Nel catalogo Opac dell’Università di Tokyo sono elencate 247 opere su o di Gabriele D’Annunzio, almeno 8 delle quali risultano precedenti al 1899. Muramatsu riporta la notizia che nella bibliografia delle pubblicazioni in lingua giapponese su argomenti italiani a cura dell’Associazione Italo- Giapponese, dal periodo Meiji fino al venticinquesimo anno del periodo Shōwa, D’Annunzio è, assieme a Dante, uno degli italiani più letti e tradotti nel periodo in cui la cultura occidentale, nello specifico quella italiana, andava diffondendosi nel Paese del Sol Levante.
Per la verità, D’Annunzio (1863-1938) godeva in Giappone di una fama straordinaria, sia a livello popolare che tra gli studiosi di ambito accademico, il poeta era al centro di un entusiasmo e di una predilezione senza pari che lo portarono ad essere un vero e proprio mito per la società giapponese dei primi decenni del Novecento. D’Altronde, il poeta abruzzese era ormai una personalità di livello internazionale. Il suo nome ridondava ben oltre i confini italiani, in Europa come in America, e le sue opere erano lette e tradotte in varie parti del mondo, anche per il pubblico dell’estremo Oriente.
Per sei mesi, dal 2013 fino al 2014, nell’ambito delle celebrazioni per il 150esimo anniversario della nascita del poeta, il Giappone ha ospitato una serie di mostre, incontri, e conferenze che si sono tenute presso la Komaba Museum Graduate School of Arts and Sciences, l’Università di Tokyo e il Kyoto University Museum, cui sono seguite diverse pubblicazioni (come ad esempio la raccolta di saggi intitolata D’Annunzio ni Muchu dattakoro di Mariko Muramatsu) che hanno sottolineato la centralità dell’opera dannunziana nel Giappone del primo Novecento, fino a rivalutarne la portata storica e l’influenza sui modi della letteratura nipponica successiva.
D’Altronde, D’Annunzio ha sempre avuto con il Giappone un rapporto fitto di scambi e corrispondenze. L’Archivio e la Biblioteca del Vittoriale ancora una volta costituiscono un repertorio importantissimo di fonti, documenti, lettere e testimonianze che lasciano intuire come il mito del poeta Vate, dell’eroe di Fiume, dell’esteta e arbiter elegantiarum, dello scrittore rinnovatore della letteratura italiana, del Divo D’Annunzio sia ancora oggi intramontabile, e riservi ancora spunti critici importantissimi e continue fascinazioni.
Sono conservate proprio al Vittoriale le lettere della fitta corrispondenza tenuta da D’Annunzio con i suoi ammiratori giapponesi, le riviste ricevute, i libri, le tante dediche, le missive ufficiali e celebrative, le poesie su carta di riso, che lasciano intuire un macrocosmo di corresponsioni ideologiche e letterarie, culturali, umane, con il costituirsi di un vero e proprio mito dannunziano nel Paese del Sol Levante. D’Annunzio, del resto, aveva da sempre amato il Giappone. L’arte giapponese era elegante e sensuale, l’eroismo dei samurai era un valore etico e civile encomiabile. Troviamo infatti numerosi riferimenti alle “Japonaiserie” nelle cronache mondane e nel Piacere, segno che il gusto orientale e l’esotismo ben si confacevano ad arricchire l’estetismo e il credo artistico del poeta nel periodo romano, cresciuto nei salotti aristocratici della Roma umbertina e farcito da letture interessanti in senso orientaleggiante come La maison d’un artiste di Edmond De Goncourt e i Poemes de la libellule di una poetessa francese con le stampe di un illustratore giapponese. Dunque, mentre D’Annunzio descrive le “Giapponeserie” delle case romane e raccoglie in Chimera una sua Outa occidentale, nell’estremo Oriente è il poeta- europeo delle passioni umane e il poeta- patriota per eccellenza. Numerose sue opere, tra romanzi, opere teatrali e poesie, sono state tradotte da noti poeti e scrittori giapponesi, tra cui Jun Ishikawa, Bin Ueda, Chōkō Ikuta, Ōgai Mori. Le traduzioni hanno prediletto i romanzi come Il Piacere, L’Innocente, Le vergini delle rocce, usciti in diverse edizioni, Le martyre