Tornano gli incontri della Fondazione O. Carletti Bonucci con tre appuntamenti di spicco, che avranno come protagonisti Giulio Vaccaro (20 marzo, ore 16,30), docente di Storia della lingua italiana presso lo Studium Perusinum, Diego Poli (15 maggio, ore 17,30), professore emerito di Glottologia dell’Università di Macerata, e don Giacomo Cardinali (23 maggio, ore 17,30), aiuto-scriptor della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Giulio Vaccaro proporrà un intervento dal titolo Alfonso Ceccarelli da Bevagna: la storia vera di un falsario. Sarà un viaggio a un tempo affascinante e inquietante tra le falsificazioni cinquecentesche del bevanate Alfonso Ceccarelli, che proprio per la sua attività di falsario sarà decapitato nel 1583 a Roma di fronte a Castel Sant’Angelo. Da testi pseudoprofetici (come la Profezia di Malachia) a false ricostruzioni storiche (per esempio l’Eparchigraphia Italiae) a testi esistenti ma modificati ad arte (come quelli dello storico goto Ablavio) a cronache medievali inventate di sana pianta (come le cronache di Gualdo Tadino), Ceccarelli ha plasmato la nostra conoscenza delle vicende storiche e linguistiche del basso Medioevo dell’area umbro-laziale, rendendo spesso indistinguibile ciò che è vero, ciò che è falso e ciò che è stato parzialmente manipolato.
Diego Poli presenta la relazione Quando il Catai era vicino e la Cina era lontana: Matteo Ricci, apostolo e scienziato. La Cina fu conosciuta fino a tutto il Cinquecento con il nome di Catai, attestato in Marco Polo e, ancor prima, presente negli scritti dei missionari francescani. Caduta questa denominazione in disuso con la fine della dinastia mongola, la parola che la sostituisce è il persiano Čīn che denotava lo stato della dinastia Cīn (221-206 a.C.). Tuttavia l’Occidente conserva il dualismo e i geografi non riescono a mettere a fuoco la questione se il Catai del Gran Cane raggiunto dalle carovaniere via terra possa corrispondere all’entroterra delle coste della Cina degli Imperatori Ming scoperte per via mare dai Portoghesi. Dopo la puntualizzazione effettuata dal Padre agostiniano de Rada nel 1575, da lì a breve, i Gesuiti stanziati in Oriente cominciano a supporre che il collegamento che permette ai mercanti musulmani di giungere in Cina per via terra possa corrispondere all’itinerario descritto da Marco Polo. Matteo Ricci riflette sul problema almeno dal 1585 quando lavora su una ‹‹descritione di tutta la Cina›› e cerca di spiegarsi la collocazione del Catai posto a settentrione della Cina dai cartografi europei. La prospettiva cartografica viene a essere corroborato da una sperimentazione geografica quando il Confratello portoghese Bento de Góis (1562-1607) fu inviato in esplorazione per ‹‹scoprire il Cataio, e dopo cinque anni arrivò ai confini di questo regno, et ritrovò essere l’istesso regno Cataio e Cina; ma per li molti travagli che patì, morì in Succeo, città ultima della Cina verso ponente›› (lettera di M. Ricci, Pechino 24 agosto 1608). Questa attività nel campo della cartografia si unisce in Matteo Ricci alla capacità dimostrata nella pastorale di servirsi di strategie note attualmente come inculturative, mirate al riconoscimento della alterità e alla comprensione della diversità.
Chiude il ciclo don Giacomo Cardinali con la conferenza Dalle carte alla scrittura: la tappa romana del viaggio italiano del giovane Mozart. L’intervento proposto intende raccontare il lavoro di ricerca nei fondi della Biblioteca Apostolica Vaticana a proposito della tappa romana del primo viaggio in Italia compiuto dal giovanissimo Wolfgang Amadeus Mozart, insieme a suo padre Leopold, nel 1770, e il passaggio da questi alla scrittura di un romanzo-saggio. Le scoperte documentarie inedite, il rapporto tra loro e con quanto era finora noto da altri tipi di fonti, e poi la loro “elaborazione” letteraria, fino alle scelte editoriali e redazionali che hanno portato alla stesura del racconto.
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