Come ogni altro corpo, quello del paesaggio potrebbe essere considerato un tipo di testo, un testo materiale intriso di significati e messaggi da leggere e decifrare. È il primo racconto che noi esseri umani conosciamo e che, attraverso le relazioni di potere e gli equilibri biologici, condizioniamo. In Paesaggio Civile, la studiosa Serenella Iovino ravviva una consapevolezza già presente in tutti noi che tuttavia resta spesso sopita e silente nelle nostre menti. È la consapevolezza secondo cui “ogni atto dell’abitare” sia “un’interpretazione del paesaggio e dell’ambiente” (13). Tra le prime pagine, l’autrice si chiede cosa possa accadere quando ci imbattiamo nella drammatica falsificazione del testo della realtà ed oggi ci troviamo dinanzi ad una realtà che, per quanto nuova, si ripete nei suoi schemi e nei meccanismi di manipolazione e distorsione, in base a chi li interpreta. Infatti, pur essendo ormai noti gli effetti delle nostre azioni, delle scelte alimentari e dello stile di vita adottati, dei vizi di cui non ci disfacciamo e perfino – soprattutto – degli orientamenti politici cui aderiamo, sembra che l’essere umano sia disposto, oggi più che mai, a preservare le proprie scelte a discapito dei principi a tutela dei quali tali scelte dovrebbero essere modificate.
È un tempo di grande sfiducia e indifferenza in cui si ricorre alla prima per proteggere anche le abitudini più dannose, ci si arma poi della seconda nel momento in cui la sfiducia non può più giustificare la dissonanza cognitiva. La mente umana pigra silenzia il senso di colpa appellandosi a ragionamenti semplicistici e fallaci, ipotizza una circolarità delle leggi naturali che non prevede di investire direttamente “la parte giusta del mondo” con conseguenze gravi. Contro la dispersione della responsabilità dei singoli e gli errori di valutazione della realtà viene in soccorso la ricerca della Iovino condotta in un lungo viaggio dal nord al sud della penisola italiana. Esploriamo il paesaggio da una nuova prospettiva partendo dai resti di Gibellina, in Sicilia, fino ad immergerci nell’“inconscio geologico” (64) di Venezia e della sua bellezza anfibia, percorrendo le terre porose di Napoli, quelle ferite e dolenti dell’Aquila e dell’Irpinia e delle Langhe piemontesi, dove il paesaggio vitivinicolo racconta tuttora il proprio passato di liberazione e resistenza alla violenza lenta ai danni dell’alleanza tra umanità e natura. Iovino spezza lo stato di allucinazione in cui vivono molti di coloro che occupano questi territori – e non solo. Riporta i racconti di paesaggi narranti, come nel caso delle colate di cemento lungo le pendici del Vesuvio e le costruzioni abusive che vi sorgono immemori dei drammatici eventi che coinvolsero Pompei ed Ercolano quasi duemila anni fa e colpirono nuovamente quest’area nel 1944. Ecco che in tal senso, a ben vedere, il “paesaggio” non si pone più come una narrazione bucolica intorno alla natura ordinata e ospitante, quanto piuttosto un racconto dall’intreccio ben più complesso che si svolge intorno al rapporto di interdipendenza tra i processi naturali e la presenza umana, con la sua storia politica e le dinamiche sociali. Somiglia molto di più ai paesaggi raccontati da Nuto Revelli nelle lotte contro le oppressioni e le mistificazioni dei territori, un genere di narrazione che Iovino identifica dunque come “pastorale dark” (202). Ogni paesaggio muta se visto in quest’ottica e diviene “civile”, alimentando la tesi prima citata secondo cui “il corpo del paesaggio, insieme a tutti i corpi” che lo popolano e lo alterano, costituisce “un testo, un grande racconto materiale” (11).
Paesaggio Civile giunge in Italia con il Saggiatore nel 2022 ma nasce nel 2016 in un contesto anglofono come Ecocriticism and Italy: Ecology, Resistance, and Liberation. Ha vinto il Book Prize della American Association for Italian Studies e lo MLA Aldo and Jeanne Scaglione Prize for Italian Studies. È un manifesto in veste di saggio che scardina brillantemente i falsi miti sull’incorruttibilità dei paesaggi che abitiamo, scioglie i sortilegi dell’indifferenza e della sfiducia, corrobora la percezione delle nostre responsabilità civili e sociali in ogni scelta o atto compiuto, un esito condensato nel sottotitolo dell’opera: Storie di ambiente, cultura e resistenza. Qui, la Iovino alterna le proprie ricerche alle testimonianze di autori come Italo Calvino, Thomas Mann o Curzio Malaparte. Esplora varie iniziative che hanno coinvolto molti artisti nella rappresentazione dei paesaggi scolpiti da eventi catastrofici, come nel caso del grande Cretto di Alberto Burri, in Sicilia, o dalla mano umana come il monumento al Vignaiolo, una scultura in bronzo dall’elevato valore simbolico. Commissionata dalla popolazione de La Morra e di tutte le Langhe, questa fu realizzata da Antonio Munciguerra nel 1972 ma è stata poi trafugata ed è andata perduta nel 2018.
Quello riportato dalla Iovino, dagli autori e artisti che cita è un mondo che si discosta dalla sfera dell’immaginazione, una guida alla riscoperta di ciò che circonda e determina noi stessi e la nostra casa, in cui nasciamo, agiamo, reagiamo e moriamo. È un viaggio di crescita personale, di riconsiderazione del paesaggio-testo che alteriamo e insieme al quale noi stessi veniamo alterati socialmente e fisicamente. Attraverso le sue parole ci immergiamo nella dimensione della corporeità, familiarizzando con questo concetto in quanto nuovo, sempre aperto e sempre trans-corporeo composto da elementi che si mescolano incessantemente, si sovrappongono e comunicano, rendendoci parte di tutte le ibridazioni che abitano il mondo.
Imparare a leggere il territorio vuol dire imparare a cambiare la nostra attitudine nei suoi confronti e correggere i nostri errori di valutazione vuol dire smettere di tradirlo. Oggi tutto questo è ancora possibile, oltre che necessario.
L'autore
- Nasce in Salento, tra ghirigori scogliosi e ulivi secolari, compagni fedeli di fantasticherie e principio fondamentale del suo amore per l'immaginazione. Si specializza in Letterature Comparate a Perugia. Quella letteraria è la sorgente da cui si irradiano tutti i suoi interessi: vagare nella natura, scrivere e disegnare.