L’immagine di copertina è di Enrico Pulsoni
Cesare era uno di quelli che voleva pervenire al principato di Roma
Niccolò Machiavelli
Negli ultimi anni s’è largamente affermato e va sempre più diffondendosi — tanto nel parlato che nello scritto, senza confini d’uso, pur non minacciando minimamente la forma canonica — il tipo sintattico Una delle cose che funziona, ossia la concordanza del verbo di una relativa dipendente da un complemento partitivo non già con questo ma col soggetto. Qualche esempio tra gl’infiniti citabili:
produzione orale
«Io sono uno dei pochi che non ha mai chiesto né una lira né un aiuto a Berlusconi» (Umberto Bossi sul palco della Festa dell’amore in piazza San Giovanni a Roma, 20 marzo 2010);
«Io sono tra coloro che vuole battere Berlusconi politicamente» (Rosy Bindi, Annozero, Raitre, 7 aprile 2011);
«Roberto è tra i parlamentari più competenti e combattivi, tra l’altro uno dei pochi che ha cercato davvero di cancellare il Porcellum» (dichiarazione orale di Matteo Renzi, citata in Pietro Salvatori, Primarie centrosinistra a Roma: ventuno candidati, gran parte di area bersaniana, «L’Huffington Post», 30 dicembre 2012);
«Lei è uno di quegli esattori che si è applicato ad attivare questa norma» (Luca Telese, In onda, La7, 5 gennaio 2013).
produzione scritta
‒ cinema:
«Sono uno di quei tipi che va in giro…» (Walter Salles, On the road, ed. it., 2012);
«Non sai che sono di quelli che ha la casa zeppa di telecamere?» (Oliver Stone, Le belve, ed. it., 2012);
«Questa è una delle cose che non sta in piedi» (Rodrigo Cortés, Red Lights, ed. it., 2012);
‒ periodici:
«il Principe dei cavalli sarà all’ippodromo di Montegiorgio (uno dei pochi che funziona» (Vittorio Feltri, Varenne torna in pista per salvare l’ippica, «Il Giornale», 23 agosto 2012);
«Non c’è dubbio […] che il settore green sia uno dei pochi che sta crescendo» (Raoul de Forcade, Si rafforza la svolta green che non conosce crisi, «Il Sole 24 ore», 19 settembre 2012);
«uno dei pochi che ha parlato con i giornalisti» (Anonimo, Sallusti, la Cassazione conferma il carcere ma la pena è sospesa. Severino: ora si cambi la norma, «La Stampa», 26 settembre 2012);
«Non sono molti, ma intorno a loro gira un business milionario, forse uno dei pochi che in questo momento disastroso dell’economia italiana non è stato attaccato dalla crisi» (Alice Gussoni, Rigger, scaffolder e backliner. Chi c’è dietro le luci dello show, «La Repubblica», 28 ottobre 2012);
‒ narrativa:
«Era uno dei pochi che poteva tranquillamente usare queste parole con tutti. Uno dei pochi che non aveva vergogna di dare limpidezza verniciata ancora sugli altri» (Renato Bottura, Il tempo della canizie, Rimini, Guaraldi, 1995, p. 102);
«Mio nonno era uno di quelli che non voleva andare in ospedale» (Fabio Volo, Esco a fare due passi, Milano, Mondadori, 2001, p. 132);
«uno dei pochi che in cantiere calza sempre le antinfortunistiche […], uno dei pochi che non protesta» (Marco Candida, La mania per l’alfabeto, Milano, Sironi, 2007, p. 34);
«uno dei pochi che potesse fregiarsi del titolo d’ingegnere» (Maurizio J. Bruno, Ralf, Trento, Uni Service, 2008, p. 48);
«Uno di quelli che può solo masturbarsi immaginando di fare l’amore» (Fabio Volo, Il tempo che vorrei, Milano, Mondadori, 2009, p. 99);
«uno dei pochi che riuscisse a coinvolgere lo spirito al punto tale da ripercuotersi sul corpo» (Giorgio Faletti, Io sono Dio, Milano, Baldini, Castoldi, Dalai, 2009, p. 171).
