto Tallone, l’esempio è perfino lungimirante. Pur avendo conseguito il successo all’estero quasi alla metà del secolo breve, i coniugi Tallone, Alberto (Madino) e la moglie Bianca Bianconi, editori puri al torchio, scelgono di tornare in Italia per portarvi la propria esperienza, aspirando alla medesima gloria conseguita nella ville lumière.
La scelta ovviamente non è casuale e non si tratta solo di nostalgia delle proprie origini. I Tallone sono perfettamente consapevoli delle condizioni di miglior benessere per chi vive e lavora in quegli anni in Italia, paese che ha intrapreso uno sviluppo economico senza precedenti e ha generato un miglior benessere anche nelle aspettative di vita, come riassumono i dati demografici della popolazione in Italia già nel decennio 1950-1960.
La decisione di puntare anche in Italia alla produzione al torchio, una delle arti che si credeva sarebbero state presto dimenticate, fu invece una scelta culturale vincente in un periodo in cui – sempre negli anni Sessanta – impegno e abilità in importanti settori risultarono corollari strategici per continuare ad animare e alimentare la “primavera” post bellica del nostro paese.
I Tallone non sono mai stati sfiorati dall’idea di abbandonare la loro arte, ancor di più oggi in cui anche Papa Francesco si è espresso con competenza nel mercato dell’arte e ha riconosciuto il contributo delle artiste durante la visita a Venezia alla Biennale, temi che Papa Francesco ha affrontato con sorprendente precisione e consapevolezza del mondo dell’arte e dei suoi funzionamenti. L’incontro con le parole del Papa ha arricchito il già corposo carnet di lodi espresse dai più nobili amanti dell’arte della stampa manuale.
La famiglia dei Tallone di Alpignano è dotata di una grande capacità di autopromozione, tesaurizzando il proprio bagaglio scientifico fino a formare una catena di interventi, custoditi gelosamente in prestigiosi archivi di famiglia. Enrico Tallone è stato uno dei primi a intrattenere felici rapporti con il web, demandando ai propri siti la migliore conoscenza della operatività della Casa.
L’esempio della cultura e dell’autoformazione ci viene sempre da Enrico, magister in varie direzioni, comprese quelle che contemplano lo studio su tutto ciò che ha a che fare con l’”oggetto” libro. Nella famiglia vi è anche un notevole côté al femminile, capace di tesaurizzare la storia e le storie della famiglia. Ed è soprattutto alle donne della Gens Tallone, che lasciamo il compito di informarci sulle varie parentele e sul profilo culturale dei molti suoi esponenti.
Fra le presenze femminili della Tallone spicca Gigliola con i suoi cinque libri tutti dedicati agli eclettici membri della “Gens Tallone” così definisce la famiglia Maurizio Pallante nel proprio libro a essa intitolato, e come si evince nelle dediche non riservate solo ai protagonisti: “A mia nonna Eleonora, che amava la poesia ed ha cresciuto i suoi figli come poesie viventi”, “A zia Virginia…”, “Allo zio Guido…” .
Già il fatto di appartenere a un casato in cui nonni e zii sono collocati al vertice di una ideale galassia dell’Arte, introduce e incuriosisce, offrendoci fin dalle prime pagine, il ritratto vivace e allettante di un mondo dove si respira un’atmosfera che appaga e sazia i fortunati adepti.
Nel destino di questo gruppo deve avere giocato un ruolo importante la cosiddetta “legge dell’attrazione”. Infatti, non solo i singoli componenti sembrano dotati già dalla nascita, come portatori di un cromosoma specifico che potremmo definire “cromosoma Arte”, riconducibile ad un “Dna” esclusivo. E come se non bastasse, nel momento in cui i Tallone si trovano a tessere amicizie e matrimoni, questi avvengono sempre e inevitabilmente con soggetti a loro volta operanti nel mondo artistico.
