Può la cosiddetta paraletteratura essere un veicolo di interrogazione e verifica dell’identità, un mezzo per sperimentare e proporre nuove strategie identitarie? Il presupposto di questo volume, curato da Marika Piva (marika.piva@unipd.it ), è che a partire da alcuni generi considerati popolari, non di rado ibridati tra loro, e dalle perenni trasmigrazioni tra media e codici si possono individuare invarianti e cliché ed esaminarne l’impiego nella genesi (o nel dissolvimento) di processi di identificazione in valori e status.
L’analisi di casi paradigmatici in differenti ambiti linguistici permette di scandagliare il moltiplicarsi di strutture ipercodificate, la problematizzazione di immaginari nazionali, la demistificazione di retoriche discorsive e apparati simbolici, le varie forme di distanziamento garantite dalla serializzazione, il mutamento del campo letterario e del mercato editoriale, l’assimilazione e la metamorfosi di modelli provenienti dalle culture altre, le logiche del re-impasto. Autori percepiti come canonici, rappresentanti della letteratura globale o glocale, scrittori più o meno noti di saghe e serie adattano generi e sottogeneri per raccontare i fantasmi di realtà alienate o fantasmatiche, sottopongono canoni e attese di ogni tipo a radicali ripensamenti, impediscono ogni distinzione netta e minano tutte le forme preconcette di gerarchia imponendo di riformulare i parametri di definizione e di valutazione.
L'autore
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