L’immagine di copertina è di Enrico Pulsoni
Ogni comunità suole celebrare uno o più giorni come particolarmente simbolici a livello identitario, che possono evidentemente cambiare a seguito delle mutate situazioni politiche. In Italia, a esempio, sono due le ricorrenze principali: il 2 giugno, data di nascita della Repubblica, e il 4 novembre, giorno dell’annuncio della vittoria nella I Guerra Mondiale; in Francia il 14 luglio (Festa della Federazione del 1790), in Germania il 3 ottobre (giorno della riunificazione tedesca del 1990), e così via.
Meno usuale è quanto avviene nella regione autonoma della Galizia, dove il 17 maggio si festeggia il Día das Letras Galegas (“Giorno delle lettere galeghe”). L’istituzione risale al 20 marzo 1963 in piena epoca franchista, quando l’uso del galego, come delle altre lingue minoritarie della Spagna (catalano e basco), era fortemente disincentivato: basti ricordare il ben noto manifesto con il seguente slogan propagandistico «Sea Patriota – no sea bárbaro. Es de cumplido caballero, que Usted hable nuestro idioma oficial o sea el castellano. Es ser patriota. W España y la disciplina y nuestro idioma cervantino» (“Sia Patriota – non sia barbaro. È da perfetto gentiluomo, che Ella parli il nostro idioma ufficiale cioè il castigliano. È essere patriota. W la Spagna e la disciplina e il nostro idioma cervantino”).
La creazione di questa ricorrenza si deve a tre membri della Real Academia Galega (Manuel Gómez Román, Xesús Ferro Couselo e Francisco Fernández del Riego), i quali decisero di omaggiare coloro che si erano distinti nella produzione letteraria in galego o per la difesa della lingua stessa, partendo dal presupposto che il riconoscimento poteva essere conferito solo a persone morte da più di dieci anni.
La scelta della data non si rivelò casuale: il 17 maggio 1963 ricorreva il centenario della pubblicazione della silloge Cantares gallegos di Rosalía de Castro, opera che aveva sancito il cosiddetto Rexurdimento (“rinascita”) culturale del galego, lingua che per almeno quattro secoli era rimasta pressoché priva di una tradizione scritta. Ovviamente è la stessa Rosalía de Castro a essere celebrata in questa prima edizione. Come viene specificato nella motivazione, il suo libro «è stata la prima opera maestra di cui dispone la letteratura galega contemporanea; la sua apparizione conferisce prestigio universale al nostro idioma come mezzo di creazione letteraria, e infine rappresenta una pietra miliare decisiva nella storia del rinascimento culturale galego».
Con l’eccezione del 1998 in cui sono stati ricordati tre trovatori della lirica galego-portoghese (Martim Codax, Xoán de Cangas e Meendinho), negli altri anni è celebrata una sola figura, prevalentemente dell’epoca moderna e contemporanea, fatti salvi i casi del 1980 con il re di Castilla e León Alfonso X detto el Sabio (“il saggio”) e del 2002 con il monaco benedettino Martín Sarmiento (qui di seguito la lista degli autori insigniti).
Grazie a questa giornata, a tutti gli effetti festiva, la comunità galega si propone di ricordare personaggi che hanno dato lustro alle proprie lingua e cultura, con svariate iniziative che prevedono tra l’altro la rilettura nelle scuole delle opere dell’omaggiato. In questo modo si ha la possibilità di riscoprire poeti e narratori, ma anche intellettuali ed eruditi, talvolta caduti nell’oblio.
Venendo al nostro paese, mi chiedo se non sia possibile istituire un “Giorno delle lettere”, in una data da stabilire. Una importante e prestigiosa Istituzione potrebbe scegliere annualmente un autore da celebrare, magari defunto da almeno un secolo per non rischiare di essere schiacciati sul presente. Oltre a favorire la riscoperta dell’autore designato, questa ricorrenza potrebbe stimolare non solo percorsi interdisciplinari di lettura, come avviene in Galizia, ma anche aiutarci a riflettere sul patrimonio letterario italiano e sulla nostra identità nazionale.
L'autore
- Carlo Pulsoni è il coordinatore di Insula europea (http://www.insulaeuropea.eu/carlo-pulsoni/).
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