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Il romanzo di un grande compositore: Domenico Scarlatti

Era stato Paolo Terni, corredando la trasmissione Qui comincia di Radio 3 con le sonate di Domenico Scarlatti suonate al clavicembalo da Ottavio Dantone, a farmi ammirare quotidianamente il grande musicista, che ha ispirato il romanzo biografico di Andrea Frova e Mariapiera Marenzana, La fuga del gatto (Palombi editori, 2023). È a loro, alla loro sensibilità letteraria, alla loro, con Strawinskij, “inclinazione e tenerezza particolare” per i grandi compositori, alla loro passione e competenza musicale già dimostrata in alcune opere, nel vivaldiano Autunno veneziano e nella Vita breve di un genio dedicata a Pergolesi, che dobbiamo l’arte di narrare queste figure di musicisti, rinnovando le vicende della loro vita tra storia e invenzione, fino a portarli a noi più vivi, con Verdi   e il poeta Bertolucci, “più veri del vero”. Ecco infatti il ventenne Domenico farcisi incontro affacciato a una meravigliosa visione di Napoli, che apre altri momenti descrittivi in cui natura e bellezza nutrono e ispirano l’artista. E intorno a lui, nella Napoli della sua giovinezza, i suoni,  suoni di giochi infantili e di attività popolari, voci di venditori, il passare di una carrozza, versi di animali, infine, la musica della vita, quello che Bertolucci (“Ancora vita, il tuo dolce rumore”, Convalescente, Fuochi in novembre) e Penna (“Io vivere vorrei addormentato / entro il dolce rumore della vita”, Poesie) hanno chiamato in uno loro versi “il dolce rumore della vita” E poi vi era la musica grande, quella che commuove e trascina, che accarezza e consola, che esalta e s’imprime nella mente e nel cuore. Musica era studio e fatica e tecnica, sentimento e ragione, ma anche un’intuizione, uno sberleffo, un guizzo della fantasia. Appunto La fuga del gatto, originale e audacemente dissonante, che ha dato titolo al libro

Molto varia e interessante la vita di Domenico, vissuto fra il 1683 e il 1757), figlio ricco di talento del grande Alessandro, suo mentore e guida in un mondo dominato da potenti, aristocratici e alti ecclesiastici, dai quali i musicisti erano ricercati e al cui servizio si collocavano per poter vivere bene ed esercitare la loro abilità e opera musicale. Per queste ragioni, grazie a  una narrazione che tocca in molti passi con vivacità e precisione descrittiva di  luoghi e atmosfere,  accompagniamo il ragazzo col padre  da Napoli a Firenze alla corte di Ferdinando de Medici, nuovamente a Napoli, dove diviene organista e compositore alla Cappella Reale borbonica, di lì ancora a Roma, dove, diciannovenne, entra al servizio della Regina Cristina di Svezia;  poi a Venezia sotto la guida e la protezione di un famoso evirato cantore Nicolino Grimaldi; ancora a Roma, dove è nominato direttore del Coro  e organista nella Cappella di santa Maria Maggiore e subentra al padre al servizio di Maria Casimira di Polonia;  sempre a Roma,  Maestro di cappella di San Pietro e dell’ambasciatore di Portogallo; a Lisbona dove è compositore e maestro di musica della famiglia reale portoghese, educatore della figlia del re Maria Barbara che segue a Siviglia dopo il matrimonio; infine  a Madrid,  dove muore, dopo aver perso la giovane moglie e essersi risposato con la spagnola Anastasia.

La storia di questi anni, ricchi di eventi e travagliati, è ben dominata dagli autori che la intrecciano sapientemente alle vicende private del loro personaggio, agli incontri importanti della sua esistenza, con Vivaldi, col clavicembalista inglese Roseingrave, con il celebre evirato cantore Farinelli, con padre Soler. Ne deriva un ritratto assai vario dell’epoca anche da un punto di vista politico, sociale e culturale, con approfondimenti psicologici di alcuni comprimari, della bambina Maria Barbara della Casa Reale portoghese, poi Regina di Spagna per matrimonio in particolare, dotata di talento e intelligenza, senza che si perda mai di vista il grande Domenico. Lui è semplice e riservato, attento alle novità nel campo musicale (gli strumenti ispirano pagine importanti), curioso e razionale, osservante delle esigenze del padre e indipendente nel giudizio; ma soprattutto è attraverso di lui che Andrea Frova e Mariapiera Marenzana esprimono il loro ideale umano, basato su razionalità e scevro da pregiudizi e superstizioni, e manifestano la fede nei valori della musica, nella creatività artistica e nella tecnica sublime dell’arte. Piacciono molto nel corso dei capitoli, le epigrafi tratte da musicisti come Rachmaninov, Liszt, Stravinskij, da pianisti come Cortot, dal cantante Bocelli, da filosofi come Nietzche, da scrittori come Proust, fino a darci un profilo molto convincente della forza e della bellezza della musica, che per i nostri autori è sentimento, emozione, “dono per chi la scopre in sé e ha gli strumenti per darle vita. E un dono anche per chi l’ascolta, un dono fragile e prezioso che non a tutti è concesso”. Chiude un pensiero di Giacomo Leopardi:

La musica, anche la più semplice, innalza, intenerisce l’animo, lo immerge in un abisso di indefinite sensazioni, spinge a piangere anche quando è allegra.

gabriella.palli@tiscali.it

L'autore

Gabriella Palli Baroni
Gabriella Palli Baroni laureata in Lettere Classiche a Pavia, allieva di Lanfranco Caretti, perfezionata a Chicago e a San Diego sul pensiero scientifico rinascimentale e su Machiavelli, vive a Roma. Scrittrice e saggista, è studiosa di letteratura dell’800 e del 900 ed è critica di letteratura contemporanea. Collaboratrice di «Strumenti Critici», «L’Illuminista», «Il Ponte» e di altre riviste italiane e straniere, si è dedicata in particolare ad Attilio Bertolucci, del quale ha curato il Meridiano Mondadori Opere, le prose Ho rubato due versi a Baudelaire, gli scritti sul cinema e sull’arte, e a Vittorio Sereni, del quale ha curato i carteggi con Bertolucci (Una lunga amicizia. Lettere 1938-1983, Garzanti 1993) e con Ungaretti Un filo d’acqua per dissetarsi. Lettere 1949-1969, Archinto, 2013). Ha inoltre pubblicato l’antologia Dagli Scapigliati ai Crepuscolari (Istituto Poligrafico dello Stato 2000) e Tavolozza di Emilio Praga (Nuova SI, 2008). È autrice di saggi sulla poesia di Amelia Rosselli e ha collaborato al Meridiano L’opera poetica, uscito nel 2012 e al numero monografico XV, 2-2013 di «Moderna» (Serra, 2015). Nel 2020 ha pubblicato di Attilio e Ninetta Bertolucci, Il nostro desiderio di diventare rondini. Poesie e lettere (Garzanti).