Da studiosa del tardo medioevo letterario, nonché da appassionata di cinema, trovo molto interessante l’idea di Pupi Avati di costruire un racconto cinematografico sulla vita dell’Alighieri prendendo le mosse dal Trattatello in laude di Dante di Giovanni Boccaccio, che è – come si sa – la biografia più antica sulla prima corona della nostra letteratura. Si tratta di un’idea senza dubbio originale e, nel contempo, difficile.
Originale perché non si può dire che manchino oggi biografie moderne dell’Alighieri, a partire da quella di Giorgio Petrocchi del 1983 fino alle più recenti, di Marco Santagata del 2013 e di Giorgio Inglese del 2015, o contributi specialistici sulla vita di Dante, fra i quali mi limito a ricordare solo uno, la nuova edizione del Codice diplomatico dantesco, che è uscita nel 2016 a cura di Teresa De Robertis, Giuliano Milani, Laura Regnicoli e Stefano Zamponi e che raccoglie tutti i documenti giunti a noi sul poeta e sulla sua famiglia.
Ma nonostante questa nutrita messe di studi, che non potrà – temo – che crescere esponenzialmente in vista dell’imminente ricorrenza del VII centenario della morte dell’Alighieri, le notizie certe di cui disponiamo sulla vita di Dante sono ancora insufficienti per costruire un racconto completo e sicuro, che ci permetta di uscire da un labirinto di mere ipotesi. E, peraltro, della maggior parte di queste notizie siamo tutti, anche noi moderni, debitori proprio di Boccaccio.
Il Trattatello in laude di Dante è il risultato di un’instancabile ricerca di notizie e documenti recuperati dal Certaldese in diversi luoghi della nostra penisola (soprattutto fra Toscana e Romagna) e grazie alla diretta testimonianza di amici (Giovanni Villani, Cino da Pistoia e Dino Perini), discepoli (Pietro Giardini), parenti del poeta (Andrea di Leone Poggi) e di familiari della stessa Beatrice (la cugina Lippa de’ Mardoli). Una parte degli elementi biografici è poi da lui desunta naturalmente dalle opere letterarie dell’Alighieri, comprese le sue epistole.
Ma, oltre che originale, ho detto che quella di Pupi Avati è pure un’idea non facile, perché il Trattatello in laude di Dante è segnato dalla presenza di lacune e di dati chiaramente sbagliati (per esempio, non c’è menzione di Dante feditore a Campaldino e la composizione della Monarchia e del De vulgari eloquentia è erroneamente posta negli ultimi anni di vita del poeta), nonché da una serie di altre informazioni che non sono in alcun modo verificabili, ovvero che non sono sottoponibili a un vaglio critico, dal momento che purtroppo ancora oggi non siamo in grado né di smentirle né di confermarle con sicurezza. Penso, per esempio, alla notizia del viaggio di Dante a Parigi o della composizione dei primi 7 canti dell’Inferno a Firenze prima dell’esilio o del recupero miracoloso degli ultimi 13 canti del Paradiso da parte del figlio Iacopo nella casa di Ravenna.
Dunque, non è affatto un’impresa da poco ‘maneggiare’ un’opera siffatta, un’opera che si potrebbe definire ‘anfibia’, nella quale historiae fabula si incrociano e si confondono di continuo, come accade del resto in tutte quelle di carattere storico o biografico prodotte in età antica e medievale,perché in quei secoli l’approccio a testi di tal genere e la concezione stessa della storia erano profondamente diverse dalle nostre: allora il vero e il verisimile, sostanzialmente, coincidevano e il confine fra la storia e la fantasia era molto più sottile, assai meno marcato.
In attesa di vedere questo film, che spero possa essere ultimato entro il 2021, sarei felice se Pupi Avati volesse rispondere pubblicamente su come è maturata questa idea e sui vantaggi e/o svantaggi – sempre ammesso che ci siano – nella scelta del Trattatello di Boccaccio come fonte per la sua nuova creazione artistica.
L'autore
-
Monica Berté è professore di Filologia e letteratura medievale e umanistica presso l’Università di Chieti-Pescara; è stata Visiting Scholar presso il Pembroke College di Cambridge; è membro della “Commissione per l’Edizione Nazionale delle Opere di Francesco Petrarca” e del Comitato scientifico dell’“Ente Nazionale Giovanni Boccaccio”; è segretaria dell’Accademia dell’Arcadia; dirige la «Rivista di Studi Danteschi» e gli «Atti e memorie dell’Arcadia»; è responsabile di unità del PRIN 2017 Petrarca on line: biography, works, library. I suoi interessi di ricerca riguardano le tre corone della letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio), con particolare interesse per la loro produzione latina, nonché la tradizione medievale e umanistica di autori classici. Su questi argomenti ha pubblicato diversi contributi scientifici ed edizioni critiche; è autrice, insieme a Marco Petoletti, del manuale di “Filologia medievale e umanistica” per la casa editrice “Il Mulino”.
Ultimi articoli
- avvenimenti7 Maggio 2023Ricordando Silvia Rizzo
- La scoperta24 Maggio 2022Un nuovo Livio di Petrarca: il manoscritto Arch. S. Pietro C. 132 della Biblioteca Apostolica Vaticana
- La scoperta18 Febbraio 2021Un nuovo codice annotato da Francesco Petrarca: l’autografo dell’Historia imperialis di Giovanni Mansionario (Vat. Chig. I.VII.259)
- In primo piano30 Gennaio 2020Il Dante di Pupi Avati
One thought on “Il Dante di Pupi Avati”
Comments are closed.