Thomas Hakl è nato nel 1947 a Graz e si laurea in Giurisprudenza nel 1970. Risiede dal 1973 prima in Italia, poi in Svizzera. Crea una società commerciale con sedi in Estremo Oriente. Dal 1978 (fino al 1995) entra in società con la casa editrice esoterica Ansata Verlag di Interlaken. Nel 1990 si ritira dal commercio internazionale e ritorna in Austria. Nel 1996 fonda la rivista scientifica esoterica «Gnostika» e ne diventa prima editore e poi coeditore. È autore del libro Der verborgene Geist von Eranos (Lo spirito nascosto di Eranos) (Bretten, 2001) e della successiva edizione ampliata Eranos: Nabel der Welt –Glied der goldenen Kette. Die alternative Geistesgeschichte (Eranos: l’ombelico del mondo – Membro della Catena d’Oro. Storia alternativa dello spirito) (Gaggenau, 2015). Scrive numerose introduzioni a opere sull’esoterismo, tra cui anche molte di Evola; traduce dall’italiano quattro libri di Evola. Collabora a riviste esoteriche e scientifiche di varie nazionalità, e ad importanti lessici internazionali. Un glossario su Evola e altri autori in Wouter Hanegraaff (ed.) Dictionary of Gnosis & Western Esotericism (Brill, 2005) e Lindsay Jones (ed.) Encyclopedia of Religion (McMillan, 2005).
Una biblioteca non è una somma di libri ma un organismo vivente con una vita autonoma, scriveva Umberto Eco (La Repubblica, 10 maggio 2007), spiegando, al contempo, che ciò che spinge un collezionista ad accumulare libri è il bisogno, il desiderio talvolta l’urgenza di possedere, di abitare, forse anche di costruire una biblioteca dove poter vivere quello che volentieri chiamiamo qui il “paradosso di Eco”, ovvero la possibilità, sempre verificabile per un vero amante dei libri, di assistere al miracolo di un luogo che non soltanto contiene libri, ma li legge per noi.
Thomas Hakl, autore non di un’opera cartacea (almeno, non solo di opere cartacee) bensì di un’opera plastica e vivente, ovvero di un’intera biblioteca di circa 48.000 volumi dall’evocativo nome Octagon (https://www.hthakl-octagon.com), possiede un suo di paradosso, altrettanto efficace, altrettanto diretto e ce lo spiega quando ci ricorda, come se fosse una verità lapalissiana, che «non sono io che possiedo una biblioteca ma è la biblioteca che possiede me».
Partendo da questa torsione di senso, da questo slittamento di significati e dal capovolgimento dei ruoli tra chi possiede e chi è posseduto (forse anche posseduto, diremmo, da un amore, da una passione, come spiegava millenni fa il filosofo Socrate a proposito di un demone che ci abita e ci guida) decidiamo di indagare le ragioni che portano un uomo a collezionare, ad accumulare libri sino al punto da erigere uno spazio fisico, ovvero una biblioteca dalla pianta ottagonale come il Castello di Federico II in Puglia, dove conservarli e preservarli offrendo anche la possibilità di consultarli, e che diventa spazio metafisico, trascinando con sé significati e significanti, portandosi dietro valori e passioni, sino a realizzare, senza rimpianti, il comandamento di Nietzsche (Götzen-Dämmerung, oder, Wie man mit dem Hammer philosophiert, 1889) e il suo “aut liberi, aut libri”, ovvero “o figli, o libri” come se nella vita di un collezionista di libri non ci fosse spazio per altre passioni, per altri patemi, per altre preoccupazioni, per altre gioie se non quello del possesso, dell’amore incondizionato verso un universo sentimentale fatto di carta e conoscenza e sapere.
Il fatto che la biblioteca Octagon abbia una sorta di tema monotematico in quanto interamente dedicata ai “possibili fondamenti spirituali del mondo” (sopratutto Storia delle Religioni, filosofia, esoterismo), aumenta ancora di più la nostra meraviglia di potenziali visitatori, poiché accumulare tanti volumi su un tale tema universale diventa impresa titanica, e al contempo aumenta la voglia di conoscere meglio Thomas Hakl che si definisce non un esperto di “scienze spirituali” (ha studiato infatti Legge), né un “sapiente”, né uno studioso accademico strictu sensu, bensì un testimone che vuole tuttavia «passare la fiaccola per preservare i fondamenti preziosi di questo sapere anche dopo la mia morte».
