L’immagine di copertina è di Enrico Pulsoni
Del francesista e critico letterario Pietro Paolo Trompeo sono ben note le pubblicazioni che spaziano su svariati ambiti: dal giansenismo a Stendhal, da Carducci a D’Annunzio, senza trascurare le pagine dedicate alla città di Roma e ai suoi poeti dialettali. Certamente meno conosciuto è il suo Archivio, conservato nella Fondazione Primoli, nel quale figurano i nomi di illustri studiosi, politici, scrittori e poeti. Nell’impossibilità di menzionarli tutti, mi limito a qualche sporadica segnalazione, Il primo giugno 1930 gli scrive Giovanni Battista Montini (futuro pontefice come Paolo VI) per chiedergli un articolo sulle Confessioni di Agostino: «ascolti nella mia la voce degli amici che pubblicano “Studium”, e che volendo dedicare un numero della Rivista a S. Agostino, La pregano di voler onorare la pubblicazione e i pubblicisti d’un Suo, anche breve, articolo. E precisamente, conforme allo schema qui unito del fascicolo progettato, su l’argomento più bello che S. Agostino può offrire a giovani universitari, le celebratissime Confessioni. Si tratterebbe di dirne, più che il contenuto storico e filosofico, quello psicologico, letterario e religioso. E La sappiamo maestro in simili indagini e illustrazioni. Mi pare anche che non debba costarLe grande fatica, poiché di modesta esigenza, quanto a estensione e a novità di concetti, del fascicolo suggeriscono la brevità, la semplicità e quella tal premura di far comprendere e amare molto nel poco, che dà ad uno scritto pregio di sicurezza e merito di spirituale beneficenza. Supplico anch’io con gli amici, e con essi ringrazio di già, in attesa d’un consolatore cenno d’accettato impegno».
Nella lettera di Mario Praz del 23 settembre 1933 è accluso un dattiloscritto siglato “Private and confidential”, nel quale si riproduce in tempo reale il pungente scambio di lettere intercorso tra Eugenio Montale, allora direttore del Gabinetto Vieusseux, e Arrigo Cajumi, originatosi da una mancata restituzione di volumi da parte di quest’ultimo. Scrive Cajumi: «Egregio Signore, potrei informare il Presidente del Consiglio di Amministrazione del Gabinetto Vieusseux del Suo tentativo in data 21 corrente di immischiarsi in questioni, come quella tra la cessata direzione di Pegaso e la Casa Treves, che non riguardano Lei in nessun modo» (22 settembre). La risposta di Montale è a stretto giro di posta: «Egregio Professore, se Ella intende informare S.E. il nostro Presidente del mio “tentativo”, non si privi di questo piacere: solo abbia la bontà di trasmettergli il testo della mia e di informarlo del fatto ch’Ella ha lungamente e gratuitamente beneficiato della nostra Biblioteca e della Sala di Lettura» (23 settembre). Restando a Montale, egli invia a Trompeo la risposta a Giorgio Pasquali in merito all’uso del verbo “Sparnazzare”, pregandolo di dare «un’occhiata alle bozze, per evitare che escano errori ed orrori» (lettera non datata, ma anteriore al suo viaggio a Beirut, come delegato per l’Italia, alla Conferenza Internazionale dell’Unesco, fissata tra il 17 novembre e l’11 dicembre 1948).
Non stupisce inoltre che nella corrispondenza si trovino anche preziosi doni: con la missiva del 28 luglio 1939 il filologo Mario Pelaez gli regala un autografo di Carducci, con queste parole di accompagnamento: «All’ami P.P. Trompeo, questo autografo carducciano dell’ode Alla mensa dell’amico, offre per ricordo Mario Pelaez» (cfr. C. Pulsoni – F. Bausi, Alla mensa dell’amico. Nuovi autografi carducciani tra le carte e i libri di Mario Pelaez, in «Studi di filologia italiana», LXXVII, 2019, pp. 307-346).
Tra i più assidui corrispondenti di Trompeo figura il bibliotecario e saggista Nello Vian con 116 lettere, che vanno dal 1935 al 1958, anno della morte di Trompeo.
Si tratta di un rapporto epistolare nato nel segno della comune stima e affetto nei confronti del poeta e critico letterario Giulio Salvadori, di cui Vian fu anche allievo, come si desume già dalla prima lettera del 29 giugno 1935: «Anche penso a Lei nel rileggere il Suo bel saggio su “G. Salvadori prima del suo dolce stil novo”. A proposito di cose salvadoriane, il recente articolo di cui Le parlai nell’ultimo incontro apparve in Quadrivio 24 febbraio 1935, a firma di Mario Zangara. Conservo il più lieto ricordo della conversazione che Ella ebbe la gentilezza di concedermi»; e anche da quella del 18 ottobre dello stesso anno: «La ringrazio profondamente della bontà e gentilezza dimostratami con la Sua lettera. Sull’argomento – la conversione del Salvadori – altri avrebbe potuto scrivere meglio, con nuove notizie e testimonianze inedite. Io ho potuto attingere quasi solamente al pubblicato, con l’augurio che altri si aggiunga presto. La prossima traslazione dovrebbe essere occasione per completare la raccolta degli scritti e delle lettere, oltre che delle disposizioni non ancora avute. Al progetto di quest’estate penso spesso, con la speranza che mi sia dato un giorno di porvi mano». Il 28 marzo 1939 Vian segnala a Trompeo la possibilità che la Biblioteca Vaticana acquisisca alcuni manoscritti autografi di Salvadori; mentre il 15 gennaio 1940 gli comunica che Padre Gemelli è favorevole alla «ristampa in un bel volumetto del bel profilo di S. Francesco d’Assisi scritto da Giulio Salvadori nella Nuova Antologia del 1892». Con la missiva del 4 febbraio 1940 invita Trompeo a partecipare a «una limitata adunanza, promossa dal Postulatore Generale P. Scipioni, in preparazione dell’apertura del processo di Giulio Salvadori. Il luogo del convegno è l’Ara Coeli: e sarebbe molto gradito anche il Suo intervento». Anche dopo la curatela comune delle Lettere di Giulio Salvadori, scelte e ordinate da Pietro Paolo Trompeo e Nello Vian (Firenze, Le Monnier, 1945), continua il dialogo su Salvadori.
