Ci sono avvenimenti storici che è bene non dimenticare mai. Per questo negli ultimi tempi sono usciti così tanti lavori sulla Seconda Guerra Mondiale e, per quanto riguarda lo Stato Spagnolo, sulla Guerra Civile. Laura no deserto mette insieme le due tragedie, inserendo la repressione franchista nel più ampio quadro della disumanizzazione intrinseca alla tirannia, specie all’interno del convulso XX secolo dei regimi fascisti. La protagonista, ormai vecchia, viene colpita da amnesia, ennesima prova patita per le sue lotte. Sarà grazie al racconto dei personaggi che gravitano intorno alla sua orbita che Laura, assieme al lettore, recupera mano a mano una memoria dolorosa e necessaria, imperniata sull’essere stata internata in un campo di concentramento tedesco. A partire da questo luogo nucleare e allegorico si sviluppa tutta la tragedia della narrazione che si dipana attraverso luoghi distanti tra loro come Barcellona e la Francia, New York e la Galizia.
La violenza travalica i limiti della politica per invadere la sfera personale; per questo alcune delle parole più ricorrenti sono legate ai fantasmi, alle ombre e alla colpa. Non è solo Laura a dover ricostruire il suo passato, tutti i personaggi devono recuperare quella storia particolare che è stata loro negata, a volte dalla stessa famiglia cui appartengono. Ricostruire le biografie è un po’ un esercizio di scrittura creativa, per cui la maggior parte dei personaggi si mette in relazione con l’arte in generale e con la letteratura in particolare, sia in quanto autori, sia in quanto lettori smaliziati che ricorrono ai testi come a un mezzo per fuggire da una realtà avversa, ma anche come a un modo di interpretarsi e capire.
La struttura e lo stile narrativo sono assolutamente all’altezza del contenuto. Il romanzo è diviso in quattro parti, chiamate “libri”, il che rende possibile leggerli come se si trattasse di quattro narrazioni autonome. La grande conquista narrativa risiede, da un lato, nella raffinatezza e nella verosimiglianza nella costruzione di ciascuno di essi; dall’altro nell’effetto raggiunto nel primo libro, dove sembra che quattro diversi personaggi raccontino in prima persona quattro distinte narrazioni che riescono a mantenere l’intrigo su un uniforme livello d’intensità. La soluzione di questo gioco di specchi e la profondità di alcuni personaggi estremamente attraenti costituisce uno dei punti più alti del libro, che gli ha meritatamente procurato diversi riconoscimenti nel corso del 2012, tra cui in particolare il Premio della Critica Spagnola per la Narrativa e il premio che gli stessi colleghi concedono al miglior autore attraverso l’Associazione degli Scrittori in Lingua Galega.
Lingua originale: galego
Casa editrice: Galaxia (www.galaxiastore.it)
Inma Otero Varela: oterovarela@gmail.com
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