1278 panchine ufficiali di cui 792 in Serie A (record). Sì certo, i numeri. Ma Carlo Mazzone è stato soprattutto sostanza. Idee. Grinta. Intuizioni. Gestione dei campioni (Totti, Baggio, Materazzi, Toni, Pirlo – fu Mazzone a spostarlo in regìa e a metterlo nel ruolo in cui dette il meglio per anni). Un calcio in tuta il suo, un raro caso in cui l’abito faceva eccome il monaco. Uomo di campo, litigio facile, pubbliche relazioni scarsissime – meglio una ruvida schiettezza della diplomazia – ma anche rispetto dei ruoli, dedizione e riconoscenza (tornato ad Ascoli, tornato a Cagliari, tornato a Brescia, tornato a Bologna). Quella corsa del 2001 (tra l’altro davanti a Guardiola che quel giorno era un suo giocatore, in tribuna), fece storcere il naso a qualcuno. Molti altri, quelli che dopo un pareggio acciuffato in un derby al 92esimo avrebbero fatto o sognato di fare la stessa cosa, apprezzarono e si divertirono. Chiese scusa a Collina, al suo omologo Vavassori e all’Atalanta “perché ho sbagliato, ma lo rifarei”. Uno sfogo, una reazione da tifoso, una volta su 1278. Relegarlo solamente alla figurina di quel giorno è un esercizio utile giusto per i social: le esistenze, le carriere spesso sono difficilmente comprimibili e Mazzone ha allenato 38 anni.
A chi ama sorridere anche del calcio ha regalato aneddoti clamorosi. Il centrocampista Cappioli, alla Roma, gli disse: “Mister ma lo sa che io da piccolo facevo il raccattapalle qui all’Olimpico?, risposta-tramvata: “Cappio, quello dovevi continuare a fare”.
Il leggendario botta e risposta, durante il match (!), tra lui e il suo giocatore Carboni che si era spinto in avanti:
Mazzone: “Amedè” – Carboni: “Sì, mister?” – Mazzone: “Quante partite hai fatto in serie A?”- Carboni: “350, mister” – Mazzone: “E quanti gol?” – Carboni: “4, mister” – Mazzone: “Ecco, allora vorrei proprio sapé ‘ndo cazzo vai! Torna subito in difesa!”
Mi sarebbe piaciuta un’ultima battuta, sferzante, delle sue – su questa transumanza verso l’Arabia, questo suk quotidiano e volgarotto dove contano solo gli zeri, così lontano dal suo calcio – ma è come se l’avesse fatta, Mister. Buon viaggio, Carletto!
L'autore
- Modenese, classe 1963, con i suoi oltre 4000 album di calcio è considerato il più importante collezionista al Mondo di questo tipo di materiale. Dal 2010 ha cominciato a fare mostre in Italia e non solo, i maggiori network mondiali hanno parlato di lui, dalla CNN, alla BBC, da L’Equipe a FouFouTwo. Ha un grande sogno: creare il primo e unico museo al Mondo di figurine di calcio.
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