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Dalla città di Gor’kij al mondo. Francesca Tuscano conversa con Vita Punskaja e Dmitrij Birman

Vita Punskaja (www.vitapunskaya.com), poetessa, narratrice, traduttrice, ha vissuto a Nižnyj Novgorod, San Pietroburgo e Mosca, ma anche lungamente a Mantova. Si è laureata in Lettere all’Università Linguistica Dobroljubov di Nižnyj Novgorod, e ha studiato storia della filosofia orientale e occidentale e psicologia della religione. Parla italiano, inglese, francese e spagnolo, e traduce da queste lingue. Ha lavorato come interprete per conto d’importanti aziende internazionali. Nel settore della pubblicità ha realizzato diversi slogan in russo e italiano. Durante viaggi e soggiorni in vari paesi, ha avuto modo di approfondire la conoscenza di diverse religioni: l’Induismo negli ashram indiani, il Buddismo nei monasteri thailandesi, il misticismo europeo in Francia, Spagna, Italia e Germania. Si è laureata in Scienze Religiose con una tesi dal titolo Esperienza mistica nel cristianesimo. Ha pubblicato le raccolte di poesia Emanazioni dell’anima (Emanacij duši, 2001), I misteri dello spirito (Misterija ducha, 2002), Là dov’è eterna la Luce d’Oro (Tam, gde vecen Svet Zolotoj, 2005) e La porta verso l’altro (Dver’ v inoe, 2007), e i racconti Il castello francese (Francuzskij zamok, pubblicato nella rivista “Vertikal’ XXI”, 2013) e Una strana visita (Strannaja vstreca, pubblicato nella rivista “Nižegorodskij Literator”, 2013); ha scritto il suo primo romanzo, intitolato Uomo di mare (Lodocnik, Nižnyj Novgorod 2008), alcuni capitoli del quale sono stati pubblicati in Internet, Tutte le noci sono vuote (Vse orechi pusty, Nižnyj Novgorod 2011). Collabora con il Festival della letteratura “Gor’kij” di Nižnyj Novgorod (http://gorkyifest.ru).

Vita, Lei è poetessa, narratrice, traduttrice, operatrice culturale… Ma cosa sente di essere dentro di sé? 

Innanzitutto mi sento una cittadina del mondo. Quando ero bambina, e poi giovane, la letteratura m’incantava. E infine, dopo i viaggi immaginari nel mondo infantile delle favole, nel mondo adolescenziale dei romanzi d’avventura e di cavalleria, ho fatto i miei primi viaggi – all’inizio a Mosca e San Pietroburgo, nelle montagne del Caucaso e presso il Mar Nero, nei Paesi Baltici, in Europa e in America.

Mi affascinava comprendere nuove tradizioni, studiare altre lingue,immergermi completamente nell’atmosfera di paesi diversi. Grazie a quest’attrazione verso la cultura degli altri popoli sono diventata traduttrice. E lavorando con gente straniera, questa ti racconterà sempre qualcosa d’inusuale e d’interessante. Sono nati così i miei primi racconti. E quando la quantità di storie originali ha raggiunto un certo apice, i racconti hanno iniziato a evolversi in romanzi. Nel momento in cui i miei libri sono apparsi in versione cartacea, ho iniziato a desiderare di condividere le storie che raccontavo con un numero il più possibile grande di persone.

Lei è poetessa – ma cosa significa essere poeta?

Essere poeta significa trasporre sentimenti vissuti in immagini metaforiche, in allegorie, simboli che possono toccare le corde profonde dell’anima. Come disse Emil Michel Cioran “la vera poesia si trova ai confini della poesia”. Sono d’accordo con questa definizione, perché la poesia autentica si fonda sulla silenziosa contemplazione dell’essere. Essere poeta significa raccontare al mondo il mistero magico della vita, che spesso non è visibile,nascosto dalle preoccupazioni per il pane quotidiano. E condivide la propria energia d’amore.

Quale poesia è necessaria adesso in Russia e in Occidente?

Credo che adesso sia giunto il tempo della poesia filosofica, che può aprire agli uomini la porta verso l’Altro. La poesia che è pronta a mostrare che non tutto in questo mondo si esaurisce nel lavoro, nelle occupazioni legate al divertimento e alla famiglia. Sta giungendo il tempo della poesia mistica come quella di Omar Khayyam, di Rumi, di Khalil Jebran, che invita ad ascoltare la musica cosmica nel suo cuore e percepisce le pulsazioni dell’eternità nella sua anima. Il poeta è colui che ha scorto l’essenza della vita ed è pronto a dire di questo agli altri.