Oppure ci suggerisce che spirituali sono anche le ragioni che portano ad amare e raccogliere libri: «Ma che cosa può spingere una persona ad accumulare tanti libri?- ci chiede e si chiede Thomas Hakl in questa intervista-racconto in cui anche il rapporto intervistato-intervistatore si capovolge e ci chiediamo insieme a lui le ragioni e i perché di un amore per il sapere che viene da lontano, come se questo amore, per osmosi, ci contagiasse- Forse un desiderio di sicurezza e di conferme? Forse perché si ha l’impressione di possedere la conoscenza racchiusa là dentro, anche se alla fin fine si possiede solo della carta stampata, nel migliore dei casi rilegata in pergamena? O forse per prestigio sociale? In altre parole: c’è forse alla base un senso di insicurezza? Di certo non si è molto lontani dal vero».
Ma è altrettanto vero, ci racconta, che la sua Biblioteca è nata «per il semplice fatto che in biblioteche pubbliche non ho trovato i libri che m’interessavano. Dovevo quindi comprarli». Tuttavia questo bisogno pratico, tangibile, verificabile non esclude lo stupore di un uomo nato nel 1947 e che ha vissuto «il miracolo di una fata benefica che può avere esaudito con tanta generosità il mio sogno di bambino: avere una montagna di libri». E sull’incontro con la filosofia spirituale e l’esoterismo ci spiega che «a dieci anni ho letto per caso il libro Il terzo occhio del finto Lama tibetano Lobsang Rampa: questo mi ha portato allo Yoga e all’India (s’intende spiritualmente) con Ramana Maharshi. E poi m’affascinavano Mircea Eliade e Carl G. Jung con l’alchimia e la gnosi. Il passo successivo verso l’esoterismo è stato Eliphas Levi, Papus, Julius Evola e Aleister Crowley nonché i loro ambienti. Di nessuno però sono esperto anche se ho studiato tante delle loro opere».
Ma come definire -gli chiediamo- l’esoterismo e chi sono i suoi rappresentanti negli ultimi due secoli?
«L’esoterismo in senso lato comprende dottrine, riti e insegnamenti spirituali che non si basano su leggi materialistiche ma spirituali che spesso non sempre sono di dominio pubblico, ma vengono insegnati soprattutto a membri di gruppi specifici. La Tradizione (con la T) in senso specifico si riferisce invece ad una dottrina universale, unitaria e spirituale, originata nella trascendenza (nell’assoluto Essere) e perciò primordiale, esistente in eterno (ovvero non cambia). Sarebbe l’origine di tutte le religioni e dottrine metafisiche maggiori, che rappresentano frammenti di essa. Darebbe anche la vera base all’alchimia, alta magia ed altre scienze esoteriche. I suoi rappresentanti moderni maggiori sono René Guénon, Julius Evola, Ananda Coomaraswamy, Frithjof Schuon, Elémire Zolla anche con le loro differenze. L’esoterismo è un campo molto vasto e nell’ambito accademico non esiste neanche una definizione accattata da tutti, esattamente come non esiste una definizione di religione accettata da tutti. A causa di questa vastità è necessario specializzarsi. E siccome ho studiato vari campi – dall’antichità fino al Buddhismo e taoismo e dall’alchimia a vari cosiddetti maestri moderni (Eliphas Levi, Aleister Crowley, Giuliano Kremmerz e Georges Gurdjieff…) la mia propria amara esperienza mi ha insegnato che è quasi impossibile conoscere e capire profondamente la storia, gli antecedenti, le implicazioni e l’eco successivo neanche d’un solo “grande” dell’esoterismo».
E forse in nome di questa umile consapevolezza (quell’umile consapevolezza che è solo dei sapienti) la biblioteca Octagon ha un solo accesso fisico dall’esterno, un’ unica porta dal mondo profano sulla quale è appesa una scultura dorata in legno ritraente la tentazione di Gesù da parte del diavolo perché chiunque entri si ricordi sempre che «affronta invero il pericolo di soccombere allo splendore dei libri esterni e di dimenticare cos’è l’essenziale, il sapere interiore».
E noi, oltremodo profani di sapienza e di esoterismo, quello inteso alla maniera di Elémire Zolla per il quale esoterico non va inteso nel senso corrente di riservato, occulto, nascosto, ma nel significato letterale del greco antico, ossia conoscenze acquisite e elaborate nella specola profonda di una mente vigile e di un cuore appassionato, grazie alle risorse combinate dell’una e dell’altro, e a un’ intuizione che sa andare alla radice delle cose senza infingimenti (G.Marchianò, Zolla esoterico, in T.Hakl, ed., Octagon, la ricerca della totalità, 2017, p. 147), non possiamo qui non tornare con la mente alla porticina bassa e stretta che immette in un’altra grande biblioteca, quella del Vittoriale, la casa-museo di Gabriele d’Annunzio che così voleva ricordare a tutti i frequentatori di libri e di cultura di chinare sempre il capo prima di fregiarsi di essi.
