Vita Punskaja (www.vitapunskaya.com), poetessa, narratrice, traduttrice, ha vissuto a Nižnyj Novgorod, San Pietroburgo e Mosca, ma anche lungamente a Mantova. Si è laureata in Lettere all’Università Linguistica Dobroljubov di Nižnyj Novgorod, e ha studiato storia della filosofia orientale e occidentale e psicologia della religione. Parla italiano, inglese, francese e spagnolo, e traduce da queste lingue. Ha lavorato come interprete per conto d’importanti aziende internazionali. Nel settore della pubblicità ha realizzato diversi slogan in russo e italiano. Durante viaggi e soggiorni in vari paesi, ha avuto modo di approfondire la conoscenza di diverse religioni: l’Induismo negli ashram indiani, il Buddismo nei monasteri thailandesi, il misticismo europeo in Francia, Spagna, Italia e Germania. Si è laureata in Scienze Religiose con una tesi dal titolo Esperienza mistica nel cristianesimo. Ha pubblicato le raccolte di poesia Emanazioni dell’anima (Emanacij duši, 2001), I misteri dello spirito (Misterija ducha, 2002), Là dov’è eterna la Luce d’Oro (Tam, gde vecen Svet Zolotoj, 2005) e La porta verso l’altro (Dver’ v inoe, 2007), e i racconti Il castello francese (Francuzskij zamok, pubblicato nella rivista “Vertikal’ XXI”, 2013) e Una strana visita (Strannaja vstreca, pubblicato nella rivista “Nižegorodskij Literator”, 2013); ha scritto il suo primo romanzo, intitolato Uomo di mare (Lodocnik, Nižnyj Novgorod 2008), alcuni capitoli del quale sono stati pubblicati in Internet, Tutte le noci sono vuote (Vse orechi pusty, Nižnyj Novgorod 2011). Collabora con il Festival della letteratura “Gor’kij” di Nižnyj Novgorod (http://gorkyifest.ru).
Vita, Lei è poetessa, narratrice, traduttrice, operatrice culturale… Ma cosa sente di essere dentro di sé?
Innanzitutto mi sento una cittadina del mondo. Quando ero bambina, e poi giovane, la letteratura m’incantava. E infine, dopo i viaggi immaginari nel mondo infantile delle favole, nel mondo adolescenziale dei romanzi d’avventura e di cavalleria, ho fatto i miei primi viaggi – all’inizio a Mosca e San Pietroburgo, nelle montagne del Caucaso e presso il Mar Nero, nei Paesi Baltici, in Europa e in America.
Mi affascinava comprendere nuove tradizioni, studiare altre lingue,immergermi completamente nell’atmosfera di paesi diversi. Grazie a quest’attrazione verso la cultura degli altri popoli sono diventata traduttrice. E lavorando con gente straniera, questa ti racconterà sempre qualcosa d’inusuale e d’interessante. Sono nati così i miei primi racconti. E quando la quantità di storie originali ha raggiunto un certo apice, i racconti hanno iniziato a evolversi in romanzi. Nel momento in cui i miei libri sono apparsi in versione cartacea, ho iniziato a desiderare di condividere le storie che raccontavo con un numero il più possibile grande di persone.
Lei è poetessa – ma cosa significa essere poeta?
Essere poeta significa trasporre sentimenti vissuti in immagini metaforiche, in allegorie, simboli che possono toccare le corde profonde dell’anima. Come disse Emil Michel Cioran “la vera poesia si trova ai confini della poesia”. Sono d’accordo con questa definizione, perché la poesia autentica si fonda sulla silenziosa contemplazione dell’essere. Essere poeta significa raccontare al mondo il mistero magico della vita, che spesso non è visibile,nascosto dalle preoccupazioni per il pane quotidiano. E condivide la propria energia d’amore.
Quale poesia è necessaria adesso in Russia e in Occidente?
Credo che adesso sia giunto il tempo della poesia filosofica, che può aprire agli uomini la porta verso l’Altro. La poesia che è pronta a mostrare che non tutto in questo mondo si esaurisce nel lavoro, nelle occupazioni legate al divertimento e alla famiglia. Sta giungendo il tempo della poesia mistica come quella di Omar Khayyam, di Rumi, di Khalil Jebran, che invita ad ascoltare la musica cosmica nel suo cuore e percepisce le pulsazioni dell’eternità nella sua anima. Il poeta è colui che ha scorto l’essenza della vita ed è pronto a dire di questo agli altri.
Chi è il principale nemico della poesia?
