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Zio Paperone e il centunesimo canto della Commedia di Dante Anatrieri

Secondo appuntamento dantesco, per la Walt Disney, in questo 2021, anno specialissimo per il settecentenario della morte del poeta fiorentino. Dopo l’albo illustrato, uscito a marzo, in concomitanza con il «Dante dì», Paper Dante, in coedizione con la casa editrice Giunti,

la Walt Disney sta proponendo ai suoi lettori, a partire dal numero 3434/ 15.09.2021, una inedita avventura del sommo Dante Anatrieri: Zio Paperone e il centunesimo canto. Soggetto e sceneggiatura di Alessandro Sisti, disegni di Alessandro Perina, distribuita in edicola in più settimane. La storia, ambientata in diverse città italiane, tra il presente e il XIV secolo (Firenze, Padova, Bologna, …), racconta di una grande caccia agli indizi, al fine di impossessarsi del centunesimo canto della Commedia dantesca, mai pubblicato, dimenticato e smarrito. Guida la spedizione italica dei famosissimi paperi della Disney, in questa ricerca del preziosissimo autografo dantesco, il prof Adalbecco Quagliaroli, storico dell’arte, già noto ai lettori della Disney, per altre avventure, come la scoperta dei segreti artistici di Leonardo da Paperdinci, e, successivamente, di quelle legate a Paparello Sanzio.

Adalbecco, facendo ordine in un suo casolare di campagna, rinviene carte antiche, interpretando le quali è possibile risalire a un inedito canto del poema di Dante Anatrieri. Zio Paperone, che ha fiutato l’affare, ha lasciato in tutta fretta Paperopoli, in compagnia di Qui, Quo, Qua, e di un eternamente annoiato Paperino, per precipitarsi in Italia.

La storia, in effetti, allude alla dibattutissima questione critica dell’autografo del poema dantesco, che, nel corso dei secoli, ha impegnato fior di studiosi, e che ha pure stimolato molti romanzieri (si veda, per fare un solo esempio, il romanzo di Valerio Massimo Manfredi, L’isola dei morti, del 2004, la cui trama è incentrata proprio sul rinvenimento casuale dell’autografo del poema).

Il prof Adalbecco, che è uno storico dell’arte e non un filologo esperto dantista, prima di lasciarsi andare in facili entusiasmi, consulta, quindi, un esperto dantista, il prof Bargilio Ruspanti, in modo da appurare che gli indizi in suo possesso possano condurlo per davvero, e con una certa ragionevole sicurezza, al rinvenimento del centunesimo canto del poema, inedito e sconosciuto a tutti. Zio Paperone, da par suo, intuisce che una nuova edizione della Commedia di Dante Anatrieri contenente questo canto aggiuntivo sarebbe un grande successo editoriale; quindi, decide di sponsorizzare le ricerche del prof Adalbecco, e dei suoi sodali. Prima tappa della ricerca è la Romagna, Forlì, dove, nel 1304, il poeta aveva trovato inizialmente rifugio, nel suo (lungo) esilio. Per sottolineare la difficoltà della ricerca, il prof Ruspanti fa riferimento alla questione della paternità degli ultimi tredici canti della Commedia, e del loro fortunoso (e miracoloso) rinvenimento. Questione che ha impegnato la critica dantesca già da quando essa fu posta, per la prima volta, da Giovanni Boccaccio, appassionato lettore ed estimatore dell’opera di Dante (cfr. il cap. XXVI del suo Trattatello in laude di Dante, edito per la prima volta nel 1477, con il titolo di Vita di Dante, nel quale si allude a tutto ciò):

I paperi investigatori inforcano specialissimi occhiali, costruiti da Archimede in persona, con il potere di mostrare, a chi li indossa, nitidamente il passato, come se fosse reale, sotto i loro occhi, strade, palazzi, persone, tutto. Per questo loro potere, vengono detti “retrocchiali”.
Il primo episodio di questa storia si chiude con un minaccioso ed enigmatico biglietto, firmato «L’ultimo Guelfo Nero», con il quale viene intimato a Paperon de’ Paperoni e ai suoi compari di non impicciarsi più delle vicende di Dante Anatrieri, e di sospendere la ricerca del centunesimo canto del poema:

Il contesto è quello degli scontri municipali fiorentini tra Guelfi bianchi e Guelfi neri, con il poeta che ne fu vittima illustre. A Firenze, com’è noto, a fine Duecento, i Neri erano espressione di una politica cittadina fedelissima al Papato, con a capo Corso Donati. I Guelfi Bianchi, invece, con a capo Vieri dei Cerchi, sostenevano una maggiore autonomia del Comune di Firenze, rispetto alle ingerenze papali. Carlo di Valois, il primo novembre del 1301, giunse a Firenze, per esplicito mandato di papa Bonifacio VIII, apparentemente con il ruolo di paciere, tra le due fazioni, in realtà per favorire i Neri. Di conseguenza, i Bianchi, tra i quali lo stesso Dante, furono condannati e cacciati dalla città.
Seconda tappa della ricerca sarà la città di Padova, dove, grazie ai retrocchiali, verrà rintracciato Dante, in compagnia di un misterioso personaggio, che poi si rivelerà essere Papietro D’Abano, filosofo, astrologo e medico, professore all’Università di Parigi e all’Università di Padova, tra i fondatori della scienza moderna, amico e ispiratore di Giotto, per il ciclo pittorico del Palazzo della Ragione, a Padova.

Papietro, infatti, condurrà Dante Anatrieri da Giotto di Paperondone, direttamente sul cantiere della Cappella degli Scrovegni:

A passeggio, per Padova, seguendo Dante e Papietro, lungo gli argini del Brenta, Paperino ricorderà a suo zio Paperon de’ Paperoni che Dante aveva scritto delle acque del Brenta, nel suo poema, e in particolare Inferno XV, 7-8:

e quali Padoan lungo la Brenta,
per difender lor ville e lor castelli

[e come i padovani, lungo il Brenta (costruiscono i ripari) / per difendere le loro città e i loro borghi fortificati (castelli)]

In questi versi, Dante stava, infatti, ricordando la grande perizia tecnica dei padovani, nel controllare il flusso delle acque del Brenta (i cui argini verranno paragonati a quelli del fiume infernale Flegetonte, nel VII cerchio, ribollente e di colore rosso sangue).
La tappa padovana, comunque, si rivelerà poco fruttuosa, per la ricerca del centunesimo canto del poema di Dante Anatrieri. Pertanto, il gruppo deciderà di dirigersi verso Bologna (e, poi, verso Verona), per proseguire la ricerca del manoscritto dimenticato e smarrito della Commedia.

(prima parte)

L'autore

Trifone Gargano
Trifone Gargano
Trifone Gargano è professore presso l’Università degli Studi di Bari, con l’insegnamento «Lo Sport nella Letteratura». Ha insegnato «Linguistica italiana» al Corso di Laurea Magistrale in «Scienze della Mediazione Linguistica», e «Didattica della lingua italiana» per l’Università degli Studi di Foggia, e «Storia della lingua italiana» in Polonia (Università di Stettino). È autore di numerose pubblicazioni e collabora con la Enciclopedia Treccani, con il quotidiano «Corriere del Mezzogiorno» («Corriere della sera»), e con diversi blog letterari. Realizza lezioni-spettacolo sui Classici della Letteratura italiana, ed è commentatore televisivo e radiofonico.

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