Giusto è sottolineare che il clan Tallone è sostenuto dalle donne più ancora che da componenti maschili che continuano ad appropriarsene. Sono infatti le donne a meglio inquadrare, non solo nei loro scritti, la dinamica che investe i membri anche a latere della famiglia.
Preme approfondire questo importante aspetto che si coglie ampiamente nei testi consultati, e a mo’ di esempio ci sembra d’uopo citare la testimonianza di Giuseppe Poggi, settimo degli otto figli di Antonietta Tango e del pretore Carlo Ambrogio Poggi, detto Mimmo, che da esimio architetto ricostruì Cassino, la città martire e che fu molto affezionato alla zia Virginia, Agar (Virginia Tango Piatti), che riteneva fondamentale per la sua formazione, negli anni vissuti a Casa Fornace con la sua presenza e quella degli artisti e intellettuali che la animavano. Mimmo implorò la zia ormai prossima agli ottant’anni di scrivergli una bozza di albero genealogico dell’intera parentela che Virginia stilò in quattro paginette. E ancora, il commediografo napoletano Roberto Bracco, in una sua lettera del 1929, a Mario Gastaldi, scrive: “Mi chiede se conosco scrittrici napoletane” e indica come primo nome della lista, il nome e l’indirizzo di Agar (Virginia Tango Piatti), aggiungendo “è una mia lontana parente”.
Il legame che unisce la famiglia Tallone all’altra in cui spicca il timbro della genialità creativa, cioè la famiglia Tango, è frutto del matrimonio contratto tra il famoso artista capostipite, Cesare Tallone (1853-1919), e una dei quattro figli della famiglia di Vincenzo Tango, Eleonora, da cui nasceranno ben dieci figli (più due naturali di Cesare), tutti collocabili, direttamente o indirettamente, nell’Universo creativo. Per questo si ritiene utile dare una concisa presentazione di alcuni componenti della Gens Tallone.
Cesare Tallone conquista la cattedra di pittura all’Accademia Carrara di Bergamo, dove avrà tra i suoi allievi privati Pellizza da Volpedo, l’autore del famoso “Il Quarto Stato”. Siamo nel 1885 e tre anni dopo Cesare si sposa con Eleonora, primogenita del noto giurista di origini napoletane Vincenzo Tango, molto amato e omaggiato da giovani intellettuali quali D’Annunzio e Matilde Serao, intima amica delle giovani figlie, in particolare proprio di Eleonora, un nome che nella famiglia giunge fino ad ora.
Non sarà forse solo un caso che Cesare nel 1912 ritragga proprio un editore, cioè Ettore Baldini, fondatore nel 1897 della casa editrice Baldini & Castoldi. Un ritratto di tale interesse culturale da essere collocato presso la Pinacoteca di Brera per donazione dei fratelli Crivelli, giunto nelle loro mani grazie alla figlia del Baldini, come viene descritto nel testo. È noto che il collezionismo può essere considerato come atto munifico che diviene testimone di un mondo di valori in quanto espressione di cultura e rinsalda i rapporti fra comunità e alcuni suoi esponenti, giustificando la spinta a tesaurizzare. È questo il paradigma che a nostro avviso meglio si attaglia a particolari donazioni.
Anche il fratello di Vincenzo Tango, suocero di Cesare, Giuseppe, pittore per diletto, sebbene raccolga stime eccellenti che gli vengono riconosciute La stessa Virginia detta “Agar”, la minore dei quattro figli di Vincenzo, sorella di Eleonora e cognata di Cesare sposa Antonio Piatti, allievo di Tallone all’Accademia il quale ritrarrà Mascagni, opera che si trova ora a Milano nel Museo della Scala, e che raggiungerà più estesa notorietà grazie al ritratto di Giovanni Giolitti, oggi conservato nel Municipio di Cuneo.
