Il primo incontro che ho avuto con Fiorenzo Toso è stato nel 2007, quando venne chiamato come professore nella allora Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Sassari, dove anche io prestavo servizio. L’arrivo era stato preceduto dalla sua fama di esperto di parlate liguri, in cui si era specializzato dopo essersi formato a Saarbrücken, alla scuola di Max Pfister, e a Perugia, dove aveva conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Filologia Romanza e Linguistica Generale.
Quando giunse a Sassari aveva già alle spalle un curriculum imponente, da cui si possono citare alcuni titoli, tra i molti che lo hanno reso noto non solo tra i linguisti ma anche tra il grande pubblico: Vocabolario delle parlate liguri (curato con Giulia Petracco Sicardi e Patrizia Cavallaro, Genova, 1985-1992); Storia linguistica della Liguria. Dalle origini al 1528 (Recco, 1995); Grammatica del genovese (Recco, 1997); La letteratura in genovese. Ottocento anni di storia, arte, cultura e lingua in Liguria (Recco, 1999-2001). I suoi lavori, scritti con l’accuratezza del linguista e con l’amore per la propria lingua, costituiscono un punto di riferimento per la dialettologia e per tutti coloro che si interessano al genovese. Già nel 1981 gli dedicava alcuni versi, significativi del suo sentire:
Tra i ciappi da mæ lengua
me ne vaggo
comme chi va inte roiñe
da seu casa,
e quarchedun de vòtte
l’arreccheuggio
pe intende o cheu de questa tæra
batte.
Tra i cocci della mia lingua / me ne vado / come chi si aggira tra le rovine / della sua casa, // e qualcuno talvolta / lo raccolgo / per ascoltare il cuore di questa terra / che batte (da E restan forme. Versci 1981-1990 / E rimangono forme. Versi 1981-1990, Genova, 2015).
È stata senza dubbio una fortunata coincidenza l’arrivo di Fiorenzo Toso in Sardegna, regione che nella parte sudoccidentale – nelle isole di Sant’Antioco e San Pietro – preserva un dialetto di origine ligure (il tabarchino) da tempo al centro dei suoi interessi. La tutela e la valorizzazione di questa particolare varietà linguistica lo aveva portato alla compilazione del Dizionario Etimologico Storico Tabarchino. Volume I, a-cüzò (Recco, 2004), cui seguirono ulteriori studi, come La Sardegna che non parla sardo (Cagliari, 2012), ed altri lasciati incompiuti a causa della sua precoce scomparsa. Calasetta e Carloforte, dove amava andare per studiare il tabarchino, lo hanno ringraziato conferendogli la cittadinanza onoraria, di cui andava molto fiero.
Quest’uomo, dal volto simpatico e dal sorriso aperto, si fece subito ben volere da tutti, grazie alla sua estrema disponibilità e affabilità non di maniera. Gli studenti percepivano in lui il grande entusiasmo per la disciplina che insegnava e non era certo un caso se molti gli chiedevano di averlo come relatore di tesi.
La sua disponibilità non si fermava agli studenti. Fiorenzo Toso aveva un ottimo rapporto anche con tutti i colleghi, proprio grazie al suo carattere gioioso e aperto, che lo portava a collaborare, con un sorriso, anche al disbrigo delle pratiche meno piacevoli (come le pratiche studenti, di cui si occupava nel suo primo periodo sassarese).
Tra le sue doti maggiori devo ricordare la sua generosità scientifica: dopo una serata in pizzeria, comune tra i molti fuorisede a Sassari, mi suggerì di indagare la toponomastica germanica del suo territorio di provenienza, perché – a suo parere (e così si rivelò in seguito) – era ancora un ambito scientificamente inesplorato.
Questo era Fiorenzo Toso: uno studioso appassionato e brillante, una persona cordiale e disponibile, che condivideva il suo entusiasmo e la sua conoscenza con tutti, sia attraverso pubblicazioni di tipo accademico sia con opere più divulgative, con incontri, convegni e documentari, che rimarranno nella nostra memoria insieme al suo sorriso e alla melodia della sua parlata genovese.
Collaborazioni con Insula europea
Da Genova al mondo. Conversazione con Fiorenzo Toso
Alessandra Cutrì intervista Fiorenzo Toso
Leopardi in genovese, o il senso e il non senso del tradurre in una lingua «minore»
Sulle traduzioni in genovese della Divina Commedia
A centocinquant’anni dalla Colombiade, poema rinascenziale dell’Ottocento genovese
L'autore
- Carla Falluomini insegna Filologia Germanica all'Università di Perugia. I suoi interessi di ricerca principali ruotano intorno alla lingua e alla cultura dei Goti e dei Longobardi.
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