Il fumetto è un mezzo di comunicazione di massa che si avvale di testo e di immagini per dar vita ad un racconto in sequenza. Il 7 luglio 1895 comparve il primo esempio di comics moderno (con la nascita del personaggio di Yellow Kid, sul quotidiano americano «The New York World»). Non è questo il luogo (né il momento) per tentare una storia del fumetto, né per seguire il fumetto contemporaneo, nelle sue transizioni tra carta e digitale. Intendo semplicemente festeggiare Paperino, in rapporto alla versione della Divina Commedia di Dante Alighieri curata dalla Walt Disney, con l’albo «L’Inferno di Paperino».
Nelle attività didattiche, il fumetto rientra nella grande categoria delle ri-scritture. Dunque, impegnare un gruppo classe in un percorso didattico di lettura e di (ri)scrittura (trasposizione testo/fumetto) del classico per eccellenza della letteratura italiana, significa non solo perseguire obiettivi di insegnamento/apprendimento disciplinari, ma anche accostare ai Classici agli studenti in modo divertente.
Dopo l’Inferno di Topolino, con sceneggiatura di Guido Martina, e con i disegni di Angelo Bioletto, la cui prima uscita risale ai mesi tra ottobre del 1949 e marzo del 1950 (numeri 7-12), la Walt Disney, sempre per la collana delle Grandi Parodie, pubblicò l’Inferno di Paperino, nel 1987, con testi e disegni di Giulio Chierchini. Rispetto all’albo del 1949, Topolino all’Inferno, che era, sostanzialemte, una sintesi della prima cantica dantesca, con didascalie in terzine, in questo secondo caso l’autore dei testi e dei disegni si è sforzato di re-inventare la struttura dell’Inferno dantesco, attraverso una forma di attualizzazione dell’ordinamento morale dell’aldilà, aggiornando peccati (e peccatori), contrappassi e punizioni, adeguandoli al presente dei giovani lettori, pur conservando, nei confronti del testo letterario di riferimento, analogie di ambientazione e di narrazione. Anche quello di Paperino, infatti, è il racconto di un viaggio, che si svolge tra i dannati, compiuto da un viandante, il poeta Paperino-Dante, in compagnia di una guida, il grande Archimede Pitagorico-Virgilio.
Per questa ragione, rispetto all’Inferno di Topolino, la lettura di questo secondo viaggio Disney nell’aldilà dantesco assume una connotazione decisamente più didattico-educativa, che letteraria, rispetto ala precedente riduzione fumettistica (con Topolino nei panni di Dante, e con Pippo nei panni di Virgilio). In questa rinnovata versione dell’Inferno di Dante, il lettore, in compagnia di Dante-Paperino e di Archimede Pitagorico-Virgilio, incontra:
- Inquinatori, rei di essersi macchiati in vita di colpe contro l’ambiente (sono sottomessi ai tormenti di una bufera – «un turbine eterno» – che ricorda molto la ‘bufera’ dei lussuriosi del canto V dell’Inferno di Dante; anche qui i dannati vengono sballottolati in continuazione dal vento, ma vengono pure colpiti dai rifiuti e dal pattume che loro stessi, in vita, hanno disseminato nell’ambiente)
- Burocrati, rei di aver abusato in vita con carteggi, firme, timbri, autorizzazioni (infatti, questi dannati assumono le sembianze di inutili fogli di carta, regolarmente e sonoramente schiacciati sotto i colpi di timbri e di torchi da stampa manovrati dai diavoli)
- Piromani, che si macchiarono in vita della colpa di aver danneggiato gli alberi, appiccando il fuoco e provocando incendi nei boschi, adesso, in questa versione dell’Inferno, sono stati trasformati proprio in alberi, e vengono tormentati da feroci corvi-Erinni (come avviene nel XIII canto dell’Inferno dantesco, nella selva dei suicidi)
- Automobilisti, che fecero feticcio della loro auto (condannati, in questo nuovo inferno post-moderno, a trasportare automobili sulla schiena); Paperino-Dante, inoltre, tra questi dannati riconosce una sotto-categoria: quella degli automobilisti indisciplinati (che, per contrappasso, vengono continuamente investiti da auto lanciate a gran velocità e guidate dai diavoli)
- Teleradiodipendenti, si tratta di fracassoni d’ogni risma, disturbatori della quiete pubblica
- Golosoni, ai quali viene somministrato, da parte dei diavoli, abbondanti dosi di olio di ricino
- Taccagni, e quanti altri amarono, in vita, il danaro più dei propri congiunti (come, per esempio, zio Paperone).