Si noti inoltre che, a riprova della forte espansione del costrutto (non coincidente, è bene ribadirlo, con un indebolimento della forma non marcata), il motore di ricerca Google restituisce i seguenti risultati (da assumere, com’è noto, col più ampio beneficio d’inventario):[1]
una delle cose che mi piace di più: 519.000
una delle cose che mi piacciono di più: 2.040.000
uno di quelli che vive: 14.000.000
uno di quelli che vivono: 10.300.000
uno dei pochi che è: 2.060.000
uno dei pochi che sono: 4.690.000
uno dei pochi che fa: 1.020.000
uno dei pochi che fanno: 1.970.000
una delle cose che mi manda: 949.000
una delle cose che mi mandano: 209.000
sono uno di quelli che va: 6.840.000
sono uno di quelli che vanno: 2.260.000
non sono uno di quelli che va: 6.260.000
non sono uno di quelli che vanno: 2.100.000
non sono uno di quelli che ha: 13.400.000
non sono uno di quelli che hanno: 11.200.000
non sono uno di quelli che si fa: 1.560.000
non sono uno di quelli che si fanno: 5.920.000
La prima grammatica, salvo errore, che registri il fenomeno è quella di Luca Serianni, alla fine degli anni Ottanta: «Con un soggetto singolare di valore collettivo (specie se seguito da un sostantivo plurale in funzione di specificazione) o con un pronome indefinito seguito da partitivo non è rara la concordanza “a senso”, al plurale. […] Diverso il caso di un complemento partitivo che regga una proposizione relativa: in tal caso, infatti, il pronome relativo andrebbe sempre riferito al partitivo e il verbo concordato al numero di quest’ultimo (ad esempio: “non bisogna piangere per nessuna delle cose che oggi accadono” Vittorini […] = per nessuna di quelle cose le quali…). Ma talvolta si ha — nell’italiano colloquiale — l’accordo al singolare col sostantivo reggente: “Franco Bassanini, deputato della sinistra indipendente, uno di quelli che c’è sempre, dal lunedì al sabato compresi” (“L’Espresso”, 8.11.1986, 19)».[2]
Trattasi, in realtà, d’un modulo assai bene attestato, a firma di più d’un reputato scrittore, non pure nella letteratura coeva:
«era uno dei pochi che aveva abbandonato il paese» (Corrado Alvaro, Ultimo diario, Milano, Bompiani, 1959, p. 218);
«una delle cose che lo ha interessato di più» (Stefano Benni, Bar Sport, Milano, Feltrinelli, 1976, p. 26);
«sei uno di quelli che non gode di una scoperta» (Id., Terra!, Milano, Feltrinelli, 1985, p. 141);
«uno di quelli che gli voleva più bene, uno di quelli che si muoveva sovente da Novara anche se aveva tanto da fare per andare a sentire i suoi concerti, uno di quelli che quando ascoltava i suoi dischi piangeva» (Luigi Sante Colonna, Presenza di Guido Cantelli, Comune di Novara, 1962, p. 81);
«Eluard appare anche più distintamente uno dei pochi poeti che in questo periodo non è stato al riparo» (Mario Luzi, L’inferno e il limbo, Milano, Il Saggiatore, 1964, p. 209);
«uno di quelli che favorì le scienze» (Giovanni Tassoni, Arti e tradizioni popolari, Bellinzona, Casagrande, 1973, p. 271);
«sei uno dei pochi che non avrà parole di maldicenza» (Giuseppe Prezzolini, lettera ad Ardengo Soffici del 3 agosto 1925, in Prezzolini-Soffici, Carteggio. 1920-1964, a cura di Maria Emanuela Raffi e Mario Richter, vol. ii, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1982, p. 63),
ma nell’italiano antico, a decorrere almeno dal Machiavelli:[3]
«Cesare era uno di quelli che voleva pervenire al principato di Roma» (Niccolò Machiavelli, Il Principe, xvi 3);
«una delle cose che fa credere potergli forzare, è l’avere loro addosso le fortezze» (Id., Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, libro ii, xxiv 1);
«Un di quelli che fa sacrificio giuntando una puttana» (Pietro Aretino, Dialogo, Giornata ii 102);
«una delle cose che depende dalla mera volontà di Dio» (Girolamo Savonarola, Prediche, Venezia, Bernardino de’ Bindoni, 1544, p. 88);
«et quando ne voleste anco inferire, che ’l Caro sia uno di quelli, che in ciò non habbia tanto di accorgimento, né di cautela, che basti» (Annibal Caro, Apologia degli Accademici di Banchi di Roma, Parma, Seth Viotto, 1558, p. 33);
«dispostomi di fare una delle più rovinose cose che in tempo di mia vita mai fatta avessi» (Benvenuto Cellini, Vita, i.93.2);
«Pilato, il quale era un di quelli, che non era bene dal canto della verità […] e che era un di quelli che non conosceva la voce di Christo» (Tullio Crispoldo, Discorsi spirituali sopra la passione del Salvator nostro Giesu Christo, Venezia, 1568, p. 85);
«un di quelli che ve l’ha posto» (Piena, copiosa et larga parafrase di M. Alessandro Piccolomini nel secondo libro della Retorica d’Aristotile, Venezia, Francesco Camozio, 1569, p. 20);
«Grandissimo imperatore fu Aureliano, e un di quelli che con le sue opere virtuose rendette riputazione all’Imperio» (Antonino Danti, Osservationi di diverse historie et d’altri particolari degni di memoria, Venezia, Matteo Boselli, 1573, p. 39);
