Il sottosuolo, in tutte le sue modalità, evoca una moltitudine di significati e sentimenti. Analizzando la tipologia di luogo da una prospettiva geografico-morfologica, non di meno sotto il profilo psicologico e sentimentale, è possibile asserire che esso riguarda tutto ciò che ha sede nell’abisso. Questo spazio non solo fisico rappresenta per l’uomo un De Profundis: «un universo tetro dall’orizzonte plumbeo, dove nel buio nuotano la bestemmia e l’orrore», scriveva Baudelaire in De profundis clamavi (I Fiori del male). Il sottosuolo infatti, può manifestarsi in diverse forme, sia come un luogo reale e tangibile, oscuro e profondo – una caverna, una prigione, una cantina – sia come un luogo che prefigura una condizione di isolamento, uno spazio psicologico, sociale, o una sensazione di angoscia e di smarrimento. La dimensione sotterranea è in ogni caso strettamente connessa con la morte ed è stata esteriorizzata in diverse forme dall’uomo nel corso della storia.
La mitologia e la religione, in primis, mostrano come si tratti di una componente archetipica nell’uomo, fondamentale passaggio per la costruzione anche di un’identità collettiva. L’uomo infatti, si è legato sin da subito simbolicamente alla terra. Uno dei primi simboli di identificazione nel sottosuolo è quello della caverna come dimostra ad esempio, quanto espresso da Platone nel mito assai conosciuto della caverna, dove il sottosuolo è rappresentato come strumento di prigionia, di isolamento. Nella tradizione religiosa, invece, il tema del sottosuolo è molto presente soprattutto nelle cerimonie di iniziazione o nelle pratiche di sepoltura. Lo stretto rapporto tra la dimensione sotterranea e la morte è testimoniato dalle necropoli, dimora dei morti, luogo di sentimenti contrastati tra paura e culto. Molti tra i miti di fondazione di religioni o di società hanno come punto di partenza il passaggio negli inferi: sottosuolo per antonomasia. Sono molteplici gli esempi nella cultura non solo occidentale, che testimoniano un divenire storico facendo degli archetipi dei fatti storici. Così avviene, tra molti, con il mito si Persefone-Core o con le due divinità fondanti dello shintoismo (Izanami e Izanaghi). Gli studi di Jung, in Ricordi Sogni Riflessioni raccolti da Aniela Jaffè (1965), mostrano come ci sia un archetipo collettivo che accomuna tutti gli uomini di una società, ma anche che ce ne sia uno suo personale che lo porta nelle profondità più remote di se stesso.
Discipline come l’antropologia o la psicologia hanno confermato come questo luogo abbia un’importanza ancestrale. Nella teorizzazione dei luoghi psichici esposta in Al di là del principio di piacere (1920) e L’Io e l’Es (1923), Freud individua una zona, l’Es, in cui nascono le pulsioni di morte del soggetto, una zona oscura, inconscia e innata, definibile come un sottosuolo interiore. La metafora del sottosuolo si deve tuttavia a Jung che nei suoi studi di “psicologia dal profondo”, indaga le profondità dell’inconscio umano.
I filosofi interpretano il sottosuolo come la negazione di ogni eterno, la confutazione del dogma in una visione nichilistica del mondo. È emblematico in questo senso, il pensiero di Nietzsche, che fa del sottosuolo un luogo di passaggio necessario affinché l’uomo possa riconoscersi in sé e nel mondo. Il filosofo tedesco intraprende personalmente un viaggio nel sottosuolo, metafora della parte più oscura di sé, arrivando a definirsi “essere sotterraneo”. Il sottosuolo in Nietzsche diventa un passaggio necessario, un male inevitabile da affrontare, affinché un soggetto possa trovare un proprio spazio (anche interiore) nel mondo. A partire dalle teorie nietzschiane, si può dunque delineare il profilo dell’“uomo del sottosuolo”: abitante di un universo sotterraneo, fortemente rivale nei confronti degli altri e di sé stesso, idealista frustrato.
La dimensione del sottosuolo ha rivestito un ruolo importante anche nella letteratura, talvolta come ambiente primario, come meta finale di un percorso tortuoso, altre volte come la dimensione interna di un vuoto inesprimibile. La figura dell’uomo del sottosuolo, è introdotta in maniera esplicita per la prima volta da Dostoevskij in Memorie dal sottosuolo. Tuttavia, il tema del sottosuolo era già presente nella letteratura, nei romanzi di avventura di Jules Verne o in quelli di formazione come Alice nel paese delle meraviglie. Nell’opera di Dostoevskij, il sottosuolo assume una funzione importante ai fini della caratterizzazione del protagonista: un uomo orgoglioso e pieno di rancore che non accetta la società in cui vive e alla quale non può e non vuole adattarsi. Egli è un soggetto con tendenze sadomasochiste si esprime in un monologo delirante attaccando la società e persino il proprio uditorio. L’uomo del sottosuolo dostoevskijano segna un punto di partenza, oltre che per il percorso personale dell’autore, di un processo che vede sempre più autori attingere a questa tematica, come, fra gli altri, Kafka ed Herman Hesse. È possibile dunque definire il sottosuolo come un tema della letteratura, sia per la sua ricorrenza sia per il suo carattere archetipico, anche perché, come ogni tema, fa riferimento tanto all’inconscio collettivo, quanto all’espressione dell’autocoscienza e della responsabilità critica.