La prima cosa che ci ha mosse nel dedicare un medaglione ai Tallone, è la curiosità. Perché è la curiosità, il desiderio di scoprire, di vedere e trovare qualcosa che non c’era prima, è quel tutto che genera passione, voglia di fare, di leggere studiare e scrivere.
Così ci ritroviamo vicini con un biografato: lo dimostra infatti anche Enrico Tallone sapiente interprete dei suoi natali, con la vivacità e la precisione con cui ha sempre sostenuto l’iter famigliare.
A proposito della destinazione ad Alpignano si ricorda che Alberto tornò in Italia alla fine degli anni ’50, tra il ’57 ed il ’58 (la prima pubblicazione edita è Candide, del 1959). La stamperia fu invece inaugurata, alla presenza di Luigi Einaudi, il 15 ottobre 1960. Il trasferimento di tutto il materiale e la costruzione di un apposito edificio – che fosse, allo stesso tempo, casa e bottega, alla maniera rinascimentale – hanno richiesto anni di lavoro. È pertanto difficile stabilire date precise. Si è trattato di un lungo processo. Oltretutto, in quegli anni, Alberto continuò a fare la spola tra L’Italia e Parigi, per saggiare il polso di entrambe le sedi. E da uomo intrepido insieme al fratello, con cui condivideva molti interessi, comprò una locomotiva e la allestì per essere funzionante, come peraltro lo è ancora sempre grazie a Enrico e alla sua famiglia. Risale infatti al 1961 l’acquisto di una locomotiva, la 829.001 da parte dei grandi viaggiatori, i fratelli Guido e Alberto, che venne sottratta alla demolizione in cambio di un dipinto di Guido e di alcuni classici editi da Alberto. Benché attaccata dalla ruggine e dalle intemperie, sottoposta ad un complicato restauro la locomotiva resiste tuttora, continuando ad essere oggetto di ammirazione anche da parte di letterati e poeti tra cui il Nobel Pablo Neruda, figlio di un macchinista delle ferrovie cilene.
Nel curriculum vitae di alcune pagine scritte da Virginia a Lugano – la Svizzera è una meta della famiglia – già ultra ottantenne per l’“Illustrazione Ticinese”–, periodico dove venne ripubblicato a puntate il suo primo romanzo, Virginia si rivolge al padre, considerato “amante di ogni arte”, per interrogare il coraggio e la necessità di esprimersi in lavori di pensiero. Il padre è un erudito, la madre possiede una raffinata cultura e tutti i parenti e amici sono persone di pensiero, di penna e di eccezionale cultura e, la stamperia, a tutti gli effetti casa editrice a Parigi dal 1938, è punto di riferimento per molti intellettuali.
Virginia inoltre scriveva fin da ragazzina copioni di commediole da mettere in scena ad Alpignano, il rifugio più amato dal clan, in Val di Susa dove alla fine degli anni Cinquanta si stabiliscono i Tallone editori al torchio e, come si è visto, nel 1958 si insedia Madino con la famiglia, al rientro da Parigi, dando origine all’avventura tipografica italiana mai arresasi nel lungo e lungimirante cammino, superando momenti anche di notevole difficoltà. E’ cosa nota ma va ricordata per i passi al femminile della casa editrice che, morto Madino nel 1968, essendo piccoli i suoi figlioli, la madre li addestrò d’estate chiamando un noto stampatore da Parigi, sostenendo da sola l’impegno arduo sotto vari punti di vista di tipografa/editrice, fino ad avere vicino i suoi figli, dapprima Aldo, morto prematuramente nel 1991, poi Enrico già presente nell’articolazione del lavoro famigliare.
Dal matrimonio di Cesare Tallone con Eleonora Tango nacquero Irene (1889-97), Antonio (morto nel 1890), Emilia (1891-1943), pianista, che sposò il poeta e traduttore Oreste Ferrari, Teresa (1893-1933), andata sposa al critico Enrico Somarè, Guido (1894-1967, pittore), Cesare Augusto (1895-1982, costruttore di pianoforti), Ermanno (1896-1963, antiquario e gallerista), Alberto (1898-1968, libraio ed editore), Vincenzina (1899-1912), Giuditta (1904-97), pianista e disegnatrice, maritata con il letterato Franco Ciliberti.