Ogni Biblioteca del resto è un microcosmo, una sineddoche, una parte per il tutto, una parte dell’Universo o meglio uno specchio dell’Universo proprio come voleva Jorge Luis Borges nella sua Biblioteca di Babel, Biblioteca totale, dove
gli scaffali registrano tutte le possibili combinazioni dei venticinque simboli ortografici (numero, anche se vastissimo, non infinito) cioè tutto ciò ch’è dato di esprimere, in tutte le lingue. Tutto: la storia minuziosa dell’avvenire, le autobiografie degli arcangeli, il catalogo fedele della Biblioteca […] la traduzione di ogni libro in tutte le lingue, le interpolazioni di ogni libro in tutti i libri (J.L.Borges, Finzioni, 1984, p. 683-684).
E Octagon è una Biblioteca dal molteplice simbolismo, come un prisma che rimanda alle tante, infinite peculiarità numeriche e magiche dell’otto e dell’ottagono di cui ci parla Hakl: «Otto è il simbolo della resurrezione e dell’eterno compimento (l’ogdoade quale terra di perfezione – perciò i battisteri sono spesso ottagonali). Secondo un’antica interpretazione, Cristo risorse l’ottavo giorno (il primo giorno della nuova settimana). L’ogdoade simboleggia il cielo delle stelle fisse o il cosmo dopo il superamento dei sette pianeti antichi (corrispondenti ai sette gradi iniziatici dei misteri di Mitra). Peculiarità di questa biblioteca sono le finestre alte e strette in ogni lato dell’ottagono. Non solo aumentano la luce naturale, ma conferiscono all’intera stanza una sorta di sacralità. In alto, attraverso una cupola di vetro, si apre una vista sul cielo, alla quale corrisponde un disco dorato sul pavimento: pertanto chiunque guardi in basso, fissa nel disco il riflesso del cielo. Come in alto, così in basso».
E come nella Biblioteca di Borges dove tutto rimanda a tutto, Octagon contiene anche libri “profani”, ma «di questi a me interessava il contenuto e non il fatto che si trattasse o meno di una prima edizione. Si tratta di opere di politica, storia, arte, filosofia secolare (cioè non legata all’esoterismo) e letteratura e persino di scienze naturali come la fisica, biologia e medicina, di cui non è il caso di occuparsi qui. La mia collezione è davvero significativa solo nel campo dell’esoterismo, anche se considero gli altri libri altrettanto essenziali per la comprensione del contesto intellettuale in cui l’esoterismo ebbe modo di prosperare». Il rischio, in una realtà così labirintica, è quello di perdersi ma felicemente, in perfetta letizia, come spiegava Umberto Eco quando descriveva la biblioteca ideale, a misura d’uomo, dove faccio delle scoperte, ero entrato lì per occuparmi poniamo di empirismo inglese e invece comincio a inseguire i commentatori di Aristotele, mi sbaglio di piano, entro in una zona, in cui non sospettavo di entrare, di medicina, ma poi improvvisamente trovo delle opere di Galeno, quindi con riferimenti filosofici. La biblioteca diventa in questo senso un’avventura (U.Eco, De Bibliotheca, 1981).
Se è vero questo allora la struttura labirintica della Biblioteca ideale è la stessa struttura del sapere e della conoscenza, con le sue ramificazioni, i suoi sentieri interrotti, le conoscenze (anche interpersonali, anche interlocutorie) che rimandano ad altre conoscenze, ad altro sapere, come racconta Thomas Hakl quando racconta dell’occultismo francese (Lévi, Papus) dal quale è approdato allo studio di Julius Evola e da qui ai molteplici e poliedrici campi di sapere su cui si estendevano le conoscenze evoliane, dall’arte (futurismo e Dada), alla filosofia (Platone, Pitagora, Schelling, Fichte, personalismo francese, Nietzsche, esistenzialismo) e le religioni antiche (Roma, Mitra, gnosi), fino all’alchimia, il Graal, la Massoneria, lo spiritismo, il taoismo, il buddismo, l’islamismo, il tantrismo, la magia, la sessualità, la politica: «da sempre infatti sono convinto che sia doveroso attingere al maggior numero possibile di testimonianze divergenti in ogni campo».