Quello del sottosuolo è un tema molto caro alla modernità percepita come tempo di crisi e isolamento dell’uomo che, dopo le terribili esperienze belliche, ha la concezione di mondo dilaniato e prende sempre più le distanze dalla società. Questo è ciò che avviene ad esempio, in The Waste Land di Eliot e in La Tana di Kafka.
Nel corso della storia della letteratura il tema è apparso nelle sue diverse forme, ma a differenza di come avviene nel romanzo ottocentesco, i personaggi letterari non si qualificano più per il loro agire sociale, ma per la loro vita interiore, per il loro tormento psicologico che giunge dal profondo, appunto dal sottosuolo. La dimensione si fa dunque interiore, così ambienti come la caverna, l’antro, la cantina, non si incontrano quasi più come luoghi fisici ma come ambienti psicologici. L’angoscia, la frustrazione e tutte le sensazioni percepite dall’uomo del sottosuolo diventano addirittura motivo artistico durante il decadentismo. Inizia così un processo di esteriorizzazione del sottosuolo in cui le inquietudini dell’uomo vengono portate all’esterno e si manifestano anche in forme macabre. I dolori e le pene non sono più confinati solo in cantina ma portati in soffitta, come fa Dorian Gray con il suo ritratto.
In epoca postmoderna, il sottosuolo assume altre forme pur mantenendo gli stessi significati, si materializza ulteriormente insieme alla nascita delle grandi città, che diventano a loro volta cattedrali alla cui base si diramano i diversi sottosuoli. Con il mercato globalizzato, l’uomo è investito da una moltitudine di merci, di oggetti e di informazioni che gli fanno perdere l’orientamento e il contatto con la realtà. In un contesto capitalista, immagini come quelle dell’immondizia e dell’accumulo di merci, della deriva, dello smarrimento, della perdizione diventano la metafora del sottosuolo. Le città, che si mostrano come micro-mondi, hanno zone d’ombra difficoltose e disagiate che vengono rappresentate nella letteratura, ma anche nel cinema, come sottosuoli. Negli Stati Uniti, dagli anni Sessanta in poi, nasce una vera e propria cultura Underground che prende dal nome anche i sentimenti che esso porta con sé. Il termine, con cui per la prima volta Marcel Duchamp aveva chiamato il movimento, rifiutava il mondo e si rifugiava negli anfratti della società, tutto attraverso un’arte che doveva diventare “sotterranea”. I sottosuoli di un mondo multiforme e inafferrabile sono narrati ad esempio in Underworld da DeLillo, che aveva già percorso la strada per il sottosuolo in altre opere come ad esempio in La stella di Ratner.
Nella contemporaneità le dimensioni del mondo si restringono e il senso di soffocamento percepito dall’uomo conduce al bisogno di creare nuovi mondi paralleli. Gli universi alternativi e mondi fantastici sono alcune delle molte forme in cui Murakami ha rappresentato il sottosuolo. Lo scrittore giapponese, che si caratterizza per la forte occidentalizzazione, attua un vero e proprio processo di materializzazione del sottosuolo. Il tema è infatti ben presente in Murakami che spiega il luogo da cui attinge gli spunti per i suoi romanzi con la metafora della casa e dei suoi sotterranei, tema affine a quella di Jung. Il passaggio a mondi paralleli avviene sempre – e in diversi modi – nei romanzi dello scrittore giapponese attraverso il sottosuolo, in particolar modo evidente in La fine del mondo e il paese delle meraviglie – che già dal titolo rievoca il capolavoro di Lewis Carroll – e L’uccello che girava le viti del mondo.
Per sottosuolo dunque intendiamo il fardello che ogni uomo porta nell’anima, un peso che lo spinge sempre più a fondo togliendogli respiro. Il sottosuolo è anche un luogo buio, angusto o la sede del riposo eterno, o «stanze d’eterno lutto in cui vecchi rantoli vibrano, rimandano gli echi dei vostri De profundis» per dirla ancora con Baudelaire che così si esprimeva in Ossessione (I Fiori del male). Spingersi volontariamente nel sottosuolo non è mai una strada semplice da percorrere, anche se il più delle volte è obbligata. Scavare nel sottosuolo è un’operazione che sporca, corrompe e consuma perché quella è la sede del vero, e per arrivare al vero bisogna frantumare le illusioni. Una sede che inoltre è un passaggio necessario affinché si renda possibile l’affermazione e la redenzione dell’uomo.
Con Memorie dal sottosuolo, Dostoevskij apre la strada a una tematica utilizzata in varie sfumature. Nella tradizione letteraria è quindi possibile rintracciare la tematica del sottosuolo in molti autori e sotto diversi aspetti e conformazioni, tanto che il tema si potrebbe isolare e concepirlo come un vero e proprio filone letterario. Molti, come si è visto, sono gli autori che potrebbero essere annoverati in questa “corrente letteraria”, a partire da Dostoevskij il quale, proprio nel finale di Memorie dal sottosuolo, con piena consapevolezza, così si espresse: «ma basta; non ho più voglia di scrivere “dal Sottosuolo”» (Memorie dal sottosuolo, a cura di Igor Sibaldi, Milano, Mondadori, 2016, p. 174).
L'autore
- Samuele Di Saverio laureato alla magistrale presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna con una tesi dal titolo De profundis: Manifestazioni del sottosuolo. Dostoevskij, DonDelillo, Murakami, a.a. 2016/2017, relatore F. Amigoni. Parte della tesi è stata interpretata dall’artista Isabella Ciaffi in un libro d’artista. Collabora con la prof.ssa Maria Gioia Tavoni alla realizzazione di una monografia sull’artista Roberto Gianinetti.