Quanto a Virginia va ancora sottolineato che alla morte del padre, Vincenzo, al quale lo legava profondo affetto, ne eseguirà il ritratto, posto sulla tomba nel cimitero del Verano a Roma.
Dal 1899 il cognato Cesare dirige la cattedra di pittura e del nudo all’Accademia di Brera dove studiano e lavorano, tra gli altri, Carlo Carrà, Umberto Boccioni, rendendo prestigiosa la scuola milanese.
Dopo la morte della madre, Virginia va a Milano per riprendere lo studio della scultura, dove conosce l’ex-allievo del cognato, Antonio Piatti, a cui si è accennato. «La casa di Alpignano, archivio spirituale delle memorie di tante generazioni, sarà anche il cuore pulsante dei figli Tallone», come si evince sempre dal sito biografico.
Virginia di trentacinque anni e Piatti di anni ventinove si sposano nel 1905, con testimone di nozze Cesare Tallone. Il matrimonio durò solo tre anni, per varie cause: lei pacifista, altruista, lui fascista, egocentrico, avaro. Viene abbandonata dal marito con la figlia ancora piccola, ma lei continua a scrivere e ad alimentare la sua passione letteraria. Si trasferirà a Firenze nel 1912, dove si iscrive al Lyceum e coltiva amicizie importanti, offrendo altresì il proprio soccorso alla scrittrice Sibilla Aleramo nel 1917.
Casa di Via della Fornace 9 diventa una oasi ospitale di tanti spiriti affini che discutono d’arte, letteratura e politica, fra gli altri si ricordano il poeta Campana, la scrittrice Aleramo, l’altro poeta Ferrari e il pittore Poraccia. Non meraviglia tale ospitalità data la liberalità della famiglia Tallone che ha origini lontane. Lo dimostra anche il vissuto politico della Gens Tallone: durante il fascismo sia Virginia che il figlio saranno vicini al movimento “Giustizia e Libertà” e abitarono a Parigi, dove nel frattempo il nipote Alberto Tallone aveva dato inizio alla sua particolare attività di stampatore/editore.
Guido, come Alberto, è uno dei dieci figli nati dall’unione di Cesare Tallone e la poetessa Eleonora Tango. Appartiene a una famiglia in cui la caratteristica che ritorna è sempre quella di intrecciare la propria storia con esponenti del mondo artistico, continuità di ideali anche nei più difficili frangenti.
Così si qualificano altri esponenti della nutrita famiglia: Guido diviene pittore; Cesare Augusto costruttore di pianoforti; Alberto stampatore ed editore; Ermanno (padre di Gigliola, autrice dei due volumi utili alla nostra ricognizione) antiquario e gallerista; Emilia concertista al pianoforte che sposò il poeta e traduttore Oreste Ferrari e la figlia Allegra che divenne violinista. Giuditta pianista e disegnatrice, sposò il letterato Franco Ciliberti. Irene, Antonio, Teresa, si maritò con Enrico Somaré, poeta e critico di particolare momento e alla famiglia, così ricca di storia e cultura, va incluso pure Enea, architetto, avuto da Cesare nella precedente relazione con Paolina Bellati. Una sorella della madre, Virginia detta Agar, scrittrice e giornalista, come già ricordato, sposa lo scultore Piatti, allievo di Cesare Tallone e l’altra, Antonietta, ha per marito Carlo Ambrogio Poggi, il cui zio Giuseppe Poggi, architetto è stato l’artefice del Piazzale Michelangelo a Firenze. Una famiglia che si presta ad essere ‘indagata’ per i molti slanci e aneliti culturali.