Chi è il principale nemico della poesia?

Io non direi chi, quanto cosa: l’eccesso di occupazioni materiali, la mancanza di serenità rispetto al futuro, l’invidia, l’indifferenza, la malvagità, il senso di colpa, l’avvilimento, la mancanza di libertà interiore. Sono nemici della poesia anche i gadget contemporanei – il nostro mondo folle richiede il moto continuo, e non lo stato contemplativo dell’anima che predispone all’armonia lirica.

Nella cultura russa la poesia ha avuto un importante ruolo del tutto suo – e attualmente?

Ora, purtroppo, la poesia ha perso molto della sua attualità per i giovani e per la gente comune. Le persone non sono interessate alla lirica in tempo di crisi economica. Anche se in Russia continuano a essere pubblicate raccolte poetiche, continuano a uscire riviste letterarie, si organizzano fiere del libro, nel web esistono riviste digitali dedicate esclusivamente alla poesia, nei social esiste un gran numero di gruppi di poesia, nelle città sono attivi circoli di poesia e caffè letterari. Il ruolo della poesia comunque rimane intatto in ogni tempo: la poesia aiuta a comprendere le proprie emozioni, ad esprimere i propri sentimenti, conduce al piacere estetico.

Lei condivide i fondamenti della cultura e della spiritualità orientale – che influenza hanno nella sua scrittura?

Ho scritto versi dedicati alla vita di vari profeti, a misteri egizi e greci, a storie bibliche. Una grande parte della mia poesia è fondata sulle idee contenute nelle parabole orientali. Ultimamente scrivo sempre più spesso quartine filosofiche. Come un filo d’oro, pensieri della saggezza orientale, che a un primo sguardo possono sembrare strani, attraversano le mie poesie. In essi sono contenuti il distacco dalle passioni, la rinuncia ai desideri peccaminosi, la non provocazione del danno, la ricerca dell’amore divino. Ma in ciò è anche la saggezza, che a questo amore ci si può avvicinare solo gradualmente. Io considero miei maestri nell’arte della poesia Omar Khayyam, Rumi, Khalil Jebran, Angelus Silesius, Whitman, Tjutcev.

Lei conosce bene la letteratura contemporanea occidentale. Cosa ne pensa?

Mi piace la prosa psicologica di Michel Houellebecq e il suo meraviglioso romanzo Piattaforma, nel quale scorre il disincanto verso la società dei consumi, e appare in primo piano la ricerca di se stessi e l’insoddisfazione per la vita nel mondo del benessere e dell’agiatezza, nel quale la lotta principale è quella contro la noia. Uno dei miei scrittori preferiti è Umberto Eco per la sua geniale capacità di attirare l’interesse verso il misticismo medievale e di schiudere i misteri della realtà. Anche Milan Kundera è un autore che amo, che opera nel genere del romanzo psicologico e illustra l’imperfezione della natura umana. L’uomo è imperfetto, dice Kundera, soffre, e spesso è necessario cercare la causa delle sue sofferenze non nel mondo esterno, ma nella sua interiorità. Ora le parabole filosofiche e i romanzi-confessione sono vicini alla gente – in essi è l’anima stessa che viene messa a nudo, e appare la chiave per comprendere che durante l’intera vita l’uomo rincorre una felicità illusoria, profitti inesistenti, e il piacere che, quando è vicino, si muta in miraggio. Ma, dice lo scrittore, esiste ancora qualcosa, in questo mondo, che avvicina il lettore al cammino più importante – il cammino della coscienza.

Quanto incide la sua attività di traduttrice sulla sua scrittura?

Non incide. Perché io scrivo di temi che, di fatto, non ho scoperto in testi tradotti.

Che differenza trova nell’essere intellettuale in Russia ed essere intellettuale in Occidente?

In Russia ci sono molti intellettuali, con una formazione filologica di alto livello, ma di solito non sono molto ricchi. In Occidente, possedere una formazione di alto livello significa, di fatto, provvedere a se stessi per tutta la vita.

