Ci sono degli oggetti che pur facendo parte della vita quotidiana sono anche entrati nel nostro immaginario. Prendiamo ad esempio il tavolo / la tavola. A chi non viene in mente la tavola dell’Ultima Cena, magari sotto forma di rappresentazione iconografica – una tra tutte il dipinto parietale di Leonardo da Vinci conservato a Milano nell’ex refettorio di Santa Maria delle Grazie -, o in alternativa la “Tavola rotonda” di Re Artù, ubicata nel castello di Camelot, la cui forma circolare rispondeva all’esigenza di considerare ogni cavaliere che ne faceva parte – re compreso – uguale a tutti gli altri. Venendo a tavoli più “reali” ve n’è uno, forse meno noto, che si lega a uno degli intellettuali più controversi del Novecento: Julius Evola (1898-1974).
Abbiamo chiesto a Carlo Fabrizio Carli, critico d’arte attivo sia sul terreno della creatività contemporanea sia su quello dell’arte e dell’architettura italiane della prima metà del Novecento, di parlarci di questo tavolo, che lui stesso custodisce a nome della Fondazione Evola.
Può innanzitutto descriverci il tavolo?
Il tavolo, in legno dipinto, misura all’incirca 80×80 centimetri ed è alto 50. Fu ideato e realizzato da Julius Evola nel quinquennio 1921 – 1925, nel pieno della sua attività dadaista, poco prima della brusca interruzione del suo impegno di artista d’avanguardia, che egli aveva esplicato tanto in campo pittorico, che poetico e teorico. Un impegno di tutto riguardo, se si pensa che oggi, grazie anche ai fitti rapporti internazionali (il carteggio con Tristan Tzara occupa da solo un piccolo volume), Evola è considerato il maggior esponente del Dada italiano.
Come si colloca questo tavolo nell’opera artistica di Evola?
Il tavolo, pezzo unico nella produzione evoliana, si presenta con forma “a tamburo”, a pianta quadrangolare e a spigoli stondati. Rastremate rispetto a questi, quattro gambe a setti ricurvi completano l’elementare struttura dell’oggetto. Questo nacque per arredare il cabaret Le Grotte dell’Augusteo; ma Evola doveva tenervi particolarmente, perché non volle mai separarsene, finché visse. È interamente verniciato ad olio, e il piano costituisce una vera e propria composizione pittorica, dedicata al tema – sempre molto caro all’artista, immerso in marcati interessi esoterici -, della trasformazione alchemica. Nella composizione si riconosce infatti l’atanor, ovvero il fornello alchemico, in cui l’oro nasce dal processo di cottura e di sublimazione della materia.
La composizione, dai colori vivacissimi,si struttura in forme geometriche elementari che attestano l’interesse di Evola per la ricerca dadaista di Hans Arp, risolta in un purismo geometrico. È altresì chiaro come il filosofo-artista non si preoccupi affatto della riproducibilità seriale, tipica del design novecentesco, ma intenda il tavolo come opera d’arte in sé conclusa.
Cosa rappresenta questo tavolo nella produzione artistica di Evola e quali sono i suoi rapporti con gli interessi esoterici di Evola?
L’interesse di Evola per l’arte decorativa comprende anche – e qui si esaurisce – in un piccolo vaso in terracotta smaltata, alto circa 20 centimetri, ancora affidato alla tematica della trasformazione alchemica e databile agli stessi anni del tavolo.
Per quanto riguarda gli interessi esoterici di Julius Evola, occorre tener presente che in lui, a differenza di quanto accadeva abitualmente, essi non si esaurirono al livello delle mere, e in fondo superficiali curiosità intellettuali, ma furono vissuti con forte partecipazione esistenziale, quali vie di realizzazione spirituale. A tutto ciò sottendeva una singolare prospettiva speculativa, che consisteva nell’innesto dell’Idealismo classico nella Magia: appunto l’Idealismo Magico.
Il tavolo è stato esposto fino a qualche settimana fa a Parigi presso il Musée d’Orsay. Sarà possibile vederlo anche qui in Italia?
Sì, il tavolo sarà visibile a Roma, nel Palazzo delle Esposizioni, nell’ambito della mostra “Arte decorativa in Italia 1900 – 1945”, aperta dal prossimo 15 ottobre al 17 gennaio 2015.
Quali sono le altre iniziative che sta promuovendo a nome della Fondazione Evola?
La Fondazione Evola sta preparando un volume destinato a raccogliere tutte le testimonianze (poesie, testi teorici, lettere, dipinti) dell’attività di Evola quale artista d’Avanguardia. Chi volesse segnalare documenti ritenuti inediti, è pregato di prendere contatto con me (sarò il curatore del volume) al seguente indirizzo di posta elettronica: carlofabrizio.carli@virgilio.it
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L'autore
- Carlo Pulsoni è il coordinatore di Insula europea (http://www.insulaeuropea.eu/carlo-pulsoni/).
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