Tutto ha inizio nel momento in cui Paperino, per sfuggire alla folla e al caos cittadino, pensa di attraversare «Foresta verde», pur allungo di ben 100 chilometri il suo percorso, per sfuggire le consuete code del traffico cittadino, e quindi per respirare anche aria pulita. Un incendio (doloso) nella Foresta verde, però, lo costringerà a correre più del dovuto, con la sua automobilina, per evitare di restarne vittima, imprecando contro i piromani. Quando finalmente arriva a casa, stanchissimo e avvilito, Paperino racconta tutto ai tre amati nipotini, Qui, Quo, Qua, confessando che l’Inferno della civiltà, con l’inquinamento, il traffico, la burocrazia, e tanto altro, è ben peggiore finanche della collera di zio Paperone, taccagno, burbero e anaffettivo. Lo stress distrugge Paperino, fino al punto che si ammala, causa anche il chiassoso vicino di casa, Anacleto, si mette a letto, e al dottor Cranis, chiamato dai nipotini, non resterà che diagnosticare una fortissima forma di depressione, per la quale solo un viaggio in zone tranquille e silenziose potrà valere come cura efficace. I nipotini, a quel punto, sacrificando i loro risparmi, regalano a zio Paperino una vacanza lontano dal caos di Paperopoli, in canoa, lungo il fiume Colorado. Una volta in canoa, Paperino apre il borsone da viaggio preparato dai nipotini, e scopre che oltre al dentifricio, al sapone, alle patatine, Qui, Quo e Qua hanno pensato a nutrire la sua cultura, sistemando nel borsone una copia della Divina Commedia di Dante Alighieri. Paperino comincia a leggere, e pian piano, rilassandosi, si addormenta. Il cartiglio della vignetta successiva, imitando le terzine medievali, così recita:
Dal sonno, in un’altra dimensione,
com’onda che lo vento via sospinge,
va Paperino a mal destinazione.
Là, in orribil loco, avvi dimora
tutto lo mal compiuto ne lo mondo
da color che vorrebber esser fora.
Stimolato, dunque, dalla lettura diretta del poema dantesco, Paperino inizia il suo viaggio in questo aldilà rivisitato, molto simile a quello dantesco, salvo che per alcuni dettagli di aggiornamento delle colpe e delle conseguenti pene inflitte dalla giustizia divina ai dannati.
Paperino tornerà in altre avventure Disney, legate sempre a Dante Alighieri, o a Firenze, come, per esempio, nell’albo «Messer Papero e il Ghibellin fuggiasco», disegni di Giovan Battista Carpi, e testi di Guido Martina, che è l’albo del 1983, con il quale ebbe inizio la serie, appunto, di «Messer Papero», con Paperino come protagonista (ovviamente, in coppia con zio Paperone).
L'autore
- Trifone Gargano è professore presso l’Università degli Studi di Bari, con l’insegnamento «Lo Sport nella Letteratura». Ha insegnato «Linguistica italiana» al Corso di Laurea Magistrale in «Scienze della Mediazione Linguistica», e «Didattica della lingua italiana» per l’Università degli Studi di Foggia, e «Storia della lingua italiana» in Polonia (Università di Stettino). È autore di numerose pubblicazioni e collabora con la Enciclopedia Treccani, con il quotidiano «Corriere del Mezzogiorno» («Corriere della sera»), e con diversi blog letterari. Realizza lezioni-spettacolo sui Classici della Letteratura italiana, ed è commentatore televisivo e radiofonico.
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