Lei conosce molto bene l’Italia, la sua lingua e la sua cultura. Quando e perché è nato questo interesse? E quale ruolo gioca all’interno della sua scrittura e della sua attività letteraria?

L’interesse nei confronti dell’Italia è nato negli anni Ottanta, grazie alla musica italiana, molto popolare in Russia in quel periodo. Da noi arrivavano in tournée le star di San Remo e molti cantanti famosi. Sui loro volti si leggeva la felicità e la gioia. E, si sa, lo scopo di ogni uomo è essere felice. In Russia quasi tutti conoscevano Riccardo Fogli, Pupo, Celentano, Toto Cutugno. Ho iniziato a imparare l’italiano con le loro canzoni, e poi lo studio è andato avanti, fino a che non sono diventata traduttrice.

E per quanto riguarda la mia attività letteraria, nei miei racconti e nei romanzi descrivo la vita degli italiani che lavorano a stretto contatto con i russi. Molte storie sono tratte dalla vita reale, ma rielaborate alla luce di una particolare filosofia orientale, che lascia un’impronta sui caratteri dei protagonisti e delle loro scelte.

Negli anni Sessanta l’intelligencija italiana e quella sovietica avevano dei legami molto stretti. Sarebbe importante riprenderli adesso? E se sì, come?

Certo. Più legami interculturali esistono, più la vita della gente è piena. Da poco si è festeggiato l’anno dell’Italia in Russia e l’anno della Russia in Italia, i giorni di Mosca a Roma e di Roma a Mosca. Al Salone del libro di Torino del 2012 c’è stato un grande stand nel quale scrittori e traduttori russi si sono incontrati con i colleghi italiani. Il dialogo russo-italiano si è sviluppato da tempo sia nel cinema che nel campo religioso.

Credo che le prospettive del dialogo tra le nostre culture siano interessanti e possiedano aspetti diversi. Una delle strade da percorrere è quella dell’organizzazione dei festival letterari internazionali.

 

 

 

Vita Punskaja intervista Dmitrij Birman

Dmitrij Birman (http://dmitrybirman.ru/) è l’organizzatore del Festival internazionale «Gor’kij» di Nižnyj Novgorod (http://gorkyifest.ru/ ; http://??????-?????.??/). Nato il 18 aprile 1961 a Gor’kij (l’attuale Nižnyj Novgorod) è poeta e narratore, membro dell’Unione degli Scrittori Russi, e del PEN club russo. 

Ha partecipato a molti convegni di letteratura e a festival, e ha ricevuto diversi premi: al concorso internazionale di poesia “N. Rubcov” nel 2010; al premio nazionale di letteratura “Scrittore dell’anno 2011”; al concorso internazionale di letteratura “Russkie mify” per il settore “Poesia contemporanea” nel 2012; al festival internazionale di letteratura “Intelligentnyj sezon” e al premio internazionale di letteratura “E. Hemingway” nel 2016; e al premio internazionale di letteratura “Scrittore del XXI secolo” nel 2017.

Le sue opere sono apparse in riviste, pubblicazioni periodiche, almanacchi e raccolte delle edizioni AST e Eksmo. Ha pubblicato le raccolte di poesia I due ruoli (Dve roli, 2000), IMChO (2007), L’alfabeto delle maschere (Azbuka masok, 2009, tradotta in inglese nel 2011: Alphabet of Masks, Enigma Books, NewYork), Come profuma la pioggia (Kak vkusno pachnet dožd’, 2012, tradotta in polacco nello stesso anno: Jak pysznie pachnie deszcz, Piekny Swiet, Gdynia), Diario (Ežednevnik, 2013). Nel 2017 è uscita la raccolta di racconti Strana gente (Strannye ljudi).

 

