Dopo l’esposizione dedicata agli amuleti, questa mostra intende focalizzare l’attenzione su un argomento ancora oggi di grande attualità ed illustrare tematiche, quali la maternità e la prima infanzia, sia nel Mondo Antico che attraverso la Collezione Bellucci, con un taglio antropologico, iconografico/iconologico e storico, attento al racconto museale e alla protezione e alla cura della donna e del bambino, agli aspetti della tradizione e delle credenze popolari.
Presso il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria sono conservati ex voto raffiguranti uteri e mammelle, donne che allattano, bimbi in fasce e infanti nei primi anni di età, sia in terracotta che in bronzo, e di recente è stato affrontato in modo sistematico il restauro dei materiali votivi etrusco-romani provenienti da Grotta Lattaia, sulla Montagna di Cetona, una cavità carsica – segnalata già nel 1798 dal naturalista pientino Giorgio Santi e scavata tra 1939 e 1940 da Umberto Calzoni -, che deve il suo nome alla credenza popolare delle proprietà galattofore delle acque gocciolanti da stalattiti, credenza documentata ancora nel secolo scorso.
Questi reperti saranno accompagnati da pezzi presenti nella Collezione Bellucci, ricchissima e organica raccolta di amuleti, oggetti terapeutici e strumenti magico-religiosi, prodotti e utilizzati soprattutto all’interno della fascia folclorica del centro e sud Italia, tra fine Ottocento e primi anni venti del Novecento, un eccezionale strumento didattico per avvicinare le nuove generazioni alla conoscenza del mondo e delle tradizioni popolari.
La Mostra propone accostamenti tra amuleti contemporanei e materiali archeologici, riunendo idealmente le due anime più significative e identitarie del Museo, che fin dal suo nascere, non è stato semplicemente il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, ma un magnifico contenitore (il complesso Monumentale di San Domenico) di raccolte e collezioni dedicate alle testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente, dalla Preistoria alla Contemporaneità. E gli amuleti o gli ex voto fissano nella materia i riti connessi al loro uso e i miti che li hanno fondati che possiamo ricostruire anche grazie alle fonti letterarie e alle ricerche di Giuseppe Bellucci. Di alcuni, come le pietre sonanti, già diffuse nel mondo classico nel racconto dell’aquila che senza di esse non può allevare i piccoli, o il corallo e la Gorgone, se ne rintraccia la presenza costante nei secoli, per altri quali il pelo di tasso, perso il racconto mitologico, è più difficile ripercorre i nessi associativi che hanno sottratto le parti dell’animale alla loro primaria natura dotandole di potere antistregonico.
In ogni caso il taglio proposto non vuole fornire rigidi modelli interpretativi o precostituire letture obbligate. Vuol far parlare gli oggetti proponendo suggestioni e chiavi di lettura indotte e stimolate dal confronto tra epoche e civiltà diverse (etrusca, romana, egizia, contemporanea), dal bisogno innato e universale di protezione, dal tentativo dell’essere umano, perpetrato in ogni tempo, di affrancarsi dalla natura corporea e dolente del mondo.
Questo tentativo “trasversale” e per così dire “universale” di indagine dell’Uomo e delle sue più profonde necessità e paure, è sottolineato dal titolo della mostra, che ripropone un mito, ben conosciuto in ambito etrusco, secondo cui la Galassia, la Via Lattea, la nostra “madre cosmica”, nasce dal latte che Era (Uni/Giunone) versò nell’allattare Heracle/Ercole, il primo alimento che nutre tutti gli essere umani e animali permettendone la sopravvivenza e che, per il tramite di una dea e della sua natura femminile e divina, consente all’eroe greco l’immortalità.
La collezione Bellucci
Giuseppe Bellucci (Perugia 1844 – 1921) naturalista e antropologo, più volte rettore dell’Università di Perugia, titolare della cattedra di chimica organica e inorganica, è protagonista dell’impetuoso sviluppo delle scienze naturali e umane nella grande stagione del Positivismo. Nel quadro della sua multiforme e febbrile attività di studioso e ricercatore, ha dedicato alla “questione” degli amuleti un’attenzione continua e appassionata, realizzando in tale ambito un’imponente mole di lavoro, dalle indagini sul campo alla raccolta e catalogazione di materiali, dal loro ordinamento all’illustrazione interpretativa. Dopo la sua morte la collezione passò ai Musei Civici del Comune di Perugia e successivamente allo Stato quando venne istituito l’attuale Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria (MANU). Nella raccolta, esposta permanentemente all’interno del Museo (allestimento curato da G. Baronti e frutto di un accordo tra l’allora Soprintendenza Archeologica dell’Umbria e l’Università di Perugia), sono presenti amuleti contro le calamità naturali quali il fulmine e la grandine; oggetti magico-terapeutici e sezioni dedicate al sincretismo religioso e al rapporto tra amuleti antichi e contemporanei. Una particolare attenzione è riservata ai momenti critici e cruciali di passaggio della vita umana da uno stato ad un altro (fidanzamento, matrimonio, gravidanza e parto, allattamento, cura della prima infanzia) che in ogni tempo, al di là dei mutamenti e dei credo religiosi, hanno spinto l’essere umano a cercare di esorcizzare la paura della morte, del dolore, della malattia, attraverso la ricerca di specifiche protezioni e di pratiche devozionali, magiche, terapeutiche volte ad assicurare salute, serenità, prosperità, benessere, buona fortuna a se stesso e alla propria discendenza.
Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria
La Via Lattea. Maternità ed Infanzia dall’Antichità alla Collezione Bellucci (20 dicembre 2022-30 giugno 2023)
A cura di Mariangela Turchetti
Allestimento di Mariangela Turchetti, Elisa Laschi, Beatrice De Bellis
Orari: da martedì a domenica 8:30-19:30 (orario continuato) ultimo ingresso ore 19:00
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