L’8 settembre è la data che stabilisce il cambio d’anno nel calendario patafisico, per la semplice ragione che è il giorno in cui nacque Alfred Jarry, fondatore della Patafisica, la Scienza delle Scienze. Ed essendo egli nato a Laval nel 1873 ne discende che l’8 settembre 2020 – giorno riconosciuto come capodanno patafisico, si passa dal 147 al 148 dell’Era patafisica.
Tralasciamo qui cosa sia la Patafisica, per un’oggettiva difficoltà definitoria che affligge anche coloro che fanno parte delle gerarchie. Brevemente: ha preso forma alle soglie del Novecento grazie alla sulfurea inventiva di Jarry ed è la scienza che tutte le altre include e illustra; è tale la sua grandezza da aver dato vita in Francia a un Collége de Pataphysique, in Italia a un Collage de Pataphysique e in giro per il mondo a un numero imprecisato di società di ricerche erudite e dolorosamente inutili. Per usare la nitida non-definizione che Jarry stende in Guignol: «La Patafisica è una scienza che abbiamo inventato e il cui bisogno si faceva generalmente sentire».
Ci piace annotare che la Patafisica non è stata inventata da nessuno, è stata soltanto enunciata e portata alla luce da Jarry: esisteva da sempre, essendo la sostanza propria del mondo. Ignari di farlo gli uomini l’hanno sempre praticata, coltivando più l’eccezione che la regola, più il particolare che il generale, sottomettendosi all’influenza dell’immaginario e applicando l’immaginazione alla vita mediante una serie di principi austeri e inflessibili. In certo modo, accade nella Patafisica ciò che Platone teorizza nel Menone, quando dimostra che un giovane domestico ricorda il teorema di Pitagora pur senza conoscerlo: insomma, ogni uomo è portatore inconsapevole di grandi leggi.
In questo articolo indugeremo soltanto sul calendario, senza addentrarci in più rilevanti meditazioni sul significato della Patafisica. Come ogni rivoluzione che si rispetti, essa ha decretato una propria cadenza del tempo, istituendo un lunario singolare. In genere, quando ciò accade è per la volontà un po’ autoritaria di sovvertire il tempo e dare inizio a una nuova epoca. Nel mondo patafisico la ragione di una così rilevante decisione fu invece correlata al giudizio di povertà dei calendari precedenti: nel 1949 il Vice-Curatore Fondatore del Collége de ’Pataphysique, dottor Irénée Louis Sandomir, si accorse della «indescrivibile miseria» di quelli tradizionali e volle lanciarne uno fondato nella ricchezza dell’immaginazione: apparve così la prima edizione del Calendrier pataphysique perpétuel; era l’anno 76 dell’Era Patafisica.
La nascita non fu peraltro originale: il calendario si ispirava a quelli che Jarry aveva pubblicato nei due Almanacchi di padre Ubu. In quello edito da Fasquelle nel 1899 egli introduceva un calendario dei primi tre mesi dell’anno che – pur essendo un classico registro di ricorrenze religiose – tende a giocare per assonanza sui singoli santi o nomi dei giorni. Apertamente patafisica era invece la premessa, in cui Jarry indicava il 1899 come anno riferito alla nascita di Cristo e l’8374 come anno del regno di Ubu; annunciava per l’annata alcune grandi maree, tre eclissi di sole, due di luna e una eclissi parziale di Ubu per il 29, 30 e 31 febbraio.
Non fu quella, ancora, la manipolazione completa del calendario, ma si cominciava a sentire l’odore di grandi cambiamenti. L’evento era infatti in preparazione nella mente di Jarry, e affiorò pienamente poco dopo, nel nuovo Almanacco illustrato di padre Ubu uscito per gli auspici di Ambroise Vollard l’1 gennaio 1901. Un particolare essenziale: l’almanacco annunciava di essere il primo del XX secolo e tuttavia era proprio da quel punto, dall’annuncio del nuovo secolo cristiano, che Jarry faceva partire la nuova formula cronologica. Essa non stravolge l’andamento dei giorni (scorre dall’1 gennaio al 31 dicembre), ma sconvolge invece totalmente l’indicazione delle festività: si parte l’1 gennaio con la festa del decervellaggio e si procede via via – in una fantasmagorica reinvenzione satirica di santi inesistenti e ricorrenze improbabili – fino al 31 dicembre, che però resta un classico san Silvestro.
In altre parole, Jarry preservò la struttura del calendario gregoriano ma si concesse una radicale metamorfosi dei contenuti, consacrando ogni giornata a un personaggio patafisicamente connotato. E così, il 15 febbraio si festeggia santa Crapula; un improbabile san Diavolo il 23 marzo; santa Salsiccia il 29 aprile; san Puré il 31 maggio; sant’Inventario il 29 giugno; santa Farsa il 29 agosto; santa Flanella il 27 settembre e santa Orchidea il 6 dicembre – per citarne solo alcuni. È ovvio che questo stravolgimento implicava un atto blasfemo, e infatti il giorno di Natale è dedicato a san Cappero. Registriamo che il calendario contiene due giorni detti hunyadi, santa Purga il 29 febbraio e santa Fiera il 31 aprile: sono due giorni immaginari ma fondamentali per l’equilibrio della Nuova Era.