 
Dmitrij, Lei è conosciuto come prosatore e poeta, ma anche come organizzatore di eventi culturali quale il Festival Internazionale della Letteratura «Gor’kij». In che modo queste attività si intersecano? 
Per chi si occupa di scrittura e tenta di lavorare nel genere, diciamo così, della letteratura non d’intrattenimento (benché anche quest’ultima, certo, sia necessaria!), esiste continuamente la necessità di avere uno scambio con il lettore.
È comprensibile a tutti che nel nostro tempo, purtroppo, un libro stampato è perdente nel confronto con la televisione, internet, i social, le pubblicazioni digitali.
L’incontro diretto dello scrittore con il lettore può diventare quindi un fattore decisivo nella nascita dell’interesse verso la produzione di un autore e delle sue opere. Oggi chi scrive deve avvicinarsi in prima persona a chi legge, e i festival letterari possono giocare un grande ruolo in questo senso.
Relativamente a quanto detto sopra, credo che il festival non sia tanto (o non solo) un momento di festa per una ristretta cerchia di letterati di professione, ma un evento nel quale possono e devono essere coinvolti i più diversi strati della comunità culturale della città, della Russia e degli altri paesi. Durante il primo Festival Internazionale della Letteratura «Maksim Gor’kij», in molti punti della città di Ni’nyj Novgorod si sono svolti interessanti incontri con scrittori, serate artistiche, presentazioni di opere di singoli autori e di pubblicazioni di importanti editori del paese, masterclass in diversi settori della letteratura, incontri nelle scuole e nelle biblioteche per ragazzi, e molto altro.
Qual è il compito del festival?
Nell’ambito del festival abbiamo cercato di creare le condizioni per rendere popolare la letteratura impegnata, sia tra i giovani che tra i meno giovani.
Vorremmo che si avvertisse la necessità di leggere, che si capisse, ad esempio, che la letteratura d’arte può portare ad un editore, a volte, anche maggiori guadagni rispetto alla letteratura commerciale oggi in voga.
Il dialogo con la letteratura d’arte rappresenta un molteplice sviluppo della personalità, e, cosa più importante, è un’espansione del pensiero che, indubbiamente, determina un effetto molto interessante – individuare a quale tipo di attività si potrebbe interessare un individuo.
Quando si svolgerà il prossimo festival e quale sarà il suo fine?
Il prossimo festival si svolgerà dal 26 al 31 marzo del 2018, in modo che coincida con l’anniversario della nascita di A. M. Gor’kij. Il nostro scopo è quello di organizzare un festival importante, che si componga di diverse sessioni letterarie che abbiamo intenzione di tenere ogni due mesi.
Cosa si sta progettando a proposito di questa edizione, sarà internazionale?
Per quanto riguarda questa edizione, si è pensato di suddividere i letterati in gruppi: ci sarà una sessione poetica, una di teatro, una di letteratura per l’infanzia ecc. Aspettiamo con impazienza la partecipazione di scrittori stranieri.
Com’è nata l’idea del festival?
L’idea è nata l’anno scorso. Ho presentato il mio libro Strannye ljudi (Gente strana) a San Pietroburgo e, al momento della discussione, mi è stata posta questa domanda: perché nella Sua città, dov’è nato il grande Gor’kij, fino ad ora non si è mai svolto un festival letterario? E così ho pensato che per i 150 anni dalla nascita dello scrittore sarebbe stato bello organizzare un grande evento letterario.
Perché l’arte di Gor’kij è conosciuta a livello mondiale e possiede un significato mondiale.
Ritiene che nel Suo festival sia importante la partecipazione della letteratura europea e, in particolare, italiana?
Io non dividerei la letteratura in nazioni. Esistono scrittori russi, europei, americani e così via.
Ma la letteratura è spazio di esistenza della persona, che si riflette nell’anima oppure non si riflette affatto.
A proposito di scrittori stranieri – è molto importante la qualità della traduzione delle loro opere. Io, ad esempio, sono stato molto fortunato con la traduttrice newyorkese del mio libro. Ha rispecchiato in modo preciso e linguisticamente corretto la mentalità di un russo. È evidente che popoli diversi devono capirsi bene l’un l’altro, senza far pesare la differenza che esiste tra le mentalità di nazioni diverse. Riflettendo su un libro straniero che abbiamo letto, possiamo capire le ragioni dei punti di vista di uno straniero, e persino dei suoi sentimenti, delle sue emozioni e delle sue preferenze, legate a un’altra cultura e ad altre tradizioni. Credo che la pubblicazione di autori russi all’estero, e di autori stranieri in Russia, rappresenti la diplomazia dei popoli.
In passato, grazie ad associazioni come «Italia-URSS», in Unione Sovietica arrivarono famosi scrittori italiani, come Pasolini ed Eco, che si incontrarono con Evtušenlo, con un noto teorico come Šklovskij, e con altre personalità della cultura. Potrebbe essere possibile far rinascere questi legami culturali nell’ambito del Festival della letteratura Gor’kij, di Nižnyj Novgorod?
Certamente sì. Ma bisogna anche dire che in ogni progetto artistico esiste un piano finanziario. E, com’è noto, esistono diverse varianti nel finanziamento di un festival. Nell’anno corrente mi sono occupato in prima persona dell’organizzazione e del finanziamento del Primo festival a Nižnyj Novgorod. E devo sottolineare che si è registrato, da parte degli autori, un enorme desiderio di partecipare a questa festa del libro. Purtroppo, per il momento, le manifestazioni culturali vengono finanziate con budget basati sul principio dei fondi residui.
Ai nostri partecipanti è stato pagato il viaggio da Mosca a Nižnyj Novgorod, e le spese d’accoglienza, non lontano dal centro storico della città. Per loro è stato organizzato un ampio programma culturale. Gli autori che hanno partecipato al festival hanno ricevuto l’interesse della stampa, e di diversi media; hanno rilasciato interviste televisive diffuse a livello federale. E tutto questo è molto importante per gli autori stranieri. Nel 2018, dal momento che immaginiamo di ricevere dei fondi per il festival «Gor’kij», perché sarà dedicato ai 150 anni dalla nascita dello scrittore, potremo pagare viaggio e accoglienza ai partecipanti, e ci saranno degli interpreti che accompagneranno gli ospiti stranieri.
Per quanto riguarda la rinascita dei legami culturali tra Italia e Russia, sono sicuro che si debba iniziare già adesso, con pubblicazioni in rete e in riviste letterarie. Le pubblicazioni in riviste digitali russe aiuteranno ad attirare l’attenzione del pubblico verso i nomi di nuovi autori stranieri. Sarà con grande piacere che faremo conoscenza con la letteratura italiana contemporanea.
In conclusione, quale significato avrà l’invito di scrittori italiani contemporanei al Festival della letteratura Gor’kij nella prospettiva di futuri rapporti culturali tra intellettuali russi e italiani?
Il dialogo tra scrittori è sempre utile per lo sviluppo di rapporti legati all’arte, per il cambiamento di punti di vista, per la comprensione reciproca. Il Festival “Gor’kij” è nato anche con questo scopo – creare uno spazio per uno scambio libero e costruttivo tra letterati di paesi diversi. E non solo tra loro (e in questo è una delle particolarità del festival) – noi cerchiamo di organizzare il numero maggiore possibile d’incontri tra scrittori e comunità culturale. Soprattutto con i giovani e, in primo luogo, con gli studenti – perché saranno loro a definire il futuro del paese e della nazione. Incontri e discussioni con intellettuali italiani contemporanei non permetteranno solo di ricevere un’informazione adeguata sul processo letterario contemporaneo, ma daranno anche la possibilità di giudicare questioni sociali e umane cruciali nella nostra realtà. Gli incontri con gli scrittori permettono di fondare una collaborazione umana stabile e fertile tra i nostri paesi, nel presente e nel futuro.
(traduzione di Francesca Tuscano)