«era un di quelli, che aveva avuto bando di Firenze nel tempo di Piero de’ Medici» (Giovanni Tarcagnota, Delle historie del mondo, parte ii, Venezia, 1580, Eredi Tramezini, p. 496);
«una delle cose, che più glorifica, e onora Dio» (Luigi Di Granata, Trattato primo dell’aggiunta del Memoriale della Vita Christiana novamente tradotto dalla lingua Spagnuola per Camillo Camilli, Venezia, Giorgio Angelieri, 1582, p. 52);
«Critone Ateniese fu anco uno di coloro, che estremamente amò Socrate» (Giovanni Tarcagnota, Delle historie del mondo, parte i, Venezia, Giunti, 1598, p. 510);
«una delle cose che più apertamente conferma la verità della nostra fede» (Luigi Granata, Introduzione al simbolo della fede, Venezia, Baglioni, 1730, p. 476);
«Luca Blasi, Perugino, fu uno di quelli, che accrebbe a’ detti Strumenti moltissima arte» (Francesco Saverio Quadrio, Della storia e della ragione d’ogni poesia, vol. ii, Milano, Francesco Agnelli, 1741, p. 781);
«Una delle cose che sovente mi desta meraviglia» (Giuseppe Baretti, «La Frusta Letteraria», 4, 15 novembre 1763);
«L’esercizio della caccia mi è sembrato fra tutti uno di quelli, che senza esitazione in sé racchiude il maggior bene, ed il minor male possibile» (Filippo Baldini, Dell’esercizio della caccia, Napoli 1778, p. 8);
«uno di quelli, che col dispendio proprio, allo splendore, e alla bellezza di essa Chiesa contribuì molto in quel tempo» (Domenico M. Manni, Osservazioni e giunte istoriche circa i sigilli antichi dei secoli bassi, tomo xxiii, Firenze, Giovanni Risaliti, 1778, p. 18);
«uno di quelli, che col suo esempio accredita questo metodo» (Efemeridi letterarie di Roma, tomo xx, Roma, Giovanni Zempel, 1791, p. 115);
«uno di quelli che, […] si mise a nuotare» (La terza parte de le novelle del Bandello, Novella lxviii, tomo viii, Londra, Riccardo Bancker, 1792, p. 387);
«una delle cose, che lo fece sempre stare in questa riputazione, fu, che ne’ suoi consigli consigliava sempre liberamente» (Agnolo Pandolfini, Trattato del governo della famiglia, Milano, Società Tipografica de’ Classici Italiani, 1802, p. 47);
«uno di quelli che esercitava la professione con grido» (Luigi Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, tomo i, s.v. Benetti Gio. Domenico, Ferrara, Eredi di Giuseppe Rinaldi, 1804);
«una delle persone che lo teneva fu quasi gettata a terra» (Anonimo, «Gazzetta di Milano», 71, 12 marzo 1819, p. 307);
«Questo fatto è uno di quelli, che meritò al Polo la taccia di favoloso» (Il Milione di Messer Marco Polo Viniziano secondo la lezione ramusiana illustrato e comentato dal Conte Gio. Batt. Baldelli Boni, tomo ii, Firenze, Giuseppe Pagani, 1827, p. 117).
La fortuna del costrutto e il suo attuale dilagare nell’uso generale, oltreché nelle pagine degli autori, sono dovuti sia al fatto che esso non crea gravi ambiguità nella comunicazione sia, soprattutto, all’esistenza d’un caso similare, come rilevò il Serianni, cui viene associato: l’accordo dei collettivi: «Dato che la forma singolare denota un insieme di individui, sia in italiano che in altre lingue l’accordo del collettivo singolare col pronome personale e con il verbo può variare: può essere o al singolare o al plurale. Se il referente del nome collettivo è percepito come un insieme unitario, […] l’accordo è singolare; se è percepito come una pluralità, […] l’accordo è al plurale».[4]
Similare ma non identico: «Un caso per alcuni versi analogo riguarda il sintagma con articolo partitivo seguito da che relativo: siccome il che (soggetto della frase relativa) si riferisce all’elemento più vicino (al plurale) il verbo andrà al plurale […]; tuttavia, questa regola è spesso impropriamente disattesa, e si ha dunque accordo al singolare, come, ad es., in: “La Campania […] è una delle regioni che ha avuto più danni all’agricoltura” (“La Repubblica”, 16 gennaio 1985)».[5]
La questione non è tanto (o non solo) d’ordine topologico, ma ben sostanziale: quanto all’ultima frase, ad esempio, nessun dubbio che le regioni danneggiate siano più d’una, tuttavia il verbo è al singolare (inaccoglibile la tesi secondo la quale «entrambe le frasi sono corrette: se opto per una relativa con verbo al singolare […] riferisco la qualità espressa dalla subordinata all’antecedente “uno”; se invece uso la relativa con verbo al plurale, estendo la proprietà […] anche agli altri aspetti»:[6] nel caso citato il concetto di pluralità — tutt’altro che trascurabile nell’intentio dello scrivente — viene rotondamente ignorato); mentre in una proposizione come «È l’obiettivo di un gruppo di esperti che fanno parte del Comitato strategico per lo sviluppo della piazza finanziaria italiana» («La Repubblica», 1 febbraio 1999) il predicato ha non una, ma due possibilità affatto paritarie: accordarsi al numero del soggetto di valore collettivo o a quello del sostantivo con funzione specificativa.
