Ancora troppo poco sappiamo di quelle vie dei canti, mirabilmente indagate dalle narrazioni nomadi di Chatwin, che da sempre hanno accompagnato la storia e l’evoluzione della cultura aborigena australiana. Nel tjukurrpa, o Tempo del Sogno della mitologia aborigena australiana, l’immenso continente australiano era infatti attraversato fin dalla sua creazione dalle impronte ancestrali incise nello spazio fisico, geografico e leggendario di un labirinto di percorsi visibili solamente agli occhi dei popoli che abitavano quelle terre sacre, molto prima delle scoperte di Janszoon, Tasman e Cook.
“Al vecchio luogo di ritrovo della tribù / dietro i gunya dell’accampamento / stasera al chiarore delle stelle / cantavano il canto Wyambi della pioggia. / Era la stagione della raccolta del nardoo / ma ora il nardoo è scarso. Troppa siccità, / l’erba è marrone, gli uccelli non si riproducono, / i torrenti non scorrono, le nuvole sono sparite” (p. 219). Sono versi di Oodgeroo della tribù Noonuccal, che a metà degli anni Sessanta esordiva in poesia col nome anglosassone di Kath Walker. Nell’inglese che le deriva dalla sua eredità meticcia (da padre bianco e madre aborigena) Oodgeroo Noonuccal trasferisce per prima dall’oralità alla scrittura tutto quel patrimonio di storie e canti che formano l’identità viva del suo popolo a partire dall’isola di Stradbroke, nel luminoso Queensland da cui proviene. È ora merito di Margherita Zanoletti, che già da alcuni anni lavora alla traduzione e allo studio dell’opera della Noonuccal, proporre al lettore l’edizione italiana dell’antologia My people (1970), aggiungendo un nuovo tassello prezioso per potersi avvicinare all’opera della poetessa aborigena, già tra i nomi di rilievo della letteratura postcoloniale.
Oltre a un saggio introduttivo, utile per contestualizzare da un punto di vista biografico e tematico l’opera della Noonuccal e un sintetico glossario indispensabile per poter comprendere alcuni riferimenti della cultura aborigena, un testo inedito della scrittrice indigena Alexis Wright apre il volume: “Veniamo da comunità che da sempre hanno una particolare predilezione culturale per l’ascolto di storie; comunità che sanno ascoltare intimamente le storie, raccontare e capire come le storie sono narrate, comprendere in che modo le storie siano ritenute sacre e come ne siamo responsabili. Sono le storie di tutti i tempi, che uniscono l’umanità, il cuore e l’anima di ciò che siamo” (p. 20). È di queste storie e di questi canti che la poesia di Odgeroo Noonuccal si fa strumento sonoro e cassa di risonanza, che si tratti di rivendicare con forza e invettiva politica i diritti negati del popolo aborigeno oppure di fissare sulla carta un rituale canto di pioggia, ancora ripetuto fedelmente dalla comunità: “Pioggia scendi! Pioggia scendi! / gridava in coro la schiera di danzatori, gettando / nell’aria manciate d’acqua / da yorle d’eucalipto battendo i piedi e ondeggiando, / cantando / i ritornelli della pioggia, / mentre dalla schiera Wyambi si elevava / lo scroscio monotono della pioggia” (p. 223).
Ad una civilizzazione spesso incontrollata, che vede la sacralità della terra e della natura calpestata dal dominio della tecnica, Oodgeroo oppone la forza di una tradizione che ancora vive in lei, perché “il passato è tutto intorno e dentro di noi” (p. 281). Così in Municipal gum la poetessa partecipa al dolore della natura, osservando un eucalipto intrappolato nel nero bitume di una strada di città. Anche la semplice visione di un albero privato della propria terra può far nascere un canto di disperazione e di domanda, in una riflessione che diventa corale: “Castrato, domato, una cosa violata, / imbrigliato e sellato, il suo inferno prolungato, / il capo chino e il passo spossato esprimono / la sua disperazione. / Eucalipto municipale, mi fa pena / vederti così / piantato nella tua erba nera di bitume – / o concittadino, / cosa ci hanno fatto?” (p. 197).
L'autore
- Massimiliano Mandorlo è nato a Cattolica nel 1983. Ha esordito con il libro di poesia Mareoltre (Alla chiara fonte 2009) seguito da Luce evento (Raffaelli 2012) e Nella pietra (Moretti & Vitali 2017, Premio Camposampiero). Collabora con le pagine culturali di vari quotidiani e riviste e ha tradotto alcuni poeti australiani per “Poesia” e “Nuovi Argomenti”. È bibliotecario presso l’Università Cattolica di Milano.
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