Nato a Pisa nel 1930 e scomparso a Milano il 9 dicembre 2022, Gian Carlo Ferretti aveva iniziato giovanissimo a lavorare a Milano, nell’ambito del giornalismo comunista, dapprima alla rivista mensile Il calendario del popolo, poi al quotidiano l’Unità. Tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta aveva avviato, dopo anni di studi critici intorno ad alcuni Autori letterari del Novecento italiano, le prime analitiche indagini sul mercato del libro nel nostro Paese, pubblicandone i risultati sull’Unità, sul Contemporaneo, su Rinascita.
Queste inchieste avevano evidenziato come il suo interesse principale, pur incentrandosi ora intorno ai meccanismi dell’industria editoriale, rimaneva quello del ruolo dell’Autore come intellettuale, ma calato nella produzione mercantile dei suoi testi. Il risultato più proficuo e innovativo di queste riflessioni si era consolidato nel libro del 1979 Il mercato delle lettere. Industria culturale e lavoro critico in Italia dagli anni Cinquanta ad oggi, pubblicato da Einaudi. Il volume si apriva non casualmente con una citazione di Benjamin tratta dal suo libro L’autore come produttore che racchiudeva il senso specifico del lavoro di Ferretti e poneva con forza e chiarezza un’esigenza per lui ancora irrisolta in quegli anni, cioè che l’intellettuale «non deve rifornire l’apparato di produzione senza nello stesso tempo trasformarlo, nella misura del possibile, nel senso del socialismo». Lo scrittore può dare, cioè, le opere più eversive o più innovative, ma se non si pone contemporaneamente il problema di come queste opere vengono prodotte, confezionate, veicolate, il problema non si risolve e lo scrittore e il critico sarà sempre il fornitore di un prodotto che verrà poi confezionato veicolato etc. senza la sua minima partecipazione. Era un libro, questo di Ferretti, non solo provocatorio, ma anche propositivo nel quale si fondevano attivamente critica letteraria, militanza politica ed esperienza editoriale.
Con il passaggio ad altre stagioni storiche, Ferretti si dedicava maggiormente alla storia dell’editoria, pur sempre con l’ottica di intrecciare con critica attenzione il progetto editoriale, singolo o aziendale, con la produzione, il mercato e la veicolazione del prodotto. Nasceva così, agli inizi degli anni 2000, la sua Storia dell’editoria letteraria in Italia (1945-2003), dentro una collana volutamente “popolare” come la PBE. Nel suo lavoro Ferretti ripercorreva protagonisti e apparati, modelli e progetti tra cultura e politica, il mutamento dei lettori e le trasformazioni del mercato: un grande affresco informativo e critico al tempo stesso.
L’ultimo decennio di vita è straordinariamente prolifico: escono, soprattutto presso la casa editrice novarese Interlinea, raccolte di saggi, interviste e riedizioni. Eppure è stupefacente come alla soglia dei novant’anni Ferretti era riuscito ancora a dar vita ad uno dei suoi libri più belli, dedicato ad una delle esperienze editoriali del Novecento da lui ben conosciuta, così come conosciuto gli era il suo protagonista: «Il Politecnico» di Elio Vittorini. Per essendo tra le iniziative editoriali più studiate, Ferretti era riuscito in questo suo ultimo lavoro (L’altra Italia del Politecnico di Vittorini attraverso la posta dei lettori, 2021) a individuare nel periodico diretto dallo scrittore siciliano, una dimensione mai studiata con attenzione: le lettere che soprattutto giovani lavoratori e studenti di ogni parte d’Italia (giovani di belle speranze, potremmo dire: da Brera a Ceronetti, da Sciascia a Del Boca) inviavano al Politecnico, esprimendo partecipazione, condivisione o critiche feroci.
Da ultimo, non si può non ricordare il suo lavoro dentro una specifica casa editrice, gli Editori Riuniti. Qui Ferretti aveva saputo dar vita, tra la metà degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, ad una delle collane letterarie più originali di quegli anni, “I David”, collana di letteratura e di narrativa italiana e straniera novecentesca tra novità e riproposte e caratterizzata da un alto livello e da una grande varietà e apertura.
Avendo conosciuto Gian Carlo Ferretti sin dagli anni Settanta e godendo della sua sincera amicizia e stima, ho potuto rendermi conto di quanto egli vivesse tutte queste sue fasi creative con grandissima capacità critica e con enorme scrupolo professionale. L’augurio è che il suo immenso e ordinatissimo archivio venga messo a disposizione degli studiosi e del pubblico più vasto il prima possibile. È una miniera da esplorare il cui preziosissimo contenuto non deve andare assolutamente disperso.
L'autore
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Marzio Zanantoni lavora da oltre trent’anni all’interno dell’industria editoriale. Nello stesso tempo ha svolto ricerche e studi sulla cultura italiana tra Otto e Novecento, sulle figure del primo marxismo italiano (in particolare Antonio Labriola e Antonio Gramsci), e intorno alla storia dell’editoria nel nostro Paese, indagando a fondo, in particolare, la biografia intellettuale e politica di Albe Steiner.