Vale anche notare che l’8 settembre, giorno del proprio compleanno, Jarry lo dedicava alla Natività di Ubu, cosa del tutto ovvia se si considera che, nella vita quotidiana, Jarry assumeva l’atteggiamento e il nome del “père Ubu”, sua grande invenzione drammaturgica e primo cenno d’avanguardia in Europa. E l’8 settembre diventerà il fulcro su cui s’incardinerà la travolgente struttura del calendario patafisico perpetuo stabilito dal Collège francese nel 1948 (naturalmente, il nuovo calendario festeggia anche la scomparsa del padre, ovvero l’occultazione di Jarry l’1 novembre, che corrisponde al 27 del mese di Haha). L’articolo 12.2 degli Statuti del Collegio lanciava infatti una maestosa e colossale riforma: «L’Era Patafisica inizia l’8 settembre 1873 che d’ora in poi prende il nome di primo giorno del mese assoluto dell’Anno I della E.P. (Era Patafisica), e a partire dal quale l’ordine dei tredici mesi (dodici di 28 giorni e uno di 29) del Calendario Patafisico è fissato come segue: Assoluto, Haha, Asso, Sabbia, Decervellaggio, Gole, Pedale, Clinamen, Palotino, Merdra, Giduglia, Tatana, Fallo».
L’elenco dei “nuovi” mesi corrispondeva, nell’ordine, ai mesi volgari da settembre in avanti, ma essendoci sfasamenti di rilievo è sempre bene, per chi affronta la materia, avere a disposizione un calendario patafisico. Esso fu pubblicato la prima volta l’11 giugno 1949 (25 Merdra 76), edizione alla quale ne seguirono, con minime variazioni, altre tre (l’ultima nel 1971). Si trattò di uno sconvolgimento che stabilì una diversa cadenza del tempo, che tuttavia si doveva attenere alle stringenti norme del sistema solare. Per tale ragione il calendario è sostanzialmente una trasfigurazione del gregoriano: il tempo viene ora fatto iniziare non più dalla nascita di Cristo, ma dal giorno natale di Jarry, l’8 settembre (Capodanno patafisico). I nomi assegnati ai mesi non sono casuali: si tratta di termini pittoreschi ispirati dall’opera di Jarry; i nomi abituali dei sette giorni della settimana sono conservati, mentre quelli dei santi ricorrenti sono quasi tutti manipolati.
L’anno patafisico è diviso in 13 mesi uguali tra loro, costituiti cioè da 4 settimane di sette giorni e dunque formati da 28 giorni l’uno. Ogni mese comincia con una domenica e tutti i giorni 13 sono dei venerdì: il primo, ottavo, quindicesimo e ventiduesimo giorno (vale a dire le domeniche) sono quelli dedicati alle feste supreme. Ogni mese ha un ventinovesimo giorno chiamato hunyadi (da Janos Hunyadi, nome di un’acqua purgativa ungherese): si tratta di giorni immaginari, con una eccezione (due eccezioni negli anni bisestili, come detto). I giorni hunyadi non immaginari (cioè 29 giduglia e 29 gole) sono chiamati hunyadi gras (cioè hunyadi grasso, un po’ come il Martedì Grasso).
L’anno patafisico è punteggiato da una serie di feste, tutte Supreme. Come indicato nelle istruzioni per l’uso – sorta d’introduzione che accompagna il calendario – è la forma tipografica a indicare con che festa abbiamo a che fare. Le feste sono sei, per ordine di importanza: Feste Supreme Prime Prime, Feste Supreme Prime Seconde, Feste Supreme Seconde, Feste Supreme Terze, Feste Supreme Quarte. In genere ogni mese termina con una non-festa detta Vacuazione, ma alcune Vacuazioni si trovano a volte all’interno del mese: sono giorni vuoti in cui non c’è nulla da celebrare.
Se ora moltiplichiamo 13 mesi per 28 giorni otteniamo 364: è dunque necessario, per ottenere l’anno di 365, aggiungere un giorno intercalare che non appartiene alla settimana patafisica (due giorni negli anni bisestili). L’originalità del calendario è perciò nel fatto che integra dei giorni immaginari estranei alla settimana (il 29 giduglia = 13 luglio è il giorno intercalare dell’anno, mentre il 29 gole = 23 febbraio è quello degli anni bisestili), distribuzione che permette al calendario di conservare un equilibrio senza subire variazioni.
La creazione del calendario sta tra le emanazioni essenziali del Collège: sottoposto a costante revisione, mediante un minuzioso e periodico controllo da parte della Rota Astrologica dell’istituto, è ogni tanto perfezionato con sostituzione di una qualche commemorazione di santo con il ricordo di un paladino della causa patafisica. Il 12 pedale (= 6 marzo) era ad esempio il giorno di san Pelo Cenobita ed è stato poi dedicato a Isaac Asimov, ricordato come «san Hari Seldon, psicostorico galattico».
Il calendario è uno strumento accettato e applicato da tutte le istituzioni patafisiche del globo terracqueo. Averlo davanti agli occhi tutti i giorni non è soltanto buona prassi per manifestare fedeltà alla causa patafisica, è anche un modo per immergersi quotidianamente nella grande forza immaginaria della Scienza delle Scienze. Gli atti ufficiali e la vita quotidiana di ogni patafisico non potrebbero scorrere degnamente fuori dal tempo patafisicamente misurato e celebrato.
L'autore
- Antonio Castronuovo è saggista, traduttore e bibliofilo. È nelle redazioni delle principali riviste italiane di bibliofilia e scrive per il domenicale della «Gazzetta di Parma». Ha fondato l’opificio di plaquette d’autore “Babbomorto Editore”, dirige le “Settime diminuite” per l’editore Pendragon e le “Edizioni Libreria Galliera”. I suoi ultimi lavori: Dizionario del bibliomane (Sellerio), I luoghi di Pinocchio (in Pinocchio: un bugiardo di successo, La Nave di Teseo), Il male dei fiori: Baudelaire a processo (Rubbettino).
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