I dieci anni del pontificato di Francesco rappresentano l’occasione per un bilancio e, al contempo, anche una ricorrenza in cui si delineano scenari futuri. Cosa può ancora dire il Papa che viene dall’altra parte del mondo alla Chiesa? Si può immaginare che i prossimi anni siano segnati da qualche appuntamento importante. Tra questi il Giubileo del 2025 riveste un posto di primo piano. Il precedente, quello del 2015, era dedicato alla Misericordia quale via della Chiesa nel nuovo millennio. Era la strada già percorsa da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, come confermerà Ratzinger, dopo le sue dimissioni, nella sua intervista del 16 marzo 2016 al gesuita Jacques Servais:
Per me è un “segno dei tempi” il fatto che l’idea della misericordia di Dio diventi sempre più centrale e dominante […]. Papa Giovanni Paolo II era profondamente impregnato da tale impulso, anche se ciò non sempre emergeva in modo esplicito. Ma non è di certo un caso che il suo ultimo libro, che ha visto la luce proprio immediatamente prima della sua morte, parli della misericordia di Dio. A partire dalle esperienze nelle quali fin dai primi anni di vita egli ebbe a constatare tutta la crudeltà degli uomini, egli afferma che la misericordia è l’unica vera e ultima reazione efficace contro la potenza del male. Solo là dove c’è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza. Papa Francesco si trova del tutto in accordo con questa linea. La sua pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli ci parla continuamente della misericordia di Dio. È la misericordia quello che ci muove verso Dio, mentre la giustizia ci spaventa al suo cospetto. A mio parere ciò mette in risalto che sotto la patina della sicurezza di sé e della propria giustizia l’uomo di oggi nasconde una profonda conoscenza delle sue ferite e della sua indegnità di fronte a Dio. Egli è in attesa della misericordia. Non è di certo un caso che la parabola del buon samaritano sia particolarmente attraente per i contemporanei.
Per Benedetto XVI “è la misericordia quello che ci muove verso Dio”. Questo spiega perché Ratzinger abbia iniziato il suo pontificato con l’enciclica Deus caritas est, una scelta non casuale. Una scelta condivisa pienamente dal suo successore per il quale la misericordia appare, oggi più che mai, come la via maestra verso la fede. Questa prospettiva lascia, forse, indovinare quale potrebbe essere la preoccupazione del Pontificato nei prossimi anni, quelli che ci separano dal Giubileo del 2025: tracciare il sentiero verso la fede per gli uomini del terzo millennio. Nel caso di Francesco si tratterebbe di una duplice ripresa di un tema che si pone all’inizio del suo Magistero. Da un lato abbiamo la enciclica Lumen fidei, edita nel 2013, il cui testo già elaborato in larga misura da papa Benedetto è stato ampliato e pubblicato poi da Francesco. Frutto della collaborazione tra due papi esso reca in sé la preoccupazione per la rinascita della fede nel mondo contemporaneo profondamente segnato dai processi di secolarizzazione. Una rinascita che il Giubileo del 2015, così come l’intervista di Ratzinger a Servais, lega alla Misericordia. Alla Caritas in veritate, la lettera enciclica di Benedetto del 2009, dovrebbe allora idealmente seguire una Veritas in caritate.
Il Giubileo del 2025 consentirebbe, in tal modo, la ripresa di un punto chiave di Evangelii gaudium, l’Esortazione apostolica del 2013 vero manifesto del Pontificato di Bergoglio: quello del primato del Kerygma sulla dottrina morale. Come scrive il Papa:
Una pastorale in chiave missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere. Quando si assume un obiettivo pastorale e uno stile missionario, che realmente arrivi a tutti senza eccezioni né esclusioni, l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa. Tutte le verità rivelate procedono dalla stessa fonte divina e sono credute con la medesima fede, ma alcune di esse sono più importanti per esprimere più direttamente il cuore del Vangelo. In questo nucleo fondamentale ciò che risplende è la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto. […] Tutte le virtù sono al servizio di questa risposta di amore. Se tale invito non risplende con forza e attrattiva, l’edificio morale della Chiesa corre il rischio di diventare un castello di carte, e questo è il nostro peggior pericolo. Poiché allora non sarà propriamente il Vangelo ciò che si annuncia, ma alcuni accenti dottrinali o morali che procedono da determinate opzioni ideologiche. Il messaggio correrà il rischio di perdere la sua freschezza e di non avere più “il profumo del Vangelo”.
Evangelii gaudium invitava, in tal modo, a porre l’annuncio cristiano prima delle implicazioni etiche, lo spirito missionario prima delle culture wars dominanti in tanta parte del cattolicesimo odierno. In ciò l’Esortazione riprendeva il documento della grande Conferenza dell’episcopato latino-americano, celebratosi ad Aparecida il 13-31 maggio 2007 sotto la guida del cardinal Bergoglio. Nei paragrafi 11 e 12 il documento, riferendosi ad una Chiesa missionaria, recitava:
È necessario confermare, rinnovare e rivitalizzare la novità del Vangelo, radicata nella nostra storia, a partire da un incontro personale e comunitario con Gesù Cristo, che susciti discepoli e missionari. Questo non dipende tanto da grandi programmi e strutture, quanto piuttosto da uomini e donne nuovi, che incarnino tale tradizione e novità, come discepoli di Gesù Cristo e missionari del suo Regno, protagonisti di vita nuova per un’America Latina che vuole reincontrare se stessa con la luce e la forza dello Spirito. Non può resistere agli urti del tempo una fede cattolica ridotta ad un bagaglio di conoscenze, a un’elencazione di alcune norme e proibizioni, a pratiche frammentate di devozioni, a un’adesione selettiva e parziale alle verità di fede, alla partecipazione occasionale ad alcuni sacramenti, alla ripetizione di principi dottrinali, a moralismi blandi o esasperati, che non trasformano la vita dei battezzati. La minaccia più grande per noi “è il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale in apparenza ogni cosa procede normalmente, ma in realtà la fede si logora e decade nella meschinità”. Tocca a noi “ricominciare da Cristo”, riconoscendo che “all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.
