Ancora una volta l’artista Veronica Montanino sollecita la nostra curiosità di amatori e offre emozioni di novità e bellezza, invitandoci a pensare e ad ammirare. L’occasione è stata la mostra Meshwork tenutasi a Bologna dal 13 al 15 maggio 2022 presso il settecentesco e nobile Palazzo Hercolani, promossa da Zefyro- Silaw Tax & Legal e dallo Studio d’Arte Campaiola e curata da Olivia Spatola e Manuela Valentini. Cifra pittorica di Montanino è la metamorfosi nel segno della natura coniugata con l’arte, della quale ben conosce artificio tecnico e unicità dello sguardo e del gesto che crea. Di più non sfugge alla “decorazione”, non declinata in modo antico e tradizionale, ma sentita come sconfinamento, contaminazione e ibridazione, termini di una visione aperta e fluida del reale e del presente, che, grazie a registri visivi e linguaggi, lascia spazio all’immaginazione e all’altrove.
Decorazione per Veronica Montanino significa scegliere un luogo ricco di storia, come sono stati il Palazzo dei Capitani del Popolo ad Ascoli Piceno, l’ex Acquario Romano e il Casino Nobile di Villa Torlonia, il Castello medioevale di Montalbano Elicona in Sicilia, luoghi tutti fortemente connotati, e intervenire, site specific, ravvivando e facendo convivere antico e nuovo, che non si escludano a vicenda, ma si integrino lasciando emergere la dovizia dell’invenzione e i rapporti d’arte. Natura e cultura, qui intesa anche come “coltura”, interagiscono e creano quella magia e quella meraviglia che si provano davanti al continuum del vivere che epifanicamente si manifesta, divenendo potentemente visibili, accendendosi di spessore, di luce e di colore. Tutto sembra, ha osservato Maria Grazia Tolomeo nell’introduzione alla mostra Rami, da lei curata negli anni 2020-2021, “fortemente improntato all’instabilità, al cambiamento e alla trasformazione”, mentre la mobilità delle immagini risponde ad una visione unitaria, che allude al segreto e alla complessità dell’universo.
Si vedano le Escursioni, che in gara con l’ornamento delle pareti, lo inglobano all’interno di un dipinto trasparente, nel quale si addizionano trame diverse di un mondo vegetale e animale che vive e si moltiplica. O ci si fermi davanti a un grande tavolo sul quale un’ampia istallazione suggerisce come un sistema classificatorio, qual è l’Enciclopedia Treccani, possa diventare elemento ornamentale assai originale e costitutivo di una successione, anche questa apparentemente classificatoria, in realtà metamorfica, di vetri di misura diversa, che contengono brandelli ed escrescenze di vita naturale, elaborati dalla mano dell’artista e appaiono quasi inseriti in una wunderkammer da esplorare da angolature diverse.
Ella li trasforma, rispettando le loro forme, ma arricchendoli di materiali extra pittorici, come i tessuti; sottolineandoli coll’esplosione cromatica; aggiungendo piccoli oggetti che possono rimandare alla vita quotidiana e che accrescono la meraviglia e la plasticità del segno. Il pensiero va alla vita della natura nel suo essere e nel suo farsi e divenire; agli elementi di continuità e di sistematicità che la contraddistinguono e ai quali dovremmo guardare, integrandoci in essa e accettando la “reticolarità” che la regola. Le opere di Montanino rivelano l’interesse per un mondo che, pur minacciato proprio dall’uomo, può trovare proprio nell’arte quel processo vivificatore e inventivo che, come nel caso di Colture. Tavolo scientifico (Tecnica mista) della mostra bolognese, che ha al suo centro l’Enciclopedia, conforta sulla continuità della parola, riesplorata dall’alfabeto visivo e dalla sensualità dell’arte.
L'autore
- Gabriella Palli Baroni laureata in Lettere Classiche a Pavia, allieva di Lanfranco Caretti, perfezionata a Chicago e a San Diego sul pensiero scientifico rinascimentale e su Machiavelli, vive a Roma. Scrittrice e saggista, è studiosa di letteratura dell’800 e del 900 ed è critica di letteratura contemporanea. Collaboratrice di «Strumenti Critici», «L’Illuminista», «Il Ponte» e di altre riviste italiane e straniere, si è dedicata in particolare ad Attilio Bertolucci, del quale ha curato il Meridiano Mondadori Opere, le prose Ho rubato due versi a Baudelaire, gli scritti sul cinema e sull’arte, e a Vittorio Sereni, del quale ha curato i carteggi con Bertolucci (Una lunga amicizia. Lettere 1938-1983, Garzanti 1993) e con Ungaretti Un filo d’acqua per dissetarsi. Lettere 1949-1969, Archinto, 2013). Ha inoltre pubblicato l’antologia Dagli Scapigliati ai Crepuscolari (Istituto Poligrafico dello Stato 2000) e Tavolozza di Emilio Praga (Nuova SI, 2008). È autrice di saggi sulla poesia di Amelia Rosselli e ha collaborato al Meridiano L’opera poetica, uscito nel 2012 e al numero monografico XV, 2-2013 di «Moderna» (Serra, 2015). Nel 2020 ha pubblicato di Attilio e Ninetta Bertolucci, Il nostro desiderio di diventare rondini. Poesie e lettere (Garzanti).
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