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Social Network e Poesia: il fenomeno degli #Instapoets

#Instapoets è un hashtag, ma anche un’identità: sono persone comuni quelle che scrivono nei social network, in particolare Instagram, i loro testi. I social hanno veramente, in qualche modo, invertito la rotta, come viene detto anche nell’articolo che tratta proprio di questo tema (e che potete trovare qui).

La volontà di farsi leggere, di comunicare, lo scrivere per qualcuno, per un pubblico, è inscritto nel concetto stesso di autore, è quasi una pulsione istintiva di tutti coloro che prendono in mano carta e penna per creare qualcosa. Questo fenomeno si diffonde velocemente, partendo dai paesi anglofoni nei quali è nato, fino a essere in qualche modo riconosciuto e analizzato da Alexandra Alter. In questo caso cambia il canale di comunicazione siamo nei social. Si modificano quindi anche i modi attraverso i quali questi testi possono raggiungere un pubblico: devono essere brevi, inscrivibili in un’immagine, immediati, ben riconoscibili, è il format che fa la differenza. Prendiamo a esempio questo testo dal profilo Instagram di Gio Evan

Dalla risposta che si avrà nei social potrà   partire una successiva pubblicazione cartacea, in un periodo storico in cui il mercato editoriale è in crisi e pubblica solo ciò che vende. Forse, in alcuni casi, a discapito della qualità.  È proprio questo uno dei punti focali nel discorso sulla pubblicazione dei testi poetici contemporanei, ovvero fino a che punto possono essere chiamati poesia. Ogni genere letterario si trasforma attraverso i secoli e le epoche storiche, ma fino a quando questa trasformazione non diventa snaturamento e non si inizia a chiamare impropriamente «poesia» testi che poetici non sono?  Il mondo dei social network può far emergere ottimi scrittori, che magari non sarebbero stati notati altrimenti, ma può anche diventare la culla della mediocrità poetica.

Una frase banale, un detto comune, a volte una sola parola, tutto sembra poter essere messo in versi, come se gli spazi bianchi fossero condizione necessaria e sufficiente per la definizione di poesia.

Account con milioni di followers, fan che idolatrano il loro autore, come se venisse racchiusa, in quelle poche righe, la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto (Douglas Adams nella sua Guida Galattica per autostoppisti ci direbbe “42”).

Il tema principale sono le relazioni naturalmente, sia con le altre persone, sia con se stessi. Le relazioni vissute però durante l’adolescenza: quelli descritti sono rapporti che caratterizzano fortemente quell’età ma che in qualche modo perdono di significato una volta usciti dal liceo. Tra tutti i tipi di relazione umana spicca naturalmente l’amore, sempre tra ragazzi, molto spesso tormentato. La poesia ha sempre parlato molto di questo sentimento, ma qui si arriva ad una assolutizzazione.

Questo tema diventa così preponderante da non riuscire a lasciare più spazio a tutte le altre emozioni dell’animo umano, a tutte le altre riflessioni che possono essere racchiuse in versi: ci si trova davanti a un restringimento del campo degli argomenti. Lo stesso linguaggio diventa più scarno, essenziale, i termini completamente stereotipati, la sintassi sempre e solo paratattica. Anche in questo caso facciamo riferimento a un testo dal profilo instagram di Francesco Sole, tra gli autori italiani più conosciuti dal Web.

È anche vero che sono i giovanissimi a usare i social e a leggere questi testi, di conseguenza sono loro il target di questi autori, loro che decidono chi far diventare conosciuto. E le case editrici seguono queste tendenze per cercare di far invertire la rotta a un mercato che è sempre più in crisi.

Libri che poi si ritrovano nel reparto poesie, insieme a Rimbaud, Saba, Campana e tanti altri, una situazione che fa riflettere.

Si può parlare di poesia contemporanea riferendosi a questi testi oppure si snatura totalmente il concetto stesso di poesia? Ci dice Matteo Marchesini, in Da Pascoli a Busi. Letterati e letteratura in Italia che ci troviamo davanti a una «progressiva perdita della capacità di distinguere i poeti veri» (Beatrice Cristalli, Poesia 2.0. La poesia presa nella rete – 2), forse  non avendo totalmente torto.

Dal profilo Instagram di Cuore Nero

emanuela.monini@outlook.it

 

 

 

 

 

 

 

 

L'autore

Emanuela Monini
Emanuela Monini
Emanuela Monini (1997) si laurea a Perugia in Filologia Romanza con una tesi riguardante le terzine provenzali della Commedia. Ha parlato ai convegni del ciclo Charun dimonio e l’immaginario mitologico dantesco, presso il MANU (Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria), portando le figure di Medusa e della Ruota della Fortuna. Le piace il Signore degli Anelli, e ha deciso di farne un tratto della personalità, si appassiona a problemi filologici ma solo se irrisolvibili, e ogni tanto scrive qualche poesia.