de Saint Sébastien e soprattutto Il trionfo della morte, il più letto e amato, e da questo si comprende come il D’Annunzio avesse una fama enorme, soprattutto tra il pubblico non accademico. È proprio il Trionfo della morte ad affascinare i giapponesi, se si pensa all’opera teatrale di Morita, intitolata Ombra e forma, intesa come sorta di continuazione di questo romanzo dannunziano. Sebbene il Vate avesse da tempo pianificato un viaggio in Giappone, e nonostante i ripetuti inviti arrivatigli da Tokyo, il progetto di viaggio rimase irrealizzato. Restano le tante testimonianze di ammirazione, raccolte nell’Archivio del Vittoriale, più una katana originale conservata nel Bagno blu come dono e riconoscimento di valore e stima. Restano le riviste inviate dalla casa editrice Kodansha, con la richiesta di questionari da compilare. Le poesie inviate al poeta, i discorsi celebrativi, le tante attestazioni di merito, come la lettera firmata da 16 persone che si dichiarano commosse all’ascolto di una conferenza tenuta a Tokyo dal «professor Shimoi» e dal suo amico «professor Kurushima», sulle imprese di Fiume e sull’incontro avuto tra loro e il poeta; o ancora la richiesta di Kaion Mishima, tradotta da Shimoi, di comporre una canzone per i giovani giapponesi, il cui esordio riassume bene la eterna fama dannunziana nel Giappone di allora e ancora oggi: “Personificazione dell’amore patriottico, Divino poeta delle passioni, voi eroicamente avete sostituito la penna con la spada, nel momento di crisi imminente della sua patria. Questa vostra azione eroica è simile allo spirito di samurai che il nostro Paese trasmette orgogliosamente dal tempo antico a oggi ed è paragonabile o alla somma e solenne cima dell’alto monte o alla splendente e ricca fioritura dei ciliegi in primavera. Noi giapponesi ardiamo di ammirazione per il suo rinomatissimo nome”.
L'autore
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Laura D’Angelo è scrittrice e poetessa. Dopo la laurea con lode in Lettere classiche e Filologia classica, consegue un Dottorato di ricerca in Studi Umanistici. Docente di materie letterarie, pubblica articoli accademici su riviste scientifiche e saggi in volumi collettanei, approfondendo lo studio della letteratura e della poesia contemporanea. Giurata in diversi Premi nazionali di poesia e narrativa, partecipa a convegni internazionali e svolge attività di critica letteraria, curando presentazioni di libri e interviste. Ha scritto per diverse testate giornalistiche ed è autrice di riviste culturali e letterarie. Tra i suoi testi scientifici: Dante o dell’umana fragilità, in «Sinestesieonline», a. X, n. 32, 2020; L’Isottèo di Gabriele D’Annunzio e la poetica della modernità, in Un’operosa stagione. Studi offerti a Gianni Oliva, Carabba, Lanciano, 2018; Gabriele D’Annunzio e le case della memoria, in Memories &Reminiscences; Ricordi, lettere, diari e memorialistica dai Rossetti al Decadentismo europeo, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Chieti-Vasto, 20-21 novembre, 2019, in «Studi medievali e moderni», a. XXIV – n. 1/2020; Music and Soul: Gabriele D’Annunzio and his Abruzzo Homeland, in Bridges Across Cultures, Proceedings, Vasto, 2017; Dante tra web e social network, in «Studi medievali e moderni», a. XXV – n. 1-2/2021; L’etica dell’acqua, in «Gradiva», International Journal of Italian Poetry, n.62/2022, ed. Olschki, Firenze; La “Prima antologia di poeti dialettali molisani” di Emilio Ambrogio Paterno, in «Letteratura e dialetti», vol. 16, 2023; Da “Cuore” a “L’appello” per una scuola dell’inclusione, in «Nuova Secondaria Ricerca», n.8, aprile 2023. Ha pubblicato inoltre il volume di prose poetiche Sua maestà di un amore (Scatole Parlanti, 2021), semifinalista al Concorso di Poesia “Paolo Prestigiacomo” e il volume Poesia dell’assenza (Il Convivio editore, 2023). Sta recentemente approfondendo lo studio della poesia e della letteratura molisana.
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