Il 3 agosto 1948 Vian gli invia due quartine di versi inediti di Salvadori, indirizzati alla Marchesa Cristina Honorati Colocci, rispettivamente nel 1885 e nel 1911: «Su te, soave mammola, fra l’erba / ella posò la delicata mano: / forse il tuo sen profondo ancor ne serba / l’alito, mosso da un affanno arcano?» – «Oh dì, mammola, a cui l’amor fu grave, / dì l’affanno dell’alito soave! / Dì la luce dell’anima gentile, / potente sì nel suo sorriso umile». Prezioso è anche il dono della missiva dell’11 dicembre 1949, dove Vian acclude una lettera di Salvadori a Edgardo Fiorilli (24 settembre 1904), in cui si dilunga sui motivi della sua conversione.
Nel carteggio sono registrati anche momenti tragici, come la vicenda riguardante Ignazio Vian, fratello di Nello, partigiano cattolico impiccato dai tedeschi nel 1944, dopo mesi di torture.
Nella lettera del 20 luglio 1945 Vian gli scrive: «perdonami, domenica 22, è l’anniversario del supplizio del mio eroico Fratello Ignazio. A te, che hai seguito la nostra passione con tanta generosità di cuore, mando la Relazione accompagnante la proposta di medaglia d’oro. È una pagina della nuova epopea d’Italia, ma quale strazio, anche, al nostro animo. Dio ne abbia pietà!». La voglia di mettersi in gioco, dopo la tragedia della guerra, per costruire “un nuovo mondo ideale” fa capolino nella missiva del 4 agosto 1946: «Poi devo riprendere la biografia [NDR: di Salvadori] che procede troppo lentamente, per le mie vicende e per la mia incapacità. D’altra parte, sento questo lavoro come un dovere, e vorrei assolverlo presto. Scrivere mi piacerebbe, in maniera quasi obbligata e abbastanza frequente, perché mi pare non sia un momento questo di stare neghittosi, mentre un nuovo mondo ideale si sta creando nel nostro povero paese. Spero tu voglia aiutarmi con il tuo consiglio e il tuo aiuto. Ti mando la notizia di un romanzo di Nino Berrini [NDR: Il villaggio messo a fuoco, Borgo S. Dalmazzo, Istituto grafico Bertello, 1945], che cercherò e leggerò, appena ne avrò la forza. Boves, come sai, è stata l’epopea del mio eroico fratello. Ne conosci lo scrittore? Non so ancora se egli vi abbia evocato largamente Ignazio. In ogni modo mi piacerebbe che egli, preparato com’è e del luogo, accettasse di scriverne un ampio profilo, per il quale molto abbiamo raccolto. Vi era anzi un giovane che aveva intrapreso di scrivere la biografia, ma da qualche mese non se ne sa più nulla. Spero anche per ciò il tuo aiuto».
Bastano questi pochi esempi per comprendere lo straordinario valore di questo carteggio, che andrà esaminato in relazione ai circa 11000 libri del Fondo Trompeo, conservato dal 1963 presso l’Università degli Studi di Perugia, grazie all’acquisizione del Rettore Giuseppe Ermini.
Trompeo era infatti solito annotare i libri che leggeva, e spesso questi appunti, talvolta critici, confluiscono nella sua produzione saggistica.
Uno studio incrociato del Fondo archivistico e librario aprirà certamente nuove piste di ricerca su Trompeo e sui suoi corrispondenti, ma anche sulla cultura del periodo. A questo progetto stanno ora lavorando la Fondazione Primoli e l’Ateneo perugino, in vista di un convegno internazionale che avrà luogo tra Roma e Perugia nella prima decade di maggio del 2025. L’obiettivo è quello di analizzare le ricerche svolte da Trompeo, le sue amicizie, l’intensa attività da elzevirista, nonché il contesto storico-culturale.
Qui di seguito una panoramica provvisoria degli argomenti che saranno trattati e tra parentesi i nomi degli studiosi al momento coinvolti: L’Archivio (Giovanna Robustelli), La Biblioteca (Monica Fiore), Pascal (Benedetta Papasogli), Stendhal (Letizia Norci), D’Annunzio (Filippo Fonio), I poeti dialettali (Giulio Vaccaro), La nascita della franco-italianistica a Grenoble (Chiara Zambelli), La scuola romana (Alberto Beretta Anguissola), Il professore e le tesi da lui dirette (Chiara Piola Caselli), L’elzevirista (Franco Contorbia), Cesare De Lollis (Lorenzo Mainini), Mario Praz (Valeria Petitto), Mario Pelaez (Carlo Pulsoni), Arrigo Cajumi (Simone Casini), Nello Vian (Paolo Vian).
Per informazioni:
L'autore
- Carlo Pulsoni è il coordinatore di Insula europea (http://www.insulaeuropea.eu/carlo-pulsoni/).
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