L’Indagine statistica sulle biblioteche pubbliche degli enti territoriali italiani, promossa dal Centro per il libro e la lettura del Mibac e dall’Associazione Italiana Biblioteche, con la supervisione dell’ISTAT e d’intesa con l’ANCI, è la prima ricerca sistematica realizzata in Italia sulle biblioteche di pubblica lettura – che sono in grandissima parte comunali – e sui servizi che queste strutture fondamentali per la crescita culturale e sociale del Paese forniscono ai cittadini.
Si tratta di uno strumento conoscitivo importante, di cui da più parti e da molti anni si lamentava la mancanza, che consente dunque di monitorare il sistema delle biblioteche dal punto di vista dei servizi offerti, con dati molto recenti (in questo caso relativi all’esercizio 2012) e complessivamente affidabili. Si fornisce così agli studiosi, agli operatori, ai cittadini e ai decisori politici un quadro definito su cui costruire riflessioni e ipotesi di intervento. Da questo punto di vista, è importante che il Cepell abbia deciso di replicare l’iniziativa anche per il 2013.
Per rendere concreta l’indagine, è stato elaborato un questionario articolato in 33 domande, finalizzate a rilevare: la consistenza, composizione e caratteristiche dell’utenza, il prestito librario e altri servizi offerti; il patrimonio e il livello degli acquisti; l’organizzazione di attività culturali ed eventi; l’utilizzo e la gestione dei mezzi di comunicazione.
Al questionario hanno risposto 3.854 biblioteche, che ragionevolmente dovrebbero essere la grande maggioranza delle strutture realmente attive e funzionanti.
Una prima analisi dei dati evidenzia in primo luogo delle notevoli disparità a livello territoriale, con il Nord che presenta una diffusione sul territorio e un livello dei servizi molto più alti del Sud, che in alcune aree pare in situazioni molto preoccupanti.
L’indagine segnala comunque che le biblioteche sono molto frequentate dai cittadini: il numero totale annuo di visite è stimabile in circa 54 milioni, con uno scarto, anche in questo caso, molto significativo tra le diverse zone del Paese.
Un dato assolutamente nuovo e finora mai calcolato riguarda le spese per acquisti, dove viene confermata una situazione di estrema difficoltà. Le biblioteche del campione hanno acquistato nel 2012 circa 2.300.000 libri (con enormi diversità geografiche: dai 1096 per biblioteca della Toscana agli 84 della Basilicata, per una media di 603). La spesa complessiva nazionale è stata nell’ordine di 30 milioni di euro che, già in calo rispetto al dato del 2011, si prevede in calo ulteriore (22%) nel 2013. Un dato molto negativo (e lontanissimo da quello degli altri paesi europei) se pensiamo che – come ci ricorda il presidente del Cepell Gian Arturo Ferrari – la spesa dei consumatori privati per l’acquisto di libri nello stesso anno è stata di circa 1,3 miliardi.
Nonostante i molti problemi, la quantità di servizi offerti non è irrilevante: sono più di 47 milioni i libri prestati in un anno dalle biblioteche del campione, e, pur con indubbie difficoltà, si registra un significativo impegno per fornire servizi adeguati alle nuove tecnologie e ad esigenze sempre più ampie dei cittadini.
L’indagine infine ha permesso di stimare il patrimonio librario totale, che ammonta a poco meno di 82 milioni di volumi, con la gran parte delle strutture interpellate che possiede tra i 10.000 e i 100.000 volumi.
Il quadro che emerge dai dati raccolti (completamente disponibili sul sito www.cepell.it) è di un sistema che, pur essendo la più diffusa e capillare infrastruttura culturale del Paese, risulta ancora ampiamente insufficiente rispetto alle domande dei cittadini, drammaticamente squilibrato sul piano territoriale e peraltro molto in difficoltà per l’effetto dei tagli ai bilanci comunali e delle riduzioni di personale (chi va in pensione non viene quasi mai sostituito), che in molti casi stanno mettendo in seria crisi anche le esperienze più avanzate.
Viene dunque rafforzata la necessità di un intervento urgente e appunto “sistemico” sulle biblioteche di pubblica lettura, che preveda importanti investimenti per le spese ordinarie di funzionamento, per il rafforzamento quantitativo e qualitativo del personale e per la riqualificazione delle strutture e dei servizi, che contempli anche la sperimentazione di forme di gestione innovative e dove possibile sussidiarie. Con il dovere di riservare una attenzione particolare al Sud, dove alcune aree appaiono in una situazione quasi di desertificazione culturale, che dovrebbe essere intollerabile in un paese civile.
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L'autore
- Vincenzo Santoro è nato ad Alessano (Le) il primo febbraio 1970. Nel corso dell’esperienza universitaria a Pisa, partecipa al movimento studentesco “La Pantera” e comincia un percorso di lavoro e approfondimento sui temi della rappresentanza studentesca e del diritto allo studio, che in seguito svilupperà collaborando alla fondazione del sindacato studentesco Unione degli Universitari (in cui farà parte del primo esecutivo nazionale, dal 1994 al 1997) e poi come collaboratore del Ministero dell’Università (dal 1998 al 2001). Eletto nel consiglio comunale del suo comune (Alessano, Lecce), svolgerà l’incarico di consigliere delegato alla cultura dal 1997 al 2000. Parallelamente, svilupperà un’attenzione ai temi delle culture e delle musiche tradizionali (con particolare riferimento alla sua terra di origine, il Salento), contribuendo a numerosi progetti culturali e realizzando diverse pubblicazioni, fra cui Il Ritmo meridiano. La pizzica e le identità danzanti del Salento (2002) e Il Salento Levantino. Memoria e racconto del tabacco a Tricase e in Terra d’Otranto ( 2005), insieme a Sergio Torsello, Il ritorno della taranta. Storia della rinascita della musica popolare salentina (2009), Odino nelle terre del rimorso. Eugenio Barba e l’Odin Teatret in Sardegna e Salento, 1973-1975 (2017), Rito e passione. Conversazioni intorno alla musica popolare salentina (2019), Il ballo della pizzica-pizzica, con Franca Tarantino, 2019). Altra pubblicazione importante da lui curata è Manifesto di Pace (2002) raccolta degli articoli scritti per il quotidiano il manifesto dal 1990 al 1992 da Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e esponente importante del movimento per la pace. Dal 2004 lavora presso l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, dove attualmente è responsabile del Dipartimento Cultura e Turismo. Nel 2015, con Antonella Agnoli, ha curato la pubblicazione di Un viaggio fra le biblioteche italiane, volume che riassume i risultati di una ricerca condotta in quaranta biblioteche “di base” distribuite su cinque province e una regione, per conto del Centro per il libro e la lettura del Mibact. Di recente (2021) per l'editore Itinerarti ha pubblicato il volume Il tarantismo mediterraneo. Una cartografia culturale e curato la raccolta di saggi Percorsi del tarantismo mediterraneo.
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