[1] A distanza di poche ore dalle prime interrogazioni i risultati sono aumentati o diminuiti di parecchie centinaia d’unità.
[2] Luca Serianni, Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, Torino, utet, 1988, pp. 389-90.
[3] In mancanza di indicazioni bibliografiche si intende che la citazione è tratta dalla LIZ.
[4] Enciclopedia dell’italiano, diretta da Raffaele Simone, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2010, s.v. Collettivi, nomi.
[6] Risposta di Elisa De Roberto sul blog Il linguista di repubblica.it (29 settembre 2011) al seguente quesito di tal Lorenzo: «È corretto dire “Uno degli aspetti più interessanti e rilevanti che si è venuto a generare” oppure “Uno degli aspetti più interessanti e rilevanti che si son venuti a generare”? Mi verrebbe da dire la seconda opzione, ma ritengo che il soggetto della frase sia “uno”».
L'autore
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Gualberto Alvino si è particolarmente dedicato agli irregolari della letteratura italiana, da Consolo a Bufalino, da Sinigaglia a D’Arrigo, da Balestrini a Pizzuto, del quale ha pubblicato in edizione critica Ultime e Penultime (Cronopio, 2001), Si riparano bambole (Sellerio, 2001; Bompiani, 2010), Giunte e Caldaie (Fermenti, 2008), Pagelle (Polistampa, 2010), nonché i carteggi con Giovanni Nencioni, Margaret e Gianfranco Contini, tutti editi dalla Polistampa. Fra i suoi lavori più recenti la curatela di Sconnessioni di Nanni Balestrini (Fermenti, 2008), Peccati di lingua. Scritti su Sandro Sinigaglia (Fermenti, 2009), «Come per una congiura». Corrispondenza tra Gianfranco Contini e Sandro Sinigaglia (Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, 2015, 2022), Per Giovanni Nencioni, con Luca Serianni, Salvatore C. Sgroi e Pietro Trifone (Fermenti, 2017), i romanzi Là comincia il Messico (Polistampa, 2008), Geco (Fermenti, 2017) e Pelle di tamburo (Caffèorchidea, 2021), le raccolte di saggi critici Scritti diversi e dispersi (Fermenti, 2015), Dinosauri e formiche. Schegge di critica militante (Novecento, 2018), il monologo teatrale La Perfetta (La Mongolfiera, 2021), le sillogi poetiche Rethorica novissima (Il ramo e la foglia, 2021) e Sala da musica (Il Convivio, 2022). Nel 2023 ha pubblicato per Caffèorchidea Maledetta grammatica e nel 2024 per Carocci Scritture verticali. Pizzuto, D’Arrigo, Consolo, Bufalino.
Suoi scritti poetici, narrativi, critici e filologici appaiono regolarmente in riviste accademiche e militanti (tra cui «Strumenti critici», «Studi e problemi di critica testuale», «Filologia e critica», «Studi di filologia italiana», «Italianistica», «Studi linguistici italiani», «Filologia italiana», «Ermeneutica letteraria», «Letteratura e dialetti», «Giornale storico della letteratura italiana», «Moderna», «L’Immaginazione», «Il Caffè illustrato», «L’Illuminista», «Fermenti», «Osservatorio Bibliografico della Letteratura Italiana Otto-novecentesca», «Microprovincia», «Avanguardia», «Alfabeta2», «In limine», «Italian Poetry Review», «Per leggere», «Malacoda», «il verri», «La lingua italiana», «Steve»), di alcune delle quali è redattore e referente scientifico. Collabora stabilmente con l’Istituto della Enciclopedia Italiana (Treccani) con recensioni e rubriche. Dirige la collana «Vallecchi/Italianistica».
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