Io non direi chi, quanto cosa: l’eccesso di occupazioni materiali, la mancanza di serenità rispetto al futuro, l’invidia, l’indifferenza, la malvagità, il senso di colpa, l’avvilimento, la mancanza di libertà interiore. Sono nemici della poesia anche i gadget contemporanei – il nostro mondo folle richiede il moto continuo, e non lo stato contemplativo dell’anima che predispone all’armonia lirica.
Nella cultura russa la poesia ha avuto un importante ruolo del tutto suo – e attualmente?
Ora, purtroppo, la poesia ha perso molto della sua attualità per i giovani e per la gente comune. Le persone non sono interessate alla lirica in tempo di crisi economica. Anche se in Russia continuano a essere pubblicate raccolte poetiche, continuano a uscire riviste letterarie, si organizzano fiere del libro, nel web esistono riviste digitali dedicate esclusivamente alla poesia, nei social esiste un gran numero di gruppi di poesia, nelle città sono attivi circoli di poesia e caffè letterari. Il ruolo della poesia comunque rimane intatto in ogni tempo: la poesia aiuta a comprendere le proprie emozioni, ad esprimere i propri sentimenti, conduce al piacere estetico.
Lei condivide i fondamenti della cultura e della spiritualità orientale – che influenza hanno nella sua scrittura?
Ho scritto versi dedicati alla vita di vari profeti, a misteri egizi e greci, a storie bibliche. Una grande parte della mia poesia è fondata sulle idee contenute nelle parabole orientali. Ultimamente scrivo sempre più spesso quartine filosofiche. Come un filo d’oro, pensieri della saggezza orientale, che a un primo sguardo possono sembrare strani, attraversano le mie poesie. In essi sono contenuti il distacco dalle passioni, la rinuncia ai desideri peccaminosi, la non provocazione del danno, la ricerca dell’amore divino. Ma in ciò è anche la saggezza, che a questo amore ci si può avvicinare solo gradualmente. Io considero miei maestri nell’arte della poesia Omar Khayyam, Rumi, Khalil Jebran, Angelus Silesius, Whitman, Tjutcev.
Lei conosce bene la letteratura contemporanea occidentale. Cosa ne pensa?
Mi piace la prosa psicologica di Michel Houellebecq e il suo meraviglioso romanzo Piattaforma, nel quale scorre il disincanto verso la società dei consumi, e appare in primo piano la ricerca di se stessi e l’insoddisfazione per la vita nel mondo del benessere e dell’agiatezza, nel quale la lotta principale è quella contro la noia. Uno dei miei scrittori preferiti è Umberto Eco per la sua geniale capacità di attirare l’interesse verso il misticismo medievale e di schiudere i misteri della realtà. Anche Milan Kundera è un autore che amo, che opera nel genere del romanzo psicologico e illustra l’imperfezione della natura umana. L’uomo è imperfetto, dice Kundera, soffre, e spesso è necessario cercare la causa delle sue sofferenze non nel mondo esterno, ma nella sua interiorità. Ora le parabole filosofiche e i romanzi-confessione sono vicini alla gente – in essi è l’anima stessa che viene messa a nudo, e appare la chiave per comprendere che durante l’intera vita l’uomo rincorre una felicità illusoria, profitti inesistenti, e il piacere che, quando è vicino, si muta in miraggio. Ma, dice lo scrittore, esiste ancora qualcosa, in questo mondo, che avvicina il lettore al cammino più importante – il cammino della coscienza.
Quanto incide la sua attività di traduttrice sulla sua scrittura?
Non incide. Perché io scrivo di temi che, di fatto, non ho scoperto in testi tradotti.
Che differenza trova nell’essere intellettuale in Russia ed essere intellettuale in Occidente?
In Russia ci sono molti intellettuali, con una formazione filologica di alto livello, ma di solito non sono molto ricchi. In Occidente, possedere una formazione di alto livello significa, di fatto, provvedere a se stessi per tutta la vita.
Lei conosce molto bene l’Italia, la sua lingua e la sua cultura. Quando e perché è nato questo interesse? E quale ruolo gioca all’interno della sua scrittura e della sua attività letteraria?
L’interesse nei confronti dell’Italia è nato negli anni Ottanta, grazie alla musica italiana, molto popolare in Russia in quel periodo. Da noi arrivavano in tournée le star di San Remo e molti cantanti famosi. Sui loro volti si leggeva la felicità e la gioia. E, si sa, lo scopo di ogni uomo è essere felice. In Russia quasi tutti conoscevano Riccardo Fogli, Pupo, Celentano, Toto Cutugno. Ho iniziato a imparare l’italiano con le loro canzoni, e poi lo studio è andato avanti, fino a che non sono diventata traduttrice.