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L'autore

Francesca Tuscano
Francesca Tuscano
Francesca Tuscano è nata il 7 settembre 1964. Laureata in Lingua e letteratura russa e in Italianistica, addottorata in Letterature Comparate, si occupa soprattutto di storia dei rapporti tra cultura russa e cultura italiana, sui quali ha scritto diversi saggi. Ha tradotto dal russo testi di B. Akunin, R. Jakobson, Ju. Lotman, V. Chlebnikov, M. Kuzmin, A. Blok, A. Achmatova, N. Kaplan, e saggi di letteratura critica su Pasolini e Leonardo da Vinci (quasi tutti ancora inediti in italiano). Ha pubblicato una monografia sulla Russia nella poesia pasoliniana (La Russia nella poesia di Pasolini, Book Time 2010). Ha pubblicato le raccolte di poesie M.Y.T.O. (Era Nuova 2003), alla quale sono seguite La notte di Margot (Hebenon-Mimesis 2007), Gli stagni di Mosca (La Vita Felice 2012) e Thalassa (Hebenon-Mimesis 2015). Ha scritto anche libretti d’opera e testi teatrali (tra i quali Come si usano gli articoli, pubblicato in I diritti dei bambini, Rubbettino 2005). Nel 2016, per il Mittelfest di Cividale del Friuli, è stata messa in scena l’opera lirica Menocchio su suo libretto (musica di Renato Miani).