La Chiesa di Aparecida, come quella di Evangelii gaudium, è una Chiesa missionaria, una Chiesa che comunica e testimonia la fede in Cristo al mondo. Il secondo Giubileo del Pontificato potrebbe essere l’occasione per riproporre questo grande tema al mondo di oggi.
L'autore
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Massimo Borghesi è professore ordinario di Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione, dell'Università di Perugia.
Si è laureato in filosofia all’Università di Perugia, nel 1974, con una tesi su Hegel guidata dal prof. Armando Rigobello. Dopo la tesi si è trasferito a Roma dove tuttora risiede. Dal 1984 al 1992 è stato ricercatore in filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma-Tor Vergata e successivamente, dal 1992 al 1996, professore associato di Storia della filosofia morale presso la Facoltà di Magistero dell'Università di Lecce. Ha insegnato, dal 1981 al 2007, Estetica, Etica, Teologia filosofica, presso la Pontificia Università S. Bonaventura in Roma dove è stato, dal 2000 al 2002, direttore della “Cattedra Bonaventuriana”. Dal 2008 al 2017 ha insegnato Filosofia e religione presso la Pontificia Università Urbaniana. E’, dal 2019-21, coordinatore del Dottorato di ricerca in Etica della Comunicazione, della Ricerca Scientifica e dell’Innovazione Tecnologica, presso l’Università di Perugia.
E' membro del consiglio scientifico della rivista Studium, dove coordina la sezione “Filosofia on-line”. E’ consulente della rivista Humanitas. Revista de antropología y cultura della Pontificia Universidad Católica del Cile. Fa parte del Comitato Scientifico del Centro Internazionale Studi su Pascal (CISP) dell’Università di Catania. E’ membro del Comitato Scientifico ed Editoriale del Nuovo Giornale di Filosofia della Religione.È membro, dal 2006, del Comitato editoriale delle Edizioni Studium, dove dirige la Collana filosofica “Interpretazioni”. È stato membro, dal 1984 al 2002, del comitato di redazione della rivista Il Nuovo Areopago; dal 1984 al 2012 della rivista internazionale 30 Giorni; editorialista, dal 2005 al 2011, del quotidiano L'Eco di Bergamo.
Relatore in molti convegni, in Italia e all'estero, i suoi volumi sono tradotti in varie lingue.
Nel 2013 ha ricevuto il premio Capri-San Michele per il volume Augusto del Noce. La legittimazione critica del moderno edito da Marietti.
Nel 2017 ha pubblicato il volume Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Jaca Book, Milano 2017, cui sono seguite le traduzioni in lingua inglese, spagnola, portoghese, polacca, croata, tedesca.
E' autore delle seguenti monografie: La figura di Cristo in Hegel, Studium, Roma 1983; Romano Guardini. Dialettica e antropologia, Studium, Roma 1990 ( 2° ediz. 2004); L’età dello Spirito in Hegel. Dal Vangelo “storico” al Vangelo “eterno”, Studium, Roma 1995; Posmodernidad y cristianismo, Encuentro, Madrid 1997; Il soggetto assente. Educazione e scuola tra memoria e nichilismo, Itacalibri, Castel Bolognese (RA), 2005 (Edizione spagnola, Encuentro, Madrid 2005; UCSS, Lima 2007); Secolarizzazione e nichilismo. Cristianesimo e cultura contemporanea, Cantagalli, Siena 2005 (Edizione spagnola, Encuentro, Madrid 2007); L’era dello Spirito. Secolarizzazione ed escatologia moderna, Studium, Roma 2008; Maestri e testimoni, Edizioni Messaggero, Padova 2009; Augusto Del Noce. La legittimazione critica del moderno, Marietti, Genova-Milano 2011; Critica della teologia politica. Da Agostino a Peterson. La fine dell’era costantiniana, Marietti, Genova-Milano 2013; Senza legami. Fede e politica nel mondo liquido: gli anni di Benedetto XVI, Studium, Roma, 2014; Luigi Giussani. Conoscenza amorosa ed esperienza del vero. Un itinerario moderno, Edizioni di Pagina, Bari, 2015; Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Jaca Book, Milano 2017; Hegel. La cristologia idealista, Studium, Roma, 2018; Romano Guardini. Antinomia della vita e conoscenza affettiva, Jaca Book, Milano, 2018; Modernità e ateismo. Il dibattito nel pensiero cattolico italo-francese, Jaca Book, Milano 2019; La terza età del mondo. L’utopia della seconda modernità, Studium, Roma 2020; Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e ospedale da campo, Jaca Book, Milano 2021(Edizione inglese, Liturgical Press, Collegeville [Minnesota] 2021, Edizione spagnola, Encuentro, Madrid 2022); Il dissidio cattolico. La reazione a Papa Francesco, Jaca Book, Milano 2022.
Per un approfondimento del suo pensiero si cfr l’intervista a Serena Meattini: Il libro su Bergoglio e la mia formazione intellettuale, in <>, 27-02-2019 (http://www.insulaeuropea.eu/2019/02/27/il-libro-su-bergoglio-e-la-mia-formazione-intellettuale-serena-meattini-dialoga-con-massimo-borghesi/).
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