E per quanto riguarda la mia attività letteraria, nei miei racconti e nei romanzi descrivo la vita degli italiani che lavorano a stretto contatto con i russi. Molte storie sono tratte dalla vita reale, ma rielaborate alla luce di una particolare filosofia orientale, che lascia un’impronta sui caratteri dei protagonisti e delle loro scelte.
Negli anni Sessanta l’intelligencija italiana e quella sovietica avevano dei legami molto stretti. Sarebbe importante riprenderli adesso? E se sì, come?
Certo. Più legami interculturali esistono, più la vita della gente è piena. Da poco si è festeggiato l’anno dell’Italia in Russia e l’anno della Russia in Italia, i giorni di Mosca a Roma e di Roma a Mosca. Al Salone del libro di Torino del 2012 c’è stato un grande stand nel quale scrittori e traduttori russi si sono incontrati con i colleghi italiani. Il dialogo russo-italiano si è sviluppato da tempo sia nel cinema che nel campo religioso.
Credo che le prospettive del dialogo tra le nostre culture siano interessanti e possiedano aspetti diversi. Una delle strade da percorrere è quella dell’organizzazione dei festival letterari internazionali.
Vita Punskaja intervista Dmitrij Birman
Dmitrij Birman (http://dmitrybirman.ru/) è l’organizzatore del Festival internazionale «Gor’kij» di Nižnyj Novgorod (http://gorkyifest.ru/ ; http://??????-?????.??/). Nato il 18 aprile 1961 a Gor’kij (l’attuale Nižnyj Novgorod) è poeta e narratore, membro dell’Unione degli Scrittori Russi, e del PEN club russo.
Ha partecipato a molti convegni di letteratura e a festival, e ha ricevuto diversi premi: al concorso internazionale di poesia “N. Rubcov” nel 2010; al premio nazionale di letteratura “Scrittore dell’anno 2011”; al concorso internazionale di letteratura “Russkie mify” per il settore “Poesia contemporanea” nel 2012; al festival internazionale di letteratura “Intelligentnyj sezon” e al premio internazionale di letteratura “E. Hemingway” nel 2016; e al premio internazionale di letteratura “Scrittore del XXI secolo” nel 2017.
Le sue opere sono apparse in riviste, pubblicazioni periodiche, almanacchi e raccolte delle edizioni AST e Eksmo. Ha pubblicato le raccolte di poesia I due ruoli (Dve roli, 2000), IMChO (2007), L’alfabeto delle maschere (Azbuka masok, 2009, tradotta in inglese nel 2011: Alphabet of Masks, Enigma Books, NewYork), Come profuma la pioggia (Kak vkusno pachnet dožd’, 2012, tradotta in polacco nello stesso anno: Jak pysznie pachnie deszcz, Piekny Swiet, Gdynia), Diario (Ežednevnik, 2013). Nel 2017 è uscita la raccolta di racconti Strana gente (Strannye ljudi).
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L'autore
- Francesca Tuscano è nata il 7 settembre 1964. Laureata in Lingua e letteratura russa e in Italianistica, addottorata in Letterature Comparate, si occupa soprattutto di storia dei rapporti tra cultura russa e cultura italiana, sui quali ha scritto diversi saggi. Ha tradotto dal russo testi di B. Akunin, R. Jakobson, Ju. Lotman, V. Chlebnikov, M. Kuzmin, A. Blok, A. Achmatova, N. Kaplan, e saggi di letteratura critica su Pasolini e Leonardo da Vinci (quasi tutti ancora inediti in italiano). Ha pubblicato una monografia sulla Russia nella poesia pasoliniana (La Russia nella poesia di Pasolini, Book Time 2010). Ha pubblicato le raccolte di poesie M.Y.T.O. (Era Nuova 2003), alla quale sono seguite La notte di Margot (Hebenon-Mimesis 2007), Gli stagni di Mosca (La Vita Felice 2012) e Thalassa (Hebenon-Mimesis 2015). Ha scritto anche libretti d’opera e testi teatrali (tra i quali Come si usano gli articoli, pubblicato in I diritti dei bambini, Rubbettino 2005). Nel 2016, per il Mittelfest di Cividale del Friuli, è stata messa in scena l’opera lirica Menocchio su suo libretto (musica di Renato Miani).
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