A completamento delle notizie sui Tallone, è bene ricordare l’importante Catalogo delle Edizioni Tallone 1960, edito dalla Biblohaus nel 2010, felice iniziativa di Massimo Gatta, nella cui introduzione Enrico Tallone ricorda la storica premiazione con alta onorificenza ricevuta dalla famiglia di editori/tipografi nel 1954 dalle mani del Presidente-bibliofilo Luigi Einaudi, anche per avere saputo riavvicinare i due paesi, Italia e Francia, paesi nemici durante la Seconda guerra mondiale.
Il giorno dell’inaugurazione della nuova sede, avvenne alla presenza di Luigi Einaudi, Donna Ida, il figlio Giulio, Riccardo Bacchelli e Giovanni Scheiwiller, tra gli altri moltissimi intervenuti, tutti di rilevante spessore. Addirittura, a conferma dell’internazionalità e biblio-diversità dei Tallone, non possiamo non annotare che venne approntata una mostra sulla loro attività a Santiago del Cile nel 1970, in occasione della quale si espresse il poeta Pablo Neruda, cliente e sostenitore affezionato della Casa di Alpignano.
La capacità di spendersi della Tallone, per essere sempre più conosciuta, va ascritta pure agli ultimi anni. Fra le iniziative proprie dei Tallone, infatti, si rileva anche quella, giocata con perfetta sintonia fra i due “contendenti amici”, Franco Maria Ricci e Enrico Tallone, perché il catalogo completo della casa di Alpignano si collochi nel museo al Labirinto, parte integrante di un complesso che sta ricevendo ovazioni da più parti pure per le mostre che vanno organizzandosi a ritmi sostenuti anche dopo la morte di Franco Maria Ricci, sempre nel segno della sua genialità (si veda fra i primissimi ricordi di FMR, Marzio Dall’Acqua, curatore, insieme con Vittorio Sgarbi, del catalogo Antonio Ligabue. Una vita d’artista, Genova, Fondazione Ferrara Arte, 2020, omaggio alla memoria di Franco Maria Ricci).
«Nella storia d’Italia il miracolo economico ha significato assai di più che un aumento improvviso dello sviluppo economico o un miglioramento del livello di vita. Esso rappresentò anche l’occasione per un rimescolamento senza precedenti della popolazione italiana», come si esprime Paul Ginsborg.
Lascia pensare il passo di Ginsborg. La ventata dell’ultima catastrofica epidemia mondiale ha portato linfa agli incroci di nuovi rapporti e ha premiato la solidarietà. Così è stato per la Gens Tallone, la quale ha tesaurizzato le proprie spiccate qualità rompendo schemi superati e privilegiando il proprio clan imbevuto d’arte in un vorticoso ma felice «rimescolamento» delle parti.
Bibliografia essenziale:
I Tallone, Milano, Scheiwiller, 1989.
Cesare Tallone, Ritratto dell’editore Ettore Baldini, A cura di Fernando Mazzocca e Cecilia Ghibaudi, Milano, Skira, 2013.
Guido Tallone, Milano, Skira, 1998; A cura di Massimo Gatta, introduzione a Enrico Tallone Catalogo delle edizioni Tallone 1960 biblohaus, Macerata, 2010.
Gigliola Tallone Virginia Tango Piatti “Agar” Una vita per la pace”, Trasnsfinito Edizioni, Verona, 2010.
Cesare Tallone Ritratto dell’Editore Ettore Baldini”, Skira, Milano, 2013.
L'autore
- M. G. Tavoni, già professore ordinario di Bibliografia e Storia del libro, è studiosa con molti titoli al suo attivo. Oltre a studi che hanno privilegiato il Settecento ha intrapreso nuove ricerche su incunaboli e loro paratesto per poi approdare al Novecento, di cui analizza in particolare il libro d’artista nella sua dimensione storico-critica. Diverse sono le sue monografie e oltre 300 i suoi scritti come si evince dal suo sito www.mariagioiatavoni.it
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