Nella stessa maniera labirintica, interconnessa diremmo, si è svolta la conoscenza di Eranos e del virtuosissimo circolo ermeneutico, religioso, intellettuale che lo ha animato attraverso le figure di Jung, di Eliade: «già possedevo le opere di Rudolf Otto, Walter F. Otto, Karoly Kerényi, Mircea Eliade, Gershom Scholem, Joseph Campbell, Henry Corbin, etc. che mi condussero alle conferenze di Eranos ma mi resi conto relativamente tardi che quasi tutti i miei eroi intellettuali avevano assistito a queste conferenze. Solo dopo averlo scoperto mi misi sulle tracce di Eranos e, come è ovvio aspettarsi, lungo il cammino incontrai altri autori che mi affascinarono allo stesso modo. Alle riunioni di Eranos s’incontrava infatti la maggioranza dei professori di storia di religioni che indagavano non solo la storia materiale ma piuttosto il senso profondo o addirittura spirituale delle varie religioni e così non potevano neanche fare a meno di trovarci significati esoterici. E per questo che il direttore di Eranos per tanti anni, il professore di biologia Adolf Portmann di Basilea definiva Eranos come la ripetizione annuale di incontri che fanno intuire l’importanza della sacralizzazione dell’intera vita e del cosmo quasi perduta oggigiorno. Gli interessi per l’esoterismo (per esempio l’alchimia) dei maggiori membri delle riunioni come Carl G. Jung e Mircea Eliade sono più che noti. Non è un caso che il prof. Wouter Hanegraaff della cattedra di scienze ermetiche dell’Università di Amsterdam dichiara Eranos come inizio degli studi accademici sull’esoterismo. E il prof. Antoine Faivre il primo professore d’università di tali studi in Europa partecipava per lunghi anni a Eranos accompagnando il prof. Henry Corbin arcinoto per i suoi interessi esoterici. Partecipanti italiani erano per esempio Giuseppe Tucci e Elémire Zolla anche loro non alieni a tali studi. Eranos era d’altronde l’unico convegno regolare dove questo tipo di studi era accettato in un ambito accademico».
Gli chiediamo se questo procedere tra Eranos, Evola, l’occultismo francese sia un percorso che vuole rendere l’esoterismo una rappresentazione spirituale, umana oltre che religiosa di un sincretismo contemporaneo. La risposta è lapidaria: «Normalmente si definisce sincretismo quel processo che da identità ad una fede o culto che riunisce elementi i quali provengono da differenti tradizioni religiosi. La maggioranza delle correnti esoteriche non accetterebbe che le loro dottrine siano prese da differenti religioni. C’è quasi sempre la volontà d’essere originali o addirittura d’aver creato le dottrine loro stesse. Più spesso ammettono però che i loro elementi siano il nucleo interno e superiore di altre tradizioni prima non identificato da altri. Ma questo non è sincretismo bensì una specie di meta-religione da trovare anche in altre interne (esoteros = interno) tradizioni per definizione non immediatamente visibile a tutti. In questo senso l’esoterismo non è una forma di sincretismo».
Ci congediamo allora con la consapevolezza che se le analogie possono reggere solo parzialmente, allora forse può esserci spazio per l’opposizione e chiediamo se esista il contrario di esoterismo, se esista il suo opposto. Si, esiste «ed è il mondo esclusivamente tecnologico e materialistico».
Rimane solo l’ultima domanda: «Come vede il futuro di questa biblioteca troppo grande e costosa per un privato?- Dopo la mia morte o dopo che io non sarò più capace di scrivere cose intelligenti la biblioteca andrà agli splendidi edifici della Fondazione Giorgio Cini ETS di Venezia per essere disponibile agli studiosi interessati».
L'autore
- Angela Arsena ha insegnato Storia e Filosofia nei Licei del Salento. Si è laureata presso l’Università di Lecce e ha conseguito un dottorato in Filosofia presso l’Università Pontificia Antonianum di Roma, discutendo una tesi in epistemologia con il filosofo Dario Antiseri. Si interessa di mistica e filosofia della religione; si è occupata del fondo scritti Schott-Kerényi, conservato nell’archivio della Biblioteca Augusta di Perugia. Nel 2012 ha vinto la prima edizione del premio Elémire Zolla per la ricerca. Ha contribuito alla voce “Mistica” nel Dizionario Zolliano edito dall’Associazione Internazionale di Ricerca Elémire Zolla. Si occupa di interpretazioni del mito nel pensiero filosofico contemporaneo